The Dead Weather – Dodge and burn


Per chi non conoscesse il supergruppo che risponde al nome di The Dead Weather, è necessario partire da una semplice considerazione: non stiamo parlando di comuni mortali. Abbiamo a che fare con una band che rappresenta il side-project per alcuni musicisti di altissimo lignaggio, che si regge sul duopolio di Jack White e Alison Mosshart. Di Jack White è quasi superfluo parlare, è l’uomo che negli anni 2000 ha reinventato il garage rock miscelandolo col blues rock e segnando con The White Stripes un percorso che molti altri hanno poi calpestato, senza riuscire mai a raggiungere il loro livello. Con Alison Mosshart, affascinante metà del duo garage punk The Kills con il nome d’arte VV, ho intrapreso da anni una storia d’amore non ancora corrisposta, non riesco dunque ad essere del tutto obiettivo. Della carismatica cantante e chitarrista statunitense possiamo limitarci a dire che su disco graffia e sul palco ammalia, un miscuglio velenoso di voce, aspetto, schitarrate e movenze.

Lasciate suonare il garage rock a chi lo sa fare. Potrebbe essere il sottotitolo di “Dodge and burn”, terzo album dei The Dead Weather uscito nel 2015 per Third Man Records (ovviamente) a cinque anni di distanza dal precedente. Non è necessario innovare, non serve cambiare la formula quando quella che hai è perfettamente collaudata e funziona ancora a dovere. Anzi, la definizione dei ruoli è ancora più stringente: le tracce vocali sono per la gran parte appannaggio di Alison Mosshart, le sempre gradite apparizioni di Jack White come voce principale sono più limitate che in passato, ciascuno tiene la propria posizione e fa quello che deve al meglio delle proprie possibilità. Cioè da Dio.

“Dodge and burn” si sviluppa tutto d’un fiato, senza variazioni sul tema e senza pause o cambi di velocità. Si inizia a picchiare sulla batteria a partire dal minuto 00:12 della traccia di apertura ‘I feel love (every million miles)‘ e non si smette più. ‘Buzzkill(er)‘ è un pezzo ammaliante per effetto della voce calda e composta di Alison e della chitarra solista di Dean Fertita, uno che come lavoro principale suona con i Queens of the Stone Age. Lo stacco di ‘Three dollar hat‘ è morbido, tocca a Jack White parlare più che cantare su un riff rallentato, poi le due voci dei The Dead Weather decidono di alternarsi e sovrapporsi con ‘Rough detective‘, brano poco strutturato ma che corre parecchio.

Il lato B si apre in tutti i sensi con ‘Open up (that’s enough)‘. Uscito come singolo nel gennaio 2014, è un pezzo intriso di tutto quello che sono The Dead Weather, i vocalizzi al limite della forzatura di Alison Mosshart che si sviluppano tra intervalli silenziosi e un ritornello che cresce di volume e picchia come da tradizione. C’è spazio per gli artigli di Alison e la voglia di Jack di menare su qualsiasi strumento abbia a portata di mano con ‘Cop and go‘ e ‘Too bad‘, prima della romantica ballatona finale con cui ci si ricompone prima dei saluti. ‘The impossible winner‘ è un singolo fuori posto, avulso dal contesto, unica traccia che porta la firma Mosshart e basta, e si sente moltissimo. Prendiamolo come un omaggio sentimentale alla Regina, lo possiamo concedere.

Niente di troppo innovativo, ma nemmeno una virgola fuori posto in questo “Dodge and burn” dei The Dead Weather. Un album tutto d’un pezzo, un lavoro organico e in linea con i precedenti, garage rock di livello altissimo e che non riesce a stancare. Il mio giudizio è di parte, sono cresciuto con The White Stripes e adoro The Kills, quando annunciarono nel 2009 la nascita dei The Dead Weather ebbi un fremito ed è lo stesso che mi accompagna ogni volta che esce a sorpresa una canzone inedita o un disco. Ma l’appagamento, la soddisfazione e il senso di completezza che si avverte nell’ascoltare ogni loro album, beh, quella la considero un elemento oggettivo.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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