Mothers – When You Walk A Long Distance You Are Tired


Mothers sono una band di Athens, Georgia, formatasi nel 2013 e capitanata da Kristine Leschper, studentessa di arte con la musica nel sangue.

Dopo alcune esibizioni live nella propria città d’origine e dopo aver conquistato una buona fetta di pubblico grazie alla sua vocalità così particolare, la Leschper comprende la necessità di arricchire i propri brani definendo una maggiore resa sonora.
È così che le si affiancano in questo progetto Matthew Anderegg alla batteria, Drew Kirby alla chitarra e Patrick Morales al basso.

Il primo disco dei Mothers è uscito a febbraio per la Wichita Recordings ed è prodotto da Drew Vandenberg, colosso che in passato ha lavorato, tra i tanti, anche ai dischi dei più noti Of Montreal e Deerhunter.
Composto da un totale di otto brani, la maggior parte di essi è stata scritta da Kristine Leschper verso la fine del 2014.
È per questo che in alcuni pezzi la struttura sonora è scarna e composta solo da partiture scritte per mandolino e pianoforte: sono relative al periodo in cui la cantante si esibiva ancora come solista.
Anticipato dall’uscita di due singoli rilasciati ad ottobre e novembre 2015 (‘It hurts unitl it doesn’t‘ e ‘Too small for eyes‘), “When You Walk A Long Distance You Are Tired” è un tripudio di semplicità e talento.
Le chitarre folk si uniscono ad una timbrica vocale unica e penetrante, in grado di volteggiare sulle note dei brani evolvendosi in gorgheggi, cambi di tonalità e raggiungendo altezze spettacolari.
Un album intimo e delicato, che sfiora sonorità post e math rock rendendo un disco variegato ed intrigante, dall’ascolto immediato.
Le spirali ascendenti della voce si rendono interpreti di testi profondamente legati alla condizione umana: domande esistenziali sui rapporti tra le persone, riflessioni personali che al contempo possono essere universali ed abbracciare, di conseguenza, il pubblico.

Inizialmente, per qualche motivo, il titolo dell’album mi era sembrato un po’ impertinente: i Mothers sono appena agli inizi, come possono dichiarare di aver già effettuato un lungo percorso e di essere stanchi?
Ammetto che questo è il primo errore nel quale a volte si ricade: pensare ancora che i titoli dei dischi siano il riflesso della band stessa, e non di quello che in realtà ne raccontano all’interno.
Perché il lungo percorso intrapreso e la stanchezza che si prova sulle proprie spalle sono il fulcro della ricerca di Kristine Leschper.
Una ricerca che per quanto possa essere pesante e filosofica, ci fa sentire, nonostante tutto, maledettamente vivi.

 

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