La Colpa – Mentre Guardi alla Germania

Di solito quando mi trovo a recensire un lavoro di una band/artista, la prima cosa che faccio è mettere su il disco e ascoltarlo a “scatola chiusa”: per me è un’azione inevitabile che permette di crearmi una prima idea su quella band e collegarla a qualcosa che già conosco.
Dopo di che apro le cartelle stampa allegate e approfondisco la conoscenza estrapolando informazioni utili per la stesura, ma in ogni caso quell’idea rimane ferma lì come un caposaldo che mi accompagnerà fino in fondo.

In questo caso stiamo parlando de La Colpa, giovane rock band milanese che ha all’attivo un Ep (“Mutuo Perpetuo”, 2013) e un album più fresco, “Mentre Guardi alla Germania“, che è uscito lo scorso ottobre 2015 per l’etichetta INRI (per intendersi la label torinese che vanta nel suo roster artisti come Levante, Linea 77 e The Cyborgs, giusto per citarne alcuni).

Insomma, dopo aver premuto play sul loro ultimo lavoro alle primissime note non posso far altro che pensare all’assonanza tra i loro sound e quello de I Ministri e più che scorrono i minuti, più me ne convinco (tant’è che poi scopro che il primo EP del 2013 è stato in parte composto da Davide Autelitano, sarà un caso?).
Detto ciò vorrei mettere le mani avanti sostenendo che non è assolutamente una critica, né positiva né negativa, ma solo una costatazione soggettiva: niente di nuovo o quasi ormai può essere inventato, l’importante è fare propria un’esperienza, rielaborarla e cercare di trasmetterla nella maniera più personale possibile e secondo me La Colpa ce l’ha messa tutta per creare un disco super rock, profondo ed interessante.

Si parte con ‘Orfani della Poetica’ una traccia che non ti dà neanche il tempo di metterti a sedere e che già ti arriva addosso, piena di ritmo, con la batteria che pesta e le chitarre che tirano insieme a un energico basso. Questa forte sezione ritmica, ballabile ma decisa attraversa gran parte del disco diventandone elemento caratteristico, che tocca il suo culmine in brani come ‘A Meno di Noi’, ‘In Centro a New York’ e ‘La Bufala del Sentito Dire’.
A questi si alternano un paio di tracce più lente, simil-ballate che mantengono in ogni caso la matrice rock della band, ovvero ‘La cisterna’ e ‘Persi di Vista’. Filo conduttore e peculiarità di tutto il lavoro sono i testi intelligenti che, con una sottile ironia, puntano il dito contro alla futilità delle azioni dell’uomo moderno, perché alla fine «li serviremo ancora e non potranno fare a meno di noi». La Colpa, con una forte sciabolata, dipinge uno spaccato della nostra società e ci invita a ragionare, magari facendo tesoro del nostro passato.

Quello che mi colpisce, inoltre, è la facilità con cui i testi rimangono in testa, forse grazie al mix tra metrica, parole, ritmo e cori che si combinano nel modo giusto, al momento giusto, diventando così inevitabile non canticchiare almeno i ritornelli nella propria testa.

Mentre Guardi alla Germania” è un lavoro complessivamente interessante, che non inventa niente di nuovo, ma che risulta accattivante e non si basa su ripetuti cliché ormai ridondanti nel panorama della musica indipendente italiana.

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