Grimes – Art Angels

Una (ormai) icona del pop al femminile che si mostra tranquillamente con ascelle e gambe non depilate, dichiarando su Instagram che se fosse meno pigra e occupata una ceretta magari le scapperebbe pure – sottolineando quanto la figura della donna sia schiacciata dai canoni estetici («Shaving one’s legs is much too bothersome and they Photoshop it out if they don’t like it anyway») – è qualcosa che infrange l’immaginario collettivo, rimanendo ben lungi dall’orgoglio di scarsa igiene proveniente da Miley Cyrus.

Claire Boucher, in arte Grimes, ci tiene a questo suo essere imperfetta ma del resto assolutamente umana, una donna che non intende subire mercificazioni: «I’ll never be your dreamgirl», recita nella chiusura del suo ultimo album “Art Angels“, quarto disco della carriera per la canadese, uscito il 6 novembre 2015 per l’etichetta 4AD.
Una grafica di chiara ispirazione nipponica – che prelude a rimandi musicali K-pop – racchiude ben quattordici brani in grado di tenere testa all’ampiamente acclamato “Visions” (2012), forse addirittura superandolo per concept. Qui Claire si apre all’audience mettendo bene in vista ogni sua sfaccettatura e scindendosi in molteplici personalità, come ha recentemente spiegato in un’intervista a The Fader.

A livello musicale, “Art Angels” è per metà spudoratamente pop, farcita di sample e synth, e per l’altra più sperimentale, con un singolo di punta quale ‘Realiti‘, pubblicato lo scorso 8 marzo su YouTube come ringraziamento ai fan asiatici.
Nemmeno tra i pezzi dal forte invito al dancefloor figura uno spazio pensato per le canzoni d’amore: tutto gira intorno a un femminismo strafottente che culmina nella rabbiosa elettronica di ‘Kill V. Maim‘, come se Grimes volesse ribellarsi al music biz gestito dal testosterone.

California‘ è un gioiellino pop che si fissa con il suo chorus «California, I didn’t think you’d end up treating me so bad»,  mentre l’hip-hop entra in gioco con la rapper di Taiwan Aristophanes nella movimentata ‘SCREAM‘, una sorta di colonna sonora per una parata militare dal cromosoma XX, a cui segue la spensierata ‘Flesh Without Blood‘ dove tornano gli inserti orientaleggianti.
World Princess part II‘ porta alla mente immagini tratte da videogiochi, l’orecchiabile ‘Venus Fly‘ vanta la collaborazione dell’artista psych-soul statunitense Janelle Monáe la cui voce viene impreziosita dagli interventi vocali di Claire su un tappeto di R&B da ghetto – forse una rivisitazione di Gwen Stefani e le sue Harajuku Girls.

Art Angels” è canzoni che parlano alla pancia e nonostante questo hanno un meticoloso lavoro cerebrale alle spalle; è un disco che non si schioda di dosso e a suo modo ridefinisce i canoni della musica popolare, più di quanto qualsiasi lavoro firmato da Grimes sia mai riuscito a fare sino ad ora.
Claire Boucher è stata ambiziosa e così facendo ha finalmente trovato il suo spazio personale. Enfant prodige.

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