Dimartino e Cammarata – Un Mondo Raro

Quanto dista il Messico dalla Sicilia?

Meno di quanto si pensi, Fabrizio Cammarata e Dimartino sono qui a testimoniarlo con un disco ed un libro ispirati e dedicati alla vita e alle canzoni di Chavela Vargas.

Chavela Vargas, al secolo Isabel Vargas Lizano, è senz’altro una delle artiste latino americane più rilevanti del secolo passato, capace di allungare la sua ombra artistica anche sul nuovo millennio, come dimostra questo progetto musicale dei due cantautori siciliani.

“Un mondo raro” è il titolo di questo progetto che unisce musica e letteratura, ed è anche il titolo di una delle canzoni del disco. “Raro” in spagnolo non significa soltanto quello che siamo portati a pensare in italiano. Infatti nella canzone originale Chavela Vargas danzava su un doppio senso, indicando per raro un mondo atipico, come quello vissuto da poeti e pittori, un po’ come una grande e potente metafora della sua vita. Questa è solo una delle tante sfumature che si possono cogliere in questo lavoro.

In principio fu ‘La llorona‘, la vera scintilla d’amore che scattò in Fabrizio Cammarata, che inserì questa cover della Vargas nel suo Ep del 2016, “In your hands”. Da lì è partito per un viaggio non solo fisico ma anche musicale e culturale nel mondo e nell’immaginario di Chavela Vargas. Percorso che ha coinvolto anche Dimartino e che li ha portati a scrivere un romanzo pubblicato da La nave di Teseo ed a riarrangiare e tradurre dieci canzoni tra le più famose del repertorio di Chavela Vargas, dando loro nuova dimensione e portandole ad un pubblico diverso da quelle per cui erano state scritte senza per questo farle perdere di intensità e splendore.

Parte tutto con la canzone che dà il titolo all’intero progetto, in cui insieme ai cantautori palermitani ci sono le chitarre dei musicisti che hanno accompagnato Chavela Vargas per una vita.

Questo disco ha la peculiarità di essere costruito su un’idea che prescinde dalla sola musica, concetto che nel panorama discografico italiano, fatto di produzioni che cercano spesso di trovare subito una loro collocazione precisa, rappresenta una vera eccezione. Alcuni lo chiamerebbero concept album, capace di dialogare anche ad altri dischi. Abbiamo già citato l’Ep di Cammarata, ma a questo disco si può legare anche la canzone ‘Diego ed io’ inserita nell’ultimo album di Brunori Sas che nasce proprio dalla penna di Dimartino, a cui Dario Brunori ha chiesto di raccontare, essendoci stato in prima persona, le sensazioni che si provavano nella Casa Azul, dimora storica di Frida Kahlo e Diego Rivera – e quindi anche di Chavela Vargas, che fu legata alla pittrice messicana da una relazione che precorse i tempi dell’emancipazione femminile.

Se dovessi riassumere questo album con un aggettivo direi senz’altro: intenso. Come intense sono state le esistenze dei protagonisti delle storie che racconta, da Macorina, famosissima prostituta della Cuba pre rivoluzionaria, fino alla stessa Vargas, sciamana capace di stregare anche Pedro Almodovar che l’ha definita “la rude voce della tenerezza”.

Dimartino e Cammarata restituiscono il pathos di quest’artista e del suo mondo musicale, ad esempio nel bel mezzo di ‘Croce di addio‘ si può sentire la voce di Migeul Pena, chitarrista storico di Chavela, che dà indicazioni sul modo di suonare il brano. Perché non è bastato solo tradurre le canzoni in italiano, il lavoro principale di questo disco consiste proprio nell’essersi calati musicalmente in una dimensione altra, per ricreare e trasferire sul disco il mondo di Chavela Vargas e delle sue emozioni.

Verde Luna‘ forse è la canzone più conosciuta in Italia, dal momento che è entrato a far parte dei classici della musica latina guadagnandosi negli anni passati anche le cover di Mina e Nilla Pizzi.

I Macorinos accompagnano egregiamente anche in ‘Le Ombre‘, esempio perfetto della malinconia sudamericana che si fonde con quella siciliana, l’abbandono e le pene d’amore, che portano ad annegare nell’oscurità avvolti dalle ombre.

È senz’altro un’operazione coraggiosa quella di Antonio e Fabrizio, perché questo è un disco che ha bisogno di essere capito, richiede studio per poter comprendere ed apprezzare appieno i protagonisti. Per questo è difficile scindere il libro dal disco. Tutto questo lavoro è però alla fine ben ripagato. Perché vanno bene i dischi da mettere in sottofondo ma se la musica può lasciare qualcosa alla fine di una canzone allora è questo il disco da ascoltare.

Pietro Germi in un’intervista una volta definì i siciliani “due volte italiani”, perché veramente tragici e veramente comici, questa mancanza di mezze misure li avvicina incredibilmente all’animus sudamericano, specialmente a quello messicano.

Quindi quanto distano Palermo e Città Del Messico?

Alla fine del disco sembrano davvero sovrapporsi, per quel modo di vivere e cantare le gioie ed i dolori, ed in generale di interpretare la vita con la malinconia a fare da sottofondo. “Un Mondo Raro” è un disco prezioso, che richiede impegno, come tutte le cose degne di essere vissute.

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