Cecco e Cipo – Lo Gnomo e Lo Gnu


Spesso è proprio dietro alle cose apparentemente frivole che si nascondono in realtà concetti brillanti.
E con Cecco e Cipo, secondo me, è proprio così.

Il duo di Empoli è da poco uscito con il secondo disco, ‘Lo Gnomo e Lo Gnu‘: undici brani che parlano di quanto sono morbide le unghie dopo aver fatto una doccia e di quanto sia spesso il lardo che avvolge il monumento al grasso (che «col grasso ci friggo, col grasso ci mangio»).

Detta così, direte voi, sembra un disco inutile che parla di banalità senza troppo senso.
E invece no.
Non discuto le metafore usate (pressoché geniali) né la scelta stilistica, ma faccio un applauso ai due (giovanissimi), che grazie ad un approccio dinamico e scanzonato hanno saputo mettere in piedi un progetto solido e fresco.
Per certi versi sembra di essere difronte alla sornionità di Simone Cristicchi, a tratti invece ci si imbatte in parentesi che vanno a richiamare la canzone d’autore.
In altri passaggi, ancora, si sente tutta l’immediatezza di come può vivere il mondo un ragazzo di vent’anni.
Come da tradizione, come nel migliore dei dischi, anche qui c’è un brano lento e felice.
La ballade di Cecco e Cipo si intitola ‘‘ – o quanto meno, credo che questo dovesse essere fra tutti il pezzo più “romantico” dell’album.

L’intero lavoro è caratterizzato dalla sensibilità e dal mood narrativo dei due toscani, decisamente personale ed originale.
Piacciono, si lasciano ascoltare piacevolmente.
Forse perché non mostrano grandi pretese ma sanno dare, in compenso, grandi spunti per numerose riflessioni.

 

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