Bologna Violenta – Cortina

All’inizio era solo Nicola Manzan.
Dal 2015 il progetto Bologna Violenta ha visto aggiungersi al violino, alla chitarra e all’estro del membro fondatore anche la batteria di Alessandro Vagnoni.
I due, messi insieme, vantano un numero sterminato di collaborazioni, e la loro diversa estrazione ha contribuito a creare un insieme di sonorità ancora più ruvido.

A un anno di distanza dall’album “Discordia”, prima produzione di Bologna Violenta in versione duo, è uscito il 20 ottobre un nuovo EP per l’etichetta indipendente Dischi Bervisti.
La copertina di “Cortina” è già di per sé un programma: una foto in bianco e nero del Trampolino Italia di Cortina d’Ampezzo, a rappresentare uno sguardo al passato e al tempo stesso un segnale di vertigine, due elementi che anche all’ascolto risulteranno ricorrenti nello svolgimento del tema proposto.

“Cortina”, che oltre al formato digitale è distribuito su cassetta in edizione limitata di sole 100 copie, si sviluppa in una manciata di minuti attraverso dieci tracce, senza soluzione di continuità, dalla durata praticamente nulla: un format che non è affatto nuovo per Bologna Violenta e che mantiene l’effetto straniante delle prime volte.
I dieci brani che vanno da ‘Criptomelodia I‘ a ‘Criptomelodia X‘ nascono dal passato, dalla musica progressiva di qualche decennio fa, che viene presa senza nostalgia, spogliata di tutto, ridotta ai minimi termini per batteria e violino, riassunta in un solo fotogramma per ciascun pezzo.
Ascoltare “Cortina” di Bologna Violenta è come passare in rassegna una brevissima raccolta di diapositive in bianco e nero, soffermandoci solo sugli elementi essenziali senza avere modo di metabolizzare a sufficienza il tutto.

Si fa prima ad ascoltare i brani di “Cortina” che a descriverli, volendo comunque citare i passaggi che destano maggiore attenzione e riflessione abbiamo i grandi picchi ordinati di ‘Criptomelodia II‘, il crescendo in progressione di ‘Criptomelodia IV‘ e il finale thrilling di ‘Criptomelodia X‘.
Questo EP è un esperimento sopra le righe, come da tradizione di Bologna Violenta, e si sviluppa tanto velocemente da lasciare l’ascoltatore con un sacco di domande senza risposta.
Una provocazione sonora, graffiante nei suoni ma meno voluminosa dei lavori precedenti, un disco scomodo da masticare ma sorprendentemente semplice da digerire.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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