Primo Maggio Roma 2016: tre domande alla Bandabardò

Agli artisti incontrati nel backstage del Concertone di Piazza San Giovanni a Roma abbiamo posto le stesse domande: una scelta motivata dalla voglia di conoscere i diversi punti di vista sui temi del lavoro, l’Italia di oggi e i giovani che sognano una carriera in campo artistico.

L’apertura del Primo Maggio di Roma 2016 non poteva essere affidata a gruppo migliore: è stata infatti la Bandabardò, capitanata come sempre da un carismatico Erriquez, ad inaugurare la giornata.
La loro esibizione è stata introdotta da un ricordo in memoria di Giulio Regeni da parte di Luca Barbarossa, che ha letto un messaggio dei genitori del giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto «Giulio Regeni vive in ognuno di noi per chiedere giustizia e verità».
Erriquez e soci si sono poi concentrati sul tema delle nuove forme di energia, più rispettose verso l’ambiente e viste come un settore che porterebbe giovamento non solo al pianeta bensì a tutta l’economia del Paese, con la creazione di nuovi posti per combattere la disoccupazione.
E a sostegno di questo pensiero hanno invitato sul palco dei ragazzi di Lucca, che con materiali di scarto riciclati hanno costruito alcuni strumenti, con i quali si sono esibiti sul palco dinanzi al pubblico del pomeriggio.

Che valore ha, oggi, la festa del Primo Maggio?

Questa è comunque una festa dei lavoratori, e per lavoratori si intende anche chi non ha lavoro e soprattutto chi ha smesso di cercare lavoro.
Conosco tanti ragazzi che hanno perso la fiducia in modo tale che dopo averti chiesto come ti chiami ti chiedono subito che lavoro fai: se non hai lavoro non sei interessante.
Credo sia necessario ristrutturare tutto l’apparato economico del nostro paese così come hanno fatto negli Stati Uniti, dove ci sono migliaia di assunti in più nell’industria del riciclo che non nell’industria dell’auto.

Come dovrebbero reagire i giovani d’oggi in una situazione di precarietà in cui lo Stato, per primo, non li tutela nel lavoro?

Il consiglio è quello di trovare gioia nel non fare quello che vorrebbero noi si facesse.
Io ad esempio non compro più nulla che sia pubblicizzato in tv e cerco di consumare tutto a chilometro zero.
Nel riciclo poi, come ci insegnano i ragazzi di Lucca che hanno confezionato anche strumenti musicali con materiali di recupero, si può trovare un modo per esercitare il proprio ingegno divertendosi e facendone un vero lavoro..

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Un pensiero per gli artisti emergenti: come cercare di creare una propria identità e distinguersi dalla massa?

Ci sono due strade: la prima è quella del tutto subito, che si percorre spesso in tv grazie ai talent show.
Oppure fai come la Bandabardò, interpreti la vita del musicista come un lavoro che dura trent’anni e poi andrai in pensione.
Per cui bisogna aver pazienza, bisogna far la gavetta ed avere un’identità; bisogna che tu faccia sentire tre secondi la tua musica e subito ti riconoscano, nel bene e nel male. Bisogna andare sul palco non a fare gli attori bellocci che mostrano il loro profilo migliore, ma è necessario essere veri e cantare ciò che si ha sulla pelle.
E quando ottieni questo succede che dieci, cento, mille persone dicano «questo è un figo, magari gli compro il disco, oppure lo masterizzo».
Puntate molto sui live perché non è vero che in Italia non c’è modo di suonare e farsi sentire e vedere senza passare per le televisioni o produttori che snaturano l’artista. Liberi, liberi di trovarvi un nome e un cognome, un’identità e un perché andate sul palco.
Quelli che si vogliono solo divertire possono farlo, ma lasciassero il posto a chi vuol fare le cose sul serio.


Ph. © Andrea Fiaschetti

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