Dietro le quinte di un festival: intervista a #Scenasonica

Il prossimo 30, 31 luglio ed il 1 agosto ad Azzano Decimo (provincia di Pordenone) prenderà vita la ‘Fiera della Musica‘, festival musicale che da diversi anni porta sul palco artisti noti della scena nazionale ed internazionale.
Quest’anno c’è stato un cambio gestionale nell’organizzazione del festival, la cui direzione artistica è stata affidata al team di #Scenasonica.
Abbiamo incontrato uno dei direttori artistici del festival.

La rassegna #Scenasonica e poi l’eredità del Festival ‘Fiera della Musica’: ci raccontate cosa state facendo qui a Pordenone?

La verità è che quello che stiamo facendo qui ha innescato un meccanismo virtuoso, ed il festival che stiamo organizzando in qualche modo deriva da ciò che si è generato attravero le due stagioni di #Scenasonica.
La direzione artistica di ‘Fiera della Musica’ è figlia di questo lavoro, e personalmente è un risultato che mi inorgoglisce.

Puoi raccontarci l’evoluzione che c’è stata?

Sono passati soli due anni da quando è iniziato tutto.
La cosa positiva è che si è verificato un passaggio di mano, un cambio di direzione: da una gestione più tradizionale di ciò che normalmente è un festival, a un qualcosa di più vicino alla filosofia di #​Scenasonica.​

Quali sono quindi le scelte chiave per la vostra ‘Fiera della Musica’?

Per Azzano Decimo abbiamo fatto proprio questo, facendo anche uno sforzo notevole dal punto di vista economico, andando a cercare dei gruppi validi in quelle
correnti musicali (non necessariamente di nicchia) come lo shoegaze e l’alternative rock.
Così porteremo gli S​lowdive,​una band simbolo di questo genere assieme alla più recente formazione delle S​avages t​utta al femminile.
Un altro aspetto che ha origine a #​Scenasonica​ è quello di affiancare più band con storie differenti, senza che questo crei conflitti o corto circuiti nell’arco della serata, offrire sonorità vicine e coerenti pur con le loro diversità, forse è la cosa più difficile e rischiosa da fare, ma siamo certi che il pubblico saprà apprezzare.

Cosa significa per voi organizzare un festival?

Ci piace pensare che la nostra azione, contribuisca almeno un po’ ad “educare i palati”. Cerchiamo di fare quello che accade ad esempio con alcuni teatri: è un percorso lungo, ma che porta dei risultati più soddisfacenti, dopo alcuni concerti a cui ho assistito da noi a #​Scenasonica​ é come se mi fossi ossigenato il cervello, avevo le rotelle che giravano in modo più vivace, sarebbe bello se un festival servisse anche a questo, e soprattutto servisse a far capire quanta gente c’è in giro per il mondo che fa musica eccezionale e che non trova spazio perchè vengono proposti sempre gli stessi.

A volte però bisogna anche fare i conti…

Questa è una nota dolente, perché ci rendiamo conto delle difficoltà che molte nuove proposte hanno nel costruire il loro percorso artistico, soprattutto di carattere economico, eppure ascoltandoli dal vivo ci rende conto di quanto siano bravi… ecco, questa cosa qua chiede vendetta. E qui spendo un elogio al nostro direttore artistico Giuseppe Miceli della S​olid Bond Agency​ che costantemente fa questo tipo di ricerca, andando veramente a scovare dei talenti in giro per il mondo. Sarebbe bello se nascesse un circuito tra le varie realtà simili a #Scenasonica ​dove poter far circolare queste idee, proponendo anche gruppi sperimentali o d’avanguardia.
Poco tempo fa mentre ero in viaggio in macchina mi sono imbattuto in una frase del mitico Dj della BBC Radio, John Peel, ovvero «Non dobbiamo dare alla gente ciò che vuole, ma quello che ancora non sa di volere».
​Questa mi ha fatto riflettere e venire in mente serate in cui abbiamo portato: Exit Calm (Uk), The Belle Game (Can), Cult of Youth (Usa).
Gruppi incredibili, musicisti eccezionali eppure poco noti, almeno in Italia.
Allora mi chiedo, se di queste realtà ne è pieno il mondo perchè non si organizzano dei festival dove queste persone possano esprimersi?
E’ evidente che i gusti musicali troppo facilmente vengono orientati da altre parti con la complicità di tutti ovviamente.

In che modo cercherete di attuare queste idee, come percepisci i cambiamenti?

Noi cercheremo di farlo proponendo gruppi come New Candys, In Zaire,​ musicisti davvero eccellenti che hanno bisogno di essere conosciuti e che magari l’anno prossimo non faranno più l’apertura nei festival ma saranno i gruppi intermedi.
C’è un enorme differenza tra l’organizzazione di una stagione annuale come #Scenasonica​ e quella di un festival come ‘Fiera della Musica‘.​ Portare delle band ogni settimana che abbiano un livello qualitativo equivalente è assai difficile, soprattutto cercando di offrire generi musicali apparentemente così differenti come l’elettronica o l’alternative rock.
Eppure qualcosa sta cambiando qui a Pordenone: sempre più gruppi stranieri inseriscono la nostra città (che fa solo 50.000 abitanti) nel loro tour, spesso anche come unica data italiana.
Speriamo che qualcuno anche nelle amministrazioni locali si accorga di questo straordinario potenziale del nostro territorio e decida di investire maggiormente in servizi alla cultura, ma questa sappiamo che è un’altra storia.

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