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YĪN YĪN, funky orientale

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Il Circolo Magnolia di Segrate (Milano) ospita spesso band internazionali appartenenti a scene particolari, che difficilmente trovano spazio in venue o in contesti più mainstream.
Questa serata, organizzata da Django Music, ci porta gli YĪN YĪN, band olandese pronta a farci conoscere il suo mix unico di funk, disco, psichedelia e tradizioni del sud-est asiatico.
Li avevamo già potuti apprezzare al MiAmi Festival nella medesima location ma, stavolta, la serata è tutta per loro grazie al tour promozionale del loro nuovo album “Mount Matsu”.

La sala del Magnolia è strapiena e il ritardo accumulato non scoraggia nessuno; tutti attendono a luci spente la comparsa sul palco degli olandesi.
Per chi non conoscesse la band, la potremmo localizzare su una immaginaria isola tropicale tra l’Olanda e il sud est asiatico.
Infatti da sempre questo quartetto composto da batteria, basso, chitarra e sintetizzatori propone una forma di vintage funk con tinte shoegaze, completamente influenzato dalla cultura musicale asiatica, in una mistura di sonorità effettivamente unica.

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YĪN YĪN

Inizio concerto ci troviamo subito all’interno di un vortice fatto di groove e psichedelia, c’è abbastanza calma e non si spinge ancora sull’acceleratore.
Al procedere della setlist, i brano sono per lo più strumentali, con pochi inserti vocali trasognanti o con vocoder.
Momenti più atmosferici e riflessivi si alternano a sonorità più western e addirittura “tarantiniane”, al contempo il tutto è permeato da orientalismi e pentatoniche che creano un ponte tra il selvaggio west statunitense e la Cina.
È difficile stare fermi tra i beat di Kees Berkers e le linee di basso di Remy Scheren.
Lo show luci non è particolarmente elaborato ma comunque valorizza la presenza sul palco della band e la loro fisicità.
Tra momenti solisti del chitarrista Erik Bandt e assurdi suoni spaziali del tastierista Robbert Verwijlen, la sala piena balla come un’unica istanza corporea, unita dalla vibe proveniente dall’impianto e dal palco.
Nonostante lo sperimentalismo sonoro, la proposta dei quattro da Maastricht risulta orecchiabile e leggera e contrariamente a qualche aspettativa il massiccio uso di effetti ed elettronica non perde minimamente dal vivo, anzi la resa è assolutamente fedele agli ascolti degli album, con quella marcia in più data da una certa componente “lo-fi” che ascoltiamo.
Anche se c’è una certa somiglianza tra i vari brani che compongono la setlist, alcuni must della loro discografia non mancano: ‘The Year Of The Rabbit‘, ‘The Rabbit That Hunts Tigers‘, ‘Tokyo Disko‘.
Tutto comunque procede in un modo quasi mixato, con poche interruzioni e a tratti costanti rimando a brani precedenti.
Parliamoci chiaramente, non ci troviamo davanti ad un’esibizione eccezionalmente dinamica o ad una proposta destinata a rivoluzionare la musica contemporanea, nonostante questo non è necessario essere degli hipster aggiornati sugli ultimi trend per apprezzare a pieno tutto quello che gli YĪN YĪN hanno da offrire.
Certamente una band da rivedere ogni volta che si ha voglia di un’esperienza di “sperimentazione & chill”.

Milano, 29 febbraio 2024

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© Federica Borroni