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Vasco Rossi, le foto di Napoli

Vasco trasforma il Maradona in un coro unico

Presenze da record per il live del Blasco a Napoli

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di Giancarlo Losco
18 Giugno 2025
Vasco Rossi

Napoli, 17 Giugno 2025

Ieri sera lo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli è stato invaso da 47.500 spettatori per la seconda serata del Vasco Live 2025. Vasco Rossi ha aperto il concerto – che ha avuto inizio esattamente alle 20:45 – con Vita spericolata, e ha chiuso con Albachiara, regalando al pubblico quasi due ore e mezza di musica.

Il Vasco Live 2025 ha toccato sette stadi in tutta Italia, compresi i doppi appuntamenti di Torino, Firenze, Bologna, Messina, Roma e – appunto – Napoli . La produzione ha predisposto una macchina imponente: 65 tir, 350 persone di staff itinerante e circa 1.000 addetti locali per tappa. A Napoli, il bis del 17 giugno ha registrato ancora una volta il tutto esaurito e confermato il legame profondo tra Vasco e il pubblico italiano.

Vasco ha puntato su un repertorio costruito con cura: quaranta anni di carriera condensati in una scaletta fitta di hit e pezzi meno scontati. Ha proposto brani rock e riflessivi, con nuove sonorità affiancate a canzoni che hanno scritto pagine fondamentali della musica italiana. Le generazioni sotto il palco hanno dimostrato di trovare un punto di incontro: con la stessa facilità hanno accompagnato Vasco nell’esecuzione di Rewind e nei momenti più intimi, come Senza parole. Così, ragazzi e veterani si sono ritrovati a cantare in coro, senza distinzione di età.

Notte in tenda: una testimonianza di dedizione

La notte tra il 16 e il 17 giugno, le aree intorno al Maradona si sono animate di tende, sacchi a pelo e torce. C’erano giovani venuti da lontano che avevano scelto di dormire all’aperto pur di assicurarsi un posto vicino al palco. Qualcuno ha raccontato che stare fuori ha significato «vivere un’esperienza prima ancora di entrare», come se si fosse già partecipi di qualcosa di speciale. Quando i cancelli si sono aperti alle 16:00, in tanti hanno stretto tra le mani la loro luna di carta – il biglietto – con un misto di stanchezza e attesa. La mattina è trascorsa in chiacchiere e adrenalina.

Momenti salienti: musica, emozione e politica

Durante la serata, Vasco ha dedicato un tributo a Pino Daniele poco prima dell’ultimo brano a chiusura concerto, introducendo Je so pazzo con parole che facevano emergere rispetto e nostalgia per un artista che, ha detto, avrebbe voluto scrivere quella canzone. L’omaggio è risultato intenso, e l’intero stadio ha intonato il brano in coro, suggellando un legame affettivo tra Vasco e la città.

In un altro passaggio della serata, durante Mi si escludeva, Vasco ha rimarcato l’attualità di un tema sempre urgente:

«Questa canzone ha trent’anni, ma sembra che parli di oggi»

E con Gli spari sopra, ha puntato il dito contro chi, secondo lui, “governa male il mondo”: un attimo di rottura nel ritmo, capace di incidere nelle coscienze.

Non è mancato un ringraziamento plateale al Napoli calcio, fresco campione d’Italia. Vasco ha riconosciuto l’energia della città e ha ammesso che «a Napoli canta che potrei non farlo, ma canto volentieri insieme a voi», dettaglio ripreso anche nel suo Instagram .

La scaletta: un racconto musicale senza pause

Ieri la scaletta ha rispettato fedelmente quella delle serate precedenti, con l’aggiunta di Se ti potessi dire tra Sally e Siamo solo noi. Vasco si è mosso lungo un percorso narrativo, alternando pezzi energici a momenti più pacati. Tutto è stato calibrato come in un live studiato al millimetro: luci, scenografie, coreografie visive. Sky TG24 ha raccontato di un palco imponente – 86 metri di larghezza – e di lingue di fuoco alte dieci metri che hanno scandito i passaggi delle canzoni.

Perché Vasco ha ancora forza di aggregare

Vasco ha parlato alle piazze nominando le parole che la gente sente: libertà, ingiustizia, passione, allegria. Secondo, ha costruito una serata, un racconto musicale: l’apertura con Vita spericolata, l’antologia rock, l’interludio elettronico moderno, la chiusura in crescendo. Terzo, ha inanellato momenti collettivi: il coro su Je so pazzo, l’abbraccio allo scudetto napoletano, il coinvolgimento nei testi di denuncia. Queste scelte hanno creato un ponte tra passato e presente, unendo chi era cresciuto con Vasco e chi ha scoperto la sua musica solo negli ultimi anni.

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