Romina Falconi a Bologna, storie d’amore e disamore nei giardini d’estate
Romina Falconi ha aperto il suo "Rottincuore Tour 2025", tra confessioni pop e ironia malinconica sotto gli alberi del BOtanique Festival.
La cantautrice romana ha portato sul palco del BOtanique i brani dal suo ultimo album ed un dialogo intimo con il pubblico.

di Bruno Acquaro 26 Giugno 2025

25 Giugno 2025
L’estate musicale del BOtanique Festival continua con il live di Romina Falconi, cantautrice romana ormai presenza costante del circuito indipendente italiano. Sul palco dei Giardini Filippo Re, all’ombra degli alberi e sotto un cielo che non prometteva tregua dall’afa, è partito ufficialmente il Rottincuore Tour, legato al suo ultimo album, uscito da poche settimane e già accompagnato da un docufilm omonimo.
L’inizio del tour, il tono della serata
Il pubblico è arrivato senza fretta, in quel clima da prima data di tour che ha il sapore di attesa e prove generali. Non c’è ansia, non c’è assalto: solo curiosità e affetto. Romina Falconi ha iniziato con i toni giusti: energia contenuta, qualche parola per rompere il ghiaccio, e il desiderio evidente di raccontare – con voce, presenza e ironia – il proprio mondo narrativo.
In questo senso, la partenza bolognese ha fatto da cornice ideale: una città che ascolta, che sa leggere tra le righe, e che è capace di accogliere anche quei concerti che non gridano, ma parlano piano.
“Rottincuore”: un diario in musica
Il cuore del live è stato ovviamente l’ultimo disco: Rottincuore. Un lavoro autobiografico, pensato come diario emotivo e politico, che mescola sarcasmo, dolore, resilienza queer e ricordi di provincia. Canzoni accolte con attenzione e partecipazione, tra chi si divertiva, chi si ritrovava, e chi semplicemente si lasciava portare dal racconto.
Un pregio di Romina Falconi, sul palco, oltre la potenza vocale o l’impatto scenico, è la capacità di entrare in empatia, giocando con il pubblico e mantenendo un tono autoironico anche nei passaggi più drammatici.
Ad accompagnarla, la band “i Disumani”: Nick Savinelli (chitarra e tastiere), Nello Savinelli (batteria) e Fil Colombari (basso). Si sono mossi con compattezza e mestiere, sostenendo ogni brano senza appesantirlo.
I suoni elettronici si sono alternati a momenti più intimi, con un equilibrio riuscito tra pop, ballate e ironia teatrale. In un’ora abbondante di concerto, la scaletta ha visto l’alternarsi di canzoni più recenti con alcuni brani noti del suo repertorio.
Il contesto e la presenza
Non c’era scenografia, non c’erano effetti speciali. Solo Romina, la band e le sue storie. Ma questo ha funzionato. Perché nel contesto di un festival estivo come il BOtanique, in uno spazio raccolto, con un pubblico seduto o in piedi tra gli alberi, non serve spettacolarizzare. Basta sapere cosa si vuole dire.
Romina Falconi sa chi è, sa da dove viene, e ha imparato a costruirsi un linguaggio che la rappresenta. In questo senso, la serata di Bologna è stata fedele al suo percorso: un pop indipendente, fatto di parole scelte, di racconti crudi ma non banali, e di un modo di stare in scena che non imita nessuno.
Non una diva, ma una narratrice
Durante il concerto Romina Falconi ha scherzato, ha letto ad alta voce un biglietto ricevuto da un fan, ha raccontato episodi del passato con leggerezza. Non ha mai cercato l’effetto wow, ma ha lavorato sul filo sottile che unisce chi ascolta a chi racconta. È rimasta umana, riconoscibile, anche quando ha affrontato temi difficili – il bullismo, le maschere sociali, il sesso, la fede.
È un live che non colpisce per grandezza ma che resta per onestà.