I Hate My Village, le foto del concerto a Ranica (BG)
I Hate My Village al Druso, un rituale sonoro tra tribalismo e psichedelia
La band italiana incanta Bergamo con un live magnetico e viscerale, tra ritmi ancestrali e sperimentazione sonora
Ranica (BG), 20 Dicembre 2024
Il palco del Druso si è trasformato in un terreno fertile per un’esperienza musicale fuori dagli schemi grazie agli I Hate My Village. La band ha saputo costruire un rituale sonoro che ha avvolto il pubblico fin dalle prime note.
La sala gremita del Druso è stata testimone di un live che ha saputo mescolare sapientemente tribalismo sonoro, psichedelia lisergica e rock contaminato da influenze world music. Il concerto si è aperto con un crescendo ipnotico, dove le chitarre di Viterbini hanno disegnato paesaggi desertici, mentre la batteria di Gabrielli picchiava con precisione chirurgica, intrecciandosi con linee di basso pulsanti e sintetizzatori visionari.
Ogni brano ha trasportato i presenti in un territorio di confine tra l’Africa subsahariana e il rock più sperimentale. La potenza ritmica di pezzi come ‘Tony Hawk of Ghana’ ha fatto muovere anche i più restii, mentre le atmosfere rarefatte di ‘Fame’ hanno offerto momenti di pura sospensione emotiva.
La complicità tra i musicisti è stata palpabile: sguardi, sorrisi e dialoghi sonori hanno reso ogni brano un evento a sé stante. Le improvvisazioni hanno ampliato le versioni originali delle tracce e la voce di Fasolo è sembrata quasi uno strumento aggiuntivo. Ha di fatto guidato il pubblico in un’ipnosi collettiva, con linee vocali evocative che si sono adagiate su tappeti sonori densi e stratificati.
Il pubblico del Druso ha risposto con entusiasmo, lasciandosi trascinare in un rituale fatto di groove, distorsioni e vibrazioni viscerali. Gli applausi finali hanno suggellato una serata che è andata oltre il semplice concerto: un’immersione totale che ha lasciato il segno.
Gli I Hate My Village sono, senza dubbio, una delle realtà più audaci e originali della scena musicale italiana. A loro il pregio di trasformare ogni esibizione in un’esperienza totalizzante. Un live che non è stato solo musica ma una celebrazione del potere catartico del suono.