Gold Panda, Monk Club – Roma, 12/11/2016

Come modi di fare, resta sempre una persona di rara eleganza e tranquillità, quasi timido. Distante anni luce dagli stereotipi dell’artista di successo, tutto viaggi, mondanità e bella vita. Eppure Gold Panda è un artista di successo, un successo sempre più vasto, cresciuto gradualmente, col passaparola, dopo gli esordi con la traccia “Quitter’s Raga” (2009) e soprattutto dopo “Lucky Shiner”, anno 2010: un album nato come un’uscita fra tante per la comunque ottima e rispettata Ghostly Record e diventato invece sempre di più, mese dopo mese, live dopo live, uno dei più importanti e folgoranti debutti nell’ultimo decennio nel campo della musica elettronica, grazie anche alla magia di un singolo come ‘You‘.
L’arte di Gold Panda è sfaccettata, complessa, piena di sfumature ed emozioni.
Sa prendere al cuore come poche altre, ed è una caratteristica ancora più preziosa considerando che si tratta comunque di musica generata digitalmente, su stilemi votati al dancefloor: solo che in essa si insinuano suoni evocativi, melodie preziose, armonie malinconiche, si insunuano architetture ritmiche sempre sottilmente oblique, avvolgenti, ed è lì che sta la differenza.
Una differenza sviluppata ulteriormente nel successivo “Half Of Where You Live” (2013) e che con “Good Luck And Do Your Best” (uscito a fine maggio 2016) trova una specie di quadratura perfetta.

iIn apertura i Civil Civic,  un duo elettronico post/punk australiano formato nel 2009 da Aaron Cupples (chitarra e synth) e Benjamin Green (basso e synth).
Il loro sound è stato influenzato da band come Gang of Four, My Bloody Valentine, The Cure, Sonic Youth. I loro live show vengono descritti come un mix perfetto di electro pop sincronizzato e space-noise, con una presenza sul palco estrema e suggestiva.

Gold Panda