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Tribulation, la svolta goth di ‘Sub Rosa In Aeternum’

Tribulation: dal death metal al goth rock, la nuova via della band svedese

In apertura, la bella sorpresa dei Livgone con il loro affascinante ambient-doom

Milano, 28 febbraio 2025

Confesso di non essere un grandissimo fan dei TRIBULATION. Preferisco di gran lunga la deriva intimista su cui si muove la carriera solista del loro ex-chitarrista Jonathan Hultén. Protagonista di due album deliziosi come “Chants From Another Place” (2020) e soprattutto il recentissimo “Eyes Of The Living Night”. Atmosfere a cavallo tra Nick Drake e John Martyn, intrise di quella malinconia di stampo svedese che dona al tutto un fascino discreto ma irresistibile.

La fuoriuscita di Hultén deve aver catalizzato le velleità gothic dei Tribulation che, se nei precedenti album erano solo accennate, nella loro ultimissima release ‘Sub Rosa In Aeternum’ prendono decisamente il sopravvento. Il baricentro sonoro si sposta su territori più consoni ai Sisters Of Mercy e ai 69 Eyes che non al death metal più tradizionale. Per quanto derivativo, questo nuovo album dei Tribulation mi ha incuriosito ed affascinato – quindi, quale occasione migliore di un live per saggiare questa nuova linea creativa sposata dal quartetto svedese.

Il tour in supporto a ‘Sub Rosa In Aeternum’ tocca questa sera Milano e vede i TRIBULATION esibirsi sul palco del LEGEND CLUB di Viale Enrico Fermi.

Prima di loro però tocca al gruppo spalla; qui aprirei una parentesi. I gruppi spalla sono croce e delizia degli assidui frequentatori di concerti. Ti può capitare davvero di tutto; dal gruppo scrauso che mette piede per la prima volta sul palco, ad illustri sconosciuti che sarebbe bene rimanessero tali, ottimi per esplorare il bar del locale. Se sei fortunato, incappi nell’occasione di vedere quella band di cui hai sempre sentito parlare ma che non saresti mai andato a vedere se avesse suonato da headliner. Se sei fortunatissimo, peschi il jolly e dopo i canonici 40 minuti del support slot ti ritrovi fan di una band che non avevi mai sentito prima.

Questa sera con i LIVGONE il sottoscritto ha pescato il jolly. Terzetto multinazionale basato a Tolosa, capitanato dalla cantante e tastierista francese Elise Aranguren, dal batterista svedese Emil Svensson (che diventa E.Forcas, quando suona nei WATAIN) e dal chitarrista polacco Michal Kielbasa. In sede live si completano con Marius Gerin al basso e con un Charles E.A. Hedger alla seconda chitarra. Si vociferava della presenza sul palco di una terza chitarra, quella del nostro Matteo Bassoli (presente in sala), evenienza che purtroppo non si è concretizzata in questa data milanese.

La band ha all’attivo un album d’esordio, “Almost There”, rilasciato lo scorso anno dalla Svart Records, che è un fortissimo accredito qualitativo. Questa sera l’hanno suonato quasi per intero, catturando immediatamente l’attenzione del, purtroppo, poco pubblico presente nel Club. Il sound della band posa le sue radici nel black metal, ma si sviluppa su sonorità che incorporano elementi doom, shoegaze, ambient e avantgarde. Ad essi si aggiungono elementi di psichedelia e forti richiami a band come Godspeed You Black Emperor, Russian Circle e, perché no, anche i nostri Messa, affini attitudinalmente.

Livgone

Tra i sei pezzi proposti, citiamo senza dubbio il singolo ‘Watching Them Feel’, la dark ed heavy ‘J’y Suis Presque’ (Almost There tradotto in francese) e soprattutto i 10 epici minuti conclusivi di ‘Hypoesthesia’. Davvero notevoli, con un po’ di maturazione compositiva sono certo che i Livgone potranno riservarci ottime sorprese nel prossimo futuro.

Mentre i tecnici preparano il palco per gli headliner, spendo qualche minuto al banchetto del merchandise, per comprare l’album dei Livgone, direttamente dalle mani di Elise, che in questo tour scopriremo essere non solo la cantante del gruppo spalla, ma anche la tour manager dei Tribulation, ruolo che in passato ha svolto anche per i Mayhem ed i Watain.

Lo stage set dei TRIBULATION è di carattere cimiteriale, in linea con le loro tematiche depressive ed orrorifiche. Sul palco giganteggiano grandi lapidi che limitano un po’ gli spazi per i movimenti della band. Con buona puntualità, i quattro si presentano all’appuntamento con il pubblico sfoggiando il consueto face-paint mortifero. Alla sinistra del palco, di fronte all’angolino in cui mi sono sistemato, si posiziona Tobias Alpadie, il chitarrista che in questo tour sta sostituendo il titolare Jospeh Tholl, titolare della posizione ma non disponibile per questo tour. A destra si muove Adam Zaars mentre, per ovvi motivi, la posizione centrale è riservata al bassista/front-man Johannes Andersson. Nelle retrovie, Oscar Leander pesterà sui tamburi come un dannato per tutta la sera.

Come dicevo, la mia presenza di questa sera è motivata dall’interesse per il nuovo disco, della definitiva svolta gotica. Vengo subito accontentato, perchè i primi due pezzi del concerto, ‘The Unrelenting Choir’ e ‘Tainted Skies’, sono proprio quelli che aprono “Sub Rosa In Aeternum”. Personalmente adoro queste sonorità, e nel loro piccolo i Tribulation hanno fatto molto bene i compiti a casa. Ciò non toglie che ad orecchie ben avvezze al genere, questi brani sappiano un po’ di derivativo.

Tribulation
Tribulation

Il paragone con dei giganti del goth-rock come i Sisters Of Mercy è probabilmente un filo esagerato;  forse più appropriato quello con i 69 Eyes. Se l’intento era di produrre qualcosa di simile ad una versione death-metal degli Hellsinki Vampires, che non brillavano certo per originalità ed innovazione, direi che ci sono riusciti in pieno.

Nonostante il cambio di orizzonti musicali, il passato non viene rinnegato. Gran parte della scaletta, infatti, attinge in abbondanza dagli album precedenti. Non sono un grande appassionato di death metal e mi astengo da giudizi critici. Mi limito solo a citare i brani che più mi hanno colpito, ‘Suspiria De Profundis’ e ‘Ultra Silvam’ da “The Formulas Of Death” per arrivare a ‘Malancholia’ da “The Children Of The Night”. Per il resto, pur riconoscendo la validità dei brani, questo materiale risulta alle mie orecchie un po’ troppo monocorde, ma questo è un problema mio.

Tribulation

Sul finale di set la band riprende in mano il nuovo disco con ‘Hungry Waters’, ‘Murders In Red’ e soprattutto ‘Saturn Coming Down’. E se le prime due sono sostanzialmente inni gotici alla 69 Eyes,  ‘Saturn Coming Down’, probabilmente il pezzo meglio riuscito dell’album, si fa apprezzare per come in essa convivano le due anime della band. Il cantato in growling sulle strofe si alterna alle clean vocals dell’irresistibile ritornello. Non hanno, ahimé, suonato ‘Reaping Song’, brano che a me ricorda tanto le murder ballads di Nick Cave, e che avrei gradito ascoltare questa sera.

C’è ancora il tempo per far saltare il pubblico con un encore, affidato al vecchio classico ‘Strange Gateways Beckon’. Poi si chiude uno show anomalo nel mostrare le due facciate di una stessa medaglia. Colpisce la scarsa affluenza di pubblico. Resta da valutare se imputabile all’inflazionato calendario concertistico milanese, che offre fin troppa scelta e a distanze molto ravvicinate, il che mal si concilia con i costi al rialzo dei biglietti, o al cambio di rotta della band, che potrebbe aver alienato i fan della prima ora. Staremo a vedere se la nuova direzione intrapresa dai Tribulation avrà un futuro, o sarà oggetto di ripensamento.

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