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Thundermother

Thundermother, meravigliosamente sporche e divine

Il “Goddess On The Road Tour” porta le Thundermother a Milano

Insieme al quartetto svedese anche Vulvarine e Cobra Spell: quando il rock si coniuga al femminile

Milano, 17 febbraio 2025

Filippa Nässil, la chitarrista svedese fondatrice e comandante in capo delle Thundermother, non è una donna a cui piace cincischiare. Nemmeno il tempo di lanciare il nuovo album ‘Dirty & Divine’ (uscito lo scorso 7 febbraio) ed eccola già in viaggio per promuoverlo, con un lungo tour europeo prontamente (ed appropriatamente) battezzato ‘Goddess On The Road’. Per l’occasione, infatti, le Thundermother viaggiano in compagnia delle austriache Vulvarine e dalle olandesi Cobra Spell – un pacchetto intrigantissimo che vede l’unione di tre compagini all-female… o quasi. Quel quasi è legato all’unica presenza maschile in questo wild bunch a tinte rosa, quella del secondo chitarrista dei Cobra Spell, Adri Funerailles.

La tappa di questa sera, l’ottava dall’inizio del tour, è anche l’unica nel nostro paese, e viene ospitata dal solito Legend Club. Data la presenza di tre band, è d’obbligo iniziare presto. Ed infatti alle 19:30 in punto siamo già in transenna sotto al palco per applaudire l’ingresso in scena delle Vulvarine, quintetto viennese dedito ad un aggressivo hard rock’n roll dalle vaghe sfumature punkeggianti e che di quando in quando vira verso il classico heavy metal. Alle spalle hanno già un debut album (“Unleashed”) ed un Ep (“Witches Brew”) a cui tra poco più di un mese si aggiungerà il nuovo disco “Fast Lane”, in uscita a fine marzo per la Napalm Records, nel cui roster sono entrate a far parte proprio in questi giorni.

Pur non reinventando la ruota dal punto di vista compositivo, le Vulvarine colpiscono per l’attitudine e l’energia con cui affrontano il palco: ritmi serratissimi, pezzi brevi ed incisivi e ritornelli che istigano il sing-along sono la ricetta con cui si sono presentate davanti ad un pubblico non numerosissimo ma che si è facilmente lasciato trascinare dall’entusiasmo e dalla simpatia espressa dalle 5 ragazze. Buona le prove delle due chitarriste, Sandy Dee e Cora Lee, ben coadiuvate dalla sezione ritmica che fa capo a Bea Hartbeat (batteria) e Robin Redbreast (basso). Al centro del palco e dell’attenzione dei maschietti, l’avvenente front-girl Suzy Q, che al physique-du-role aggiunge una buonissima dotazione vocale, forse un po’ carente in termini di potenza ma sicuramente a proprio agio con il vivace hard’n’roll proposto dalla band. Nel breve tempo a disposizione abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima ben quattro pezzi del nuovo album, tra cui il singolo ‘Fool’ e la cover di ‘Chery Chery Lady’ dei Modern Talking. Brave, le rivedremmo davvero volentieri.

Vulvarine
Vulvarine

Dopo un rapidissimo cambio palco tocca ai Cobra Spell mantenere alto il livello energetico della serata. Loro sono olandesi e la loro arma segreta si chiama Sonia Anubis. Sonia, oltre ad essere una bellissima ragazza, è soprattutto un’eccellente chitarrista, come abbiamo avuto modo di ascoltare in precedenza sia nei Crypta che nelle Burning Witches. In pratica, una delizia sia per gli occhi che per le orecchie. Non trascurabile poi l’eccellente vocalità della front-girl Kris Vega, che ben si sposa con l’efficace guitar-work della Anubis, per dare vita ad una intrigante miscellanea di hair ed heavy metal che ci riporta indietro fino agli anni Ottanta, quando questo genere dominava le classifiche d’oltreoceano.

All’epoca lo chiamavano class metal, e per quanto il termine sia oramai caduto in disuso, descrive molto bene la proposta musicale dei Cobra Spell, ispirata neanche troppo velatamente a mostri sacri del genere come Kiss, WASP e, perché no, anche i Madam X delle sorelle Petrucci.

Sonia e Kris costituiscono, insieme alla valida batterista Hale Naphta, il nucleo centrale della band, che ha recentemente visto la fuoriuscita di Noelle Dos Anjos e Roxy Herrera, ed il contestuale ingresso di due new entry – il già citato secondo chitarrista Adri Funerailles ed una bassista di cui in questo momento ci sfugge il nome. Con una setlist che pesca in abbondanza dai due Ep (“Love Venom” del 2020 e “Anthems Of The Night” del 2022) e dall’unico album fino ad ora pubblicato (“666” del 2023), la band ha divertito non poco lo sparuto pubblico, trascinato di peso dalla performance mozzafiato (in tutti i sensi!) di Sonia Anubis, e da una manciata di brani scacciapensieri come ‘The Devil Inside Me’,  ‘S.e.x’ e ‘Warrior From Hell’. Ottimi per spegnere il cervello, concedersi un minimo di headbanging  e godersi questi ultimissimi scampoli di week-end.

Cobra Spell
Cobra Spell

Non rimane che assistere al ritorno delle Thundermother, un ritorno – come si diceva inizialmente – a strettissimo ridosso della release del loro sesto album “Dirty & Divine”. La compagine svedese affronta questo tour con la nuova line-up, aggregatasi dopo il mini terremoto che nel 2023 ha visto Guernica Mancini, Emlee Johannson e Mona Lindgren abbandonare la band (non si ben capito quanto volontariamente) per andare a formare le The Gems. Filippa Nässil si è così trovata a dover ricostruire la formazione, concretizzatosi con il ritorno della bassista Majsan Lindberg, e l’ingresso della chitarrista Joan Massing.

Per il ruolo di cantante la scelta è ricaduta sulla veterana Linnéa Vikström (Paralydium, At The Movies), che forse ricorderete anche come vocalist femminile nei concerti dei Kamelot e dei Therion. Ma se l’ordine dei fattori è cambiato, altrettanto non si può dire della sostanza musicale. “Dirty & Divine” nulla aggiunge e nulla toglie al sound che ha reso famose le Thundermother, puro ed incontaminato hard rock dalle tinte metalliche, con tanti riferimenti ai classici del genere, dagli AC/DC ai Motorhead con qualche accenno a sonorità neanche troppo distanti da quelle dei D.A.D, la qual cosa non ci sorprende dato il coinvolgimento di Soren Andersen in sede di produzione.

Non appena impossessatesi del palco, le nostre quattro Thundermother fanno salire subito in cattedra l’età e la pluriennale esperienza live. Senza nulla togliere alle due band che le hanno precedute, bastano pochi minuti per comprendere di quanto si sia elevato il livello: suoni compattissimi, attitudine a mille e tanto, tanto mestiere tratteggiano un netto divario con le pur brave compagne di viaggio: il rock’n’roll le Thundermother ce l’hanno nel sangue, e sul palco del Legend la differenza non è passata inosservata. Nell’ora e mezza abbondante di concerto abbiamo avuto modo di apprezzare i nuovi brani, con doverosa menzione per l’opener ‘Can You Feel It’, brano semplice e diretto, probabilmente scritto appositamente per fungere da apripista, l’aggressiva ‘Take The Power’ e ‘Bright Eyes’, per chi scrive il miglior pezzo del nuovo disco.

Sul palco Filippa e Linnéa si contendono il ruolo di front-woman. Filippa è una chitarrista muscolare, e non è per niente timida nel metterlo in mostra, così come Linnéa lo è altrettanto dal punto di vista vocale. Le altre due, pur oscurate dalla strabordanti personalità delle due compagne, producono un gran lavoro nell’intessere la base ritmica che dona sostanza ai brani della band.

Thundermother
Thundermother

Nuovi pezzi a parte, il set non dimentica nemmeno uno degli album precedenti, offrendo così al pubblico una visuale omnicomprensive sugli oramani 17 anni di carriera accumulati dalla band. C’è anche lo spazio per una cover – quella di ‘Dont Believe a Word’, autentica delizia per chi come il sottoscritto è ancora perdutamente innamorato di Phil Lynott e dei Thin Lizzy. E sulle note di questo classico, vediamo Linnéa abbandonare il palco e farsi strada tra il pubblico. Raggiunge il bancone del bar, si fa servire una pinta di birra per poi fermarsi nel parterre a cantare e ballare in mezzo alla folla, il che fa sempre tanto, tanto rock’n’roll.

Concluso il concerto, le quattro svedesi raggiugono il banchetto del merchandise, concedendosi ai presenti per le foto di rito, gli autografi e quattro chiacchiere, rito a cui non si sono sottratte nemmeno le Vulvarine e le Cobra Spell.

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