
The Winstons, meravigliosamente retro
The Winstons live, un viaggio psichedelico tra passato e futuro
Al Druso di Bergamo, il trio che riscrive le regole del prog-rock con uno spettacolo che sfida il tempo
Ranica (BG), 24 gennaio 2025
Ancora affascinato dalla data zero del tour con cui i Winstons stanno portando on the road il loro nuovo album “Three”, mi ero ripromesso di tornare a vederli quanto prima. Non appena appreso del loro imminente passaggio da Bergamo, sono bastati pochi secondi per avanzare la richiesta di accredito (per il quale ringraziamo sentitamente Baobab Music) e fare quindi rotta verso Ranica. Il Druso è il locale deputato ad ospitare questa tappa bergamasca di Rob, Enro e Linnon Winston. L’occasione, tra l’altro, è stata resa ancora più ghiotta dalla presenza, in veste di gruppo spalla, di Thomas Greenwood and The Talismans, band capitanata dal cantante e chitarrista bergamasco Thomas Mascheroni, ruolo che peraltro attualmente occupa anche in seno agli Humulus, solida realtà stoner orobica.
L’apertura dei Talismans

La serata viene dunque inaugurata dai suoni vintage prodotti da Thomas e dai suoi Talismans. Suoni vintage in cui si fondono acid-folk, neo-psichedelia e classic rock, su cui scorrono libere e selvagge la chitarra e la bella voce di Thomas, ben coadiuvate dall’efficacissima sezione ritmica fornita da Lorenzo Zenk Roncelli (batteria) e Cristian Bona (basso).
Con due album alle spalle, alla band non manca certo il materiale per mettere insieme un’ottima setlist. Quella di questa sera pesca a piene mani da “Ates”, il secondo album uscito la scorsa primavera. Ci viene proposto quasi per intero, con doverosa menzione per il singolo ‘All The Lines’, per il fantastico assolo di chitarra che rende unica ‘Mystic Sunday Morning’, e per il sapore quasi country/western di quella ‘When We Die’ che il disco lo apre. A completare la scaletta, anche qualche brano dal precedente “Rituals”, tra cui spiccano una monumentale ‘Valley Of The Sun’ e ‘Acid Man’.
Davvero un bel concerto, a quanto pare parecchio gradito anche da un compiaciuto Enrico Gabrielli che dal lato destro del palco lo ha osservato con attenzione, prima di sparire per prepararsi all’imminente esibizione dei Winstons.
L’ora dei The Winstons
Le lancette dell’orologio hanno già oltrepassato da una ventina di minuti il segno delle 23. Finalmente Rob, Enro e Linnon Winstons prendono possesso del palco del Druso. Lo fanno alla grande, ancora una volta con ‘Break The Seal’, la mega-suite che apre e caratterizza il loro nuovo disco. Un pezzo spettacolare suddiviso in sei sezioni, che qualcuno ha definito la ‘Bohemian Rhapsody’ dei Winstons. A me certi paragoni non fanno impazzire, ma il pezzo è talmente bello che risulta difficile dare torto a chi lo ha affermato.
Dal punto di vista della scaletta, dominata per ovvie ragioni dagli estratti del nuovo disco, troviamo un buon bilanciamento tra vecchio e nuovo. Nessuno dei tre album fino ad ora pubblicati è stato trascurato. Dall’album d’esordio possiamo assaporare lo space-rock jazzato che caratterizza ‘Diprotodon’, quel vero e proprio trip che è ‘Viaggio Nel Suono a Tre Dimensioni’ e il delirio lisergico di ‘On A Dark Cloud’. Da “Smith” ci fanno ascoltare ‘Ghost Town’, ‘Tamarind Smile’ e ‘A Man Happier Than You’, che nell’originale su disco vedeva ospote l’ex-Birthday Party/Bad Seed Mick Harvey.
Non sono molte le differenze rispetto a quanto proposto nel concerto inaugurale del tour all’Apollo di Milano. Qualcosa è sparito (niente più ‘Nicotine Freak’), qualcosa è stato aggiunto (la splendida cover di ‘Carpet Crawlers’ dei Genesis, con cui i nostri hanno chiuso il concerto di questa sera).

Scaletta a parte, annotiamo quanto Gabrielli, Dell’Era e Gitto abbiano ulteriormente consolidato la loro sinergia sul palco. Dal vivo sono una specie di macchina da guerra che macina note a ripetizione, con un Dell’Era che diventa front-man suo malgrado, dato che gli altri due sono fisicamente ‘costretti’ dietro alle tastiere e dietro alla batteria.
Gabrielli passa con nonchalance dalle tastiere al sax e dal flauto alla voce, intrattenendo il pubblico tra un brano e l’altro con i suoi aneddoti. Simpatico quello relativo alla lavatrice giapponese, che ha finito per ispirare un brano come ‘Sintagma’, e il sentito ricordo del povero Mark Lanegan. Gitto, oltre ad essere un gran batterista, dimostra di avere anche eccellenti doti vocali che lo rendono indispensabile in una band ‘corale’ come sono i Winstons.
È notte oramai inoltrata quando i Winstons escono di scena. Fuori fa un freddo cane, raggiungo rapidamente l’auto e mi avvio verso casa. Ripercorro mentalmente il concerto a cui ho appena assistito, che mi ha lasciato con una malcelata voglia di riascoltarli. Avvio Tidal, cerco “Three” e, per l’ennesima volta, premo play.