Suuns live a Segrate (MI): ipnotizzati nella penombra

A pochissime settimane dal’uscita del loro quarto disco “Felt”, i Suuns si presentano in concerto il 30 marzo al Circolo Magnolia di Segrate, seconda e ultima tappa italiana di questo loro tour. Canadesi di Montreal, difficilmente etichettabili nella moltitudine di suoni a cui attingono, un po’ elettrici e un po’ elettronici, saranno sicuramente in grado di stupire il pubblico di Milano con effetti speciali, ma c’è una grande curiosità nel capire cosa ci si possa aspettare.

Apertura affidata ai Malkovic, band di stanza a Milano e che è in procinto di pubblicare il secondo EP. Attaccati a suoni potenti e vibrati, in un’atmosfera che va da una grezza melodia post-grunge verdeneggiante di fine anni Novanta a un rumore di ispirazione post-rock. Hanno un buon appeal, con il loro timbro un po’ sordo e fragoroso.

I Suuns fanno il loro ingresso circondandosi di bassi e storture. L’intensità elettrica, o amperaggio, schizza subito alle stelle, con grandi riverberi e voci effettate e filtrate fino allo stremo. Sparano a tutta il rumore, le luci sono aggressive, puntano ovunque e fanno tutto tranne che dare luminosità al gruppo, e impediscono di capire per bene cosa stia succedendo sul palco.

Possiamo definirli sanguinolenti in questo inizio, questi Suuns che tirano fuori bassi dal timbro basso e dagli effetti allucinanti/allucinogeni. Provando a scomporre i suoni, hanno caratteristiche assolutamente contemporanee ma nell’insieme non c’è proprio nulla di già sentito. Viaggiano a velocità abbastanza blanda, ma al tempo stesso non staccano praticamente mai.

Giocano con l’ipnosi e la psichedelia delle chitarre semplici e della voce, proponendo pezzi più “rilassati”, alternati ai passaggi rapidi coi synth più spinti. I Suuns sono sempre immersi nella loro coltre, a volte sembra che si stiano praticamente trascinando, per poi riprendere il pieno controllo del tempo e del suono. Partono da suoni semplici aggiungendone altri in progressione, scegliendone anche di non convenzionali. Quando invece accelerano col tempo, si accendono e si inaspriscono pure i toni.

Ad un certo punto, la morbida ‘Peace and love‘ stempera le tensioni facendo effetto ballatona rock, anche se sostanzialmente siamo da tutt’altra parte. Nel finale i pezzi dei Suuns riprendono una struttura più normale di canzone, sempre e comunque molto dilatata nel tempo. Il rientro per l’encore è caricato con un basso compresso che arriva dritto in pancia, guarnito da una chitarra facile. La chiusura ha il taglio ipnotico che ci si sarebbe potuti aspettare, con la più totale iterazione e ripetizione del suono. Era difficile farsi aspettative sui Suuns prima del concerto, è altrettanto difficile esserne delusi alla fine dello show: nulla di scontato, nulla di già sentito, parecchio rumore privo di fastidio, ipnotizzati dalla loro immagine nella nebbia e nella penombra.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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