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Stomp

Stomp live a Sassari: non chiamatela musica di strada

E’ un palco diverso dal solito quello che mi attende il 14 novembre: nessun palazzetto, nessun circolo culturale né club.
Nessun parterre, nessuna tribuna.
Il palco che ho davanti a me questa sera è il palcoscenico del Nuovo Teatro Verdi di Sassari e il mio sedere è comodamente poggiato su una poltrona rivestita di un velluto color rosso porpora.
Il sipario è aperto e rivela un’imponente struttura molto simile a quella di un cantiere edile avviato: appesi a questa grande installazione vi sono dei cartelli stradali, bidoni di latta, pentole, grossi coperti di plastica.
Son certa che vi starete chiedendo della back line.
Già, non vi ho parlato della back line semplicemente perché non è la stesso di un classico concerto: non c’è chitarra, non c’è batteria, non c’è microfono, non ci sono casse né amplificatori. Ma ci sono tantissime percussioni: una grande quantità di scope, di bidoni e martelli.

Tra poco su questo palco salirà una formazione che mi ha tenuto incollata agli schermi di Sky Arte per ore e che mai avrei immaginato di poter vedere dal vivo.
Uno spettacolo nato nel 1991 a Brighton, in Inghilterra, e che in breve tempo ha calcato tutti i più grandi palchi del mondo: da Broadway a Los Angeles, da Tokyo a Parigi.
Questa sera io mi accingo a godere di uno spettacolo del tutto eccezionale per la mia piccola grande Isola.
Le luci si spengono tra il chiacchiericcio della folla ed un uomo in jeans sporchi e canotta rotta fa il suo ingresso sotto un’unica luce che lo insegue lungo il palco: è talmente buffo così conciato che la platea strozza un risolino.
La scopa che tiene in mano e che usa sul pavimento sporco zittisce tutti iniziando a produrre suoni che si fondono al rumore delle scarpe, che battono energicamente sul suolo. Entra in scena un altro uomo dall’aspetto buffo, e poi un altro ancora, e poi una donna. Ora sono sette tra uomini e donne, e spazzano il pavimento del teatro producendo musica.
Loro sono gli Stomp ed io, seduta qui, mi avvolgo di un’emozione diversa, unica.
Sul palco nel frattempo è arrivato un ottavo uomo, che sembra esser salito sul palco quasi per caso e si unisce ai sette con una scenetta degna dei migliori film muti dei primi anni del ‘900.
Ora anche lui si inserisce completamente nello spettacolo sfoggiando in mano un bastone e seguendo a ritmo il resto della squadra.
Lo show degli Stomp va avanti per oltre un’ora e mezza tra vari numeri eseguiti con l’aiuto di accendini, un lavabo da cucina (con tanto di acqua all’interno!), carrelli per la spesa e via discorrendo.
La caratteristica di questi musicisti/performer è proprio questa: usano la danza e la mimica del corpo per creare un effetto visivo utile ad accompagnare il sound che nasce dalle percussioni, che per scelta non sono mai strumenti convenzionali ma oggetti più o meno d’uso quotidiano.
Gli applausi della gente sono tanti, amplificati dalle alti pareti del teatro Verdi.
E così come sono entrati in scena, a conclusione dello spettacolo gli Stomp se ne vanno dal palco, con quella stessa aria che caratterizza chi è lì solo per caso.
Non prima, però, di aver reso omaggio alle vittime dell’attentato di Parigi.

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