Sofar Sounds live a Milano: il secondo compleanno si festeggia all’ex-Spazio Cobianchi

Prima di raccontarvi quanto accaduto domenica 18 ottobre è essenziale spendere un paio di parole su Sofar, organizzatore e promotore della serata.
Sofar è infatti un’organizzazione di eventi fondata a Londra nel 2010 e che ha come intento quello di portare nelle case dei privati artisti da tutto il mondo: non a caso, la maggior parte degli eventi Sofar sono ospitati in appartamenti messi a disposizione da chiunque voglia collaborare al progetto.
Quello che rende particolare Sofar è la segretezza del luogo dove esso si svolgerà e i nomi degli artisti che vi prenderanno parte: informazioni, queste, che vengono solitamente comunicate pochi giorni prima dell’evento e quando le iscrizioni per la partecipazione sono già chiuse.

È quindi con questa modalità ‘segreta’ che Sofar sceglie la città di Milano per la seconda volta, e nello specifico l’evento programmato e ribattezzato Sofar Sounds prende vita all’ex-Spazio Cobianchi, un albergo diurno in piazza Duomo risalente agli anni Venti ed ora preso in gestione da Elita.
L’inizio dello spettacolo arriva nel tardo pomeriggio, quando poco prima delle 18 tutti i partecipanti hanno preso posto a sedere.
Dietro le spalle si inizia a sentire una leggera musica che man mano diventa sempre più intensa ed incalzante: sono i Caravan Orkestar, banda in stile gipsy composta per lo più da fiati e percussioni, che propone un repertorio che spazia dalle fanfare balcaniche al klezmer ebraico con contaminazioni blues e funk.
La loro esibizione è breve ed il sound, che ricorda molto Bregovic, riesce benissimo a rompere il ghiaccio e a scaldare gli animi dei partecipanti.
Al Sofar è il turno di The Migrant, arista psychedelic pop proveniente da Copenhagen che propone una serie di brani che spaziano da ritmiche movimentate ad altre più intime.
Particolare è l’accoppiata tra la chitarra acustica effettata ed una valigia di cuoio, utilizzata come gran cassa; il tutto è condito da una voce bellissima ed una personalità semplice ma coinvolgente con canzoni che ricordano un misto tra The Beatles e Oasis accostato a sonorità psych e dream pop.
È ora il turno de I Camillas, duo pesarese che fece apparizione nell’edizione 2015 ad “Italia’s got talent”: la performance è puro nonsense, le melodie sono ridotte all’osso per dare spazio a gag e testi che data la loro assurdità scaturiscono di continuo l’ilarità del pubblico.
Quello che propongono I Camillas è una forma di teatro comico musicale, infatti viene più facile definirli attori che musicisti.
È difficilissimo far rientrare un progetto di questo tipo in qualsiasi genere, possiamo azzardare a dire che ricorda lontanamente Elio E Le Storie Tese – versione inquietante.

Dopo una breve pausa tocca ai Plan De Fuga, band di Brescia che propone un repertorio pop rock di discreta caratura: la chitarra acustica e quella elettrica svolgono bene il proprio lavoro, e la voce del cantante è sporca ed enfatica. Nonostante alcuni pezzi ricordino molto da vicino i Negramaro, quello a cui ci si trova davanti è una band pop rock standard che non propone quasi nulla di innovativo e nulla di datato.
Sale poi sul palco Norma Jean Martine, ragazza newyorkese che scopriamo presto essere l’autrice di molte canzoni pop di artisti provenienti da tutto il globo: tra questi vi è anche l’italiana Giorgia a cui Norma scrisse ‘Quando una stella muore‘, brano che ha interpretato al Sofar con la una pronuncia americana che ha conquistato per la spontaneità.
Norma Jean Martine rappresenta l’ideale della cantante pop americana che abbiamo imparato a conoscere nella miriade di teenager movie provenienti dagli States: una voce dolce e pulita che si accompagna solamente col pianoforte, una ragazza semplice con un grande talento. I suoi brani seguono molto lo stile di Vanessa Carlton, e spazia da ballate a ritmiche blues e la sua musica è senza pretese e rende l’atmosfera rilassata e raccolta.

Mezz’oretta di pausa e viene data così la possibilità al pubblico di sgranchire le gambe e riprendere sensibilità ai glutei ma prima di proseguire la serata si ripalesano i Caravan Orkestar che si esibiscono in un altro breve intermezzo che rimette nel mood giusto tutti i partecipanti all’evento.
Ed una volta ripreso posto a sedere si riparte con gli Eugenio in via di Gioia che regalano una performance tra le più divertenti e coinvolgenti di questo Sofar.
La band di stampo pop-folk propone canzoni molto ben strutturate musicalmente con liriche estremamente simpatiche e comiche che, a differenza de I Camillas, seguono un filo logico toccando anche tematiche profonde.
D’impatto l’esecuzione di un brano durante la quale il cantante completa il cubo di Rubik mentre canta: la performance è agitata, il cantante sfoggia espressioni facciali isteriche, la disposizione dei brani è in crescendo – sempre più incalzante e frenetica.
Penultima esibizione quella di Sara Loreni, reduce dal provino di XFactor, che si esibisce con la sua loop station e un sintetizzatore in una performance che strizza l’occhio alla musica leggera italiana degli anni 2000.
Le influenze di Giorgia ed Elisa sono marcatissime, pervadono in tutte le tracce eseguite e questo fa storcere un po’ il naso.
L’atteggiamento della cantante sul palco è impacciato e goffo, raggiungendo un picco di imbarazzo generale quando Sara, per eseguire un pezzo molto lento che lei stessa definisce una “ninna nanna”, chiede di abbassare le luci e di alzare gli accendini per creare atmosfera.
Di accendini se ne alzano solo 4, di cui uno mio.
A parte questo momento dun po’ difficile ai fini della performance, l’esibizione continua senza particolari intoppi fino alla fine.
La conclusione del Sofar è affidata a Reeps One, che senza indugio si aggiudica l’affermazione di miglior esecuzione di tutta la serata senza ombra di dubbio.
Con solo un microfono in mano, Reeps One sfoggia una serie di beatbox entusiasmanti, canta brani mentre costruisce un beat – tanto che alcuni presenti han pensato stesse utilizzando una loop station quando in realtà era tutto live.
Il pubblico del Sofar, estremamente coinvolto, alla fine di ogni brano si è animato in vere e proprie urla da stadio.
La spiccata originalità e la mancanza di ripetitività nei beat techno, house, drum‘n’bass e hip hop di Reeps One rendono l’esibizione semplicemente magnifica.

È qui che termina il Sofar Sounds, il secondo compleanno di Sofar in Italia.
È qui che termina una serata passata in compagnia di tanti bravi artisti.
La selezione dei nomi proposti è stata eclettica e variegata, il che ha reso molto piacevole la permanenza all’interno dell’ex-Spazio Cobianchi per tutta la durata dell’evento.

Photogallery a cura di Francesco Bassanelli 

Ulteriori info riguardo la serata le trovate qui.

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Valerio Tascione

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Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe!

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