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Sequoie Music Park 2025 | Fontaines D.C.

A Bologna il concerto ha conquistato il tutto esaurito in brevissimo tempo


di Stefania Nastasi
18 Giugno 2025
Fontaines D.C.

Sono i Fontaines D.C. ad aprire l’edizione 2025 del Sequoie Music Park

Bologna, 18 Giugno 2025

Solo pochissimi anni fa erano cinque ragazzi di Dublino, che suonavano in contesti prestigiosi ma raccolti come il Barezzi o l‘Express Festival, circondati da qualche centinaia di appassionati che già intuivano di trovarsi di fronte a qualcosa di speciale. Ieri sera, sul palco del Sequoie Music Park di Bologna, i Fontaines D.C. si sono presentati davanti a una folla oceanica che scandiva i versi di ogni brano di “Romance”.

Il percorso da “Dogrel” sino a qui è stato per la band una metamorfosi costante. Dalla rabbia post-punk delle origini all’introspezione atmosferica di “A Hero’s Death”, dalla conquista delle classifiche britanniche con “Skinty Fia” fino all’ultimo capitolo, che mescola la poetica dublinese con suggestioni che spaziano dall’anime giapponese alle periferie europee. Grian Chatten e i suoi compagni hanno spiccato il volo: da promessa del rock irlandese ad una delle voci più autentiche e urgenti della loro generazione.

Bologna è stata la prima delle tre date italiane del loro tour estivo, che nei prossimi giorni toccherà Roma e Milano.

Si arriva in una Bologna che da diversi mesi non è più solo il mio ombelico del mondo musicale ma anche un cantiere aperto i cui lavori ci ingurgitano in sofferenti code e perdite dell’orientamento collettivo.

Riusciamo ad arrivare al Parco delle Caserme Rosse dopo una discreta camminata e da lì intuisco la portata dell’evento. Che, pur sapendo essere sold-out da mesi, non avevo la minima cognizione di quante persone sarebbero affluite nello spazio del Sequoie. Oramai abituata a contesti musicali più piccoli, i grandi eventi, a cui partecipavo da ventenne, ora nutrono in me un filino di ansia e perdizione. «Ce la farò a sopportare tutta sta gente intorno a me?»

Mi infilo nella lunghissima coda a serpentina che seppur veloce, è davvero lunga, ma ti consente di incontrare e salutare amici che non avresti pensato di incontrare. Gli Shame stanno già suonando e io sono qui, in coda, con un biglietto in mano.

Shame
Shame

Riesco ad entrare alla fine del loro set di apertura, intravedo Charlie Steen a torso nudo, con un pantalone nero e un collarino ecclesiastico a vestirlo. Chissà cos’ha combinato su quel palco. Ricordo un loro concerto fenomenale a Modena nel 2023 e mi spiace averli persi questa sera.

Vai di birretta, via l’ansia e scortata dagli amici, quelli alti, ci si butta nella mischia.

Durante il cambio palco, poco prima dell’inizio del concerto dei Fontaines D.C., due attivisti, invitati dalla stessa band, sono saliti sul palco per lanciare un appello in favore della Palestina. I manifestanti hanno sventolato una bandiera palestinese, condannando fermamente le azioni militari israeliane nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, sottolineando l’importanza di «sfruttare tutti i palchi, come le strade che percorriamo ogni giorno, perché non possiamo più rimanere indifferenti».

Al termine del discorso, pubblico e manifestanti hanno scandito insieme più volte «Palestina libera». Durante tutto lo spettacolo, la bandiera palestinese è rimasta esposta sul palco.

Alla conclusione del concerto sui maxi schermi sono apparse le scritte Free Palestine e Israel is committing genocide, use your voice.

L’episodio non rappresenta una novità per i Fontaines D.C. che in diverse occasioni hanno espresso pubblicamente il loro sostegno alla causa palestinese.

L’orologio segna le 21:42 quando Grian Chatten, Conor Curley, Carlos O’Connell, Conor Deegan III, Chilli Jesson e Tom Coll prendono posto sul palco. Partono una manciata di note che capisci introdurre Romance, si accende una scenografia maestosa illuminata da luci verdi più strobo e pam: salta l’impianto! L’iniziale boato d’accoglienza da parte del pubblico si spegne in un attimo, mentre le luci strobo continuano a flashare i “sottopalchisti /pittisti”: si spera che nessuno soffra di crisi epilettica.

Ci si guarda e c’è chi ricorda che anche lo scorso anni ebbero dei problemi tecnici. Attendiamo e alle 21:57 (spero che il mio orologio sia coordinato con il resto del mondo) eccoli tornare sul palco. Non perdono tempo ed ecco partire Romance.

Chatten, vestito Adidas, monopolizza gli sguardi. Indossa maglia bianca overoveroversize, un bermuda-kilt nero e calzettoni bianchi al ginocchio.

Fontaines D.C. © Simon Wheatley
Fontaines D.C. © Simon Wheatley

L’apparato scenografico domina maestoso lo spazio del palco con un’illuminazione curata in ogni dettaglio: fasci luminosi tagliano l’aria creando atmosfere in continua evoluzione, mentre le proiezioni video trasformano la performance in una dimensione quasi cinematografica. Al centro di tutto troneggia il cuore di Romance, enorme e argentato, elemento simbolico che cattura immediatamente lo sguardo del pubblico. In questo contesto, i versi delle canzoni si fondono perfettamente con l’allestimento scenico, dove ogni componente collabora per amplificare un’esibizione traboccante di energia.

È questa straordinaria sintesi tra musica, parole e spettacolo visivo a rendere l’esperienza imperdibile, da vivere necessariamente in prima persona, immersi nella folla davanti al palco.
Una nota di demerito, non imputabile alla band, sono stati i volumi un pò bassi, si poteva tranquillamente “osare” di più.

I brani selezionati per la serata sono stati estratti da tutti e quattro gli album all’attivo della band. Nonostante qualcuno (pochi) lo abbia definito un concerto anaffettivo, ritengo invece sia partito con l’acceleratore al massimo con brani quali Jackie Down the Line, Televised Mind, Roman Holiday (brano che amo follemente).
Il giusto mood per riscaldare le presenze di nuovo e vecchio corso, mescolate tra pit, parterre, tribuna e terrazza vip.

Il concerto si è concluso con la presenza di Charlie Steen, frontman degli Shame, impegnato in un goliardico balletto in perfetto contrasto con la serietà del brano Starburster.

La band ha raggiunto una maturità artistica e scenica in grado di trasformare il concerto in un’esperienza collettiva indimenticabile. Non più semplici esibizioni, ma condivisioni emozionali, dove la distanza tra palco e pubblico si dissolve nella potenza di canzoni che sanno essere universali. Chissà se tra il pubblico erano presenti i detrattori che solo pochi anni fa li additavano come un fuoco di paglia.

Grazie Fontaines D.C. per questo concerto che entra forzatamente tra i più belli del 2025 e per tutta l’adrenalina in circolo che oggi mi riduce ad essere una larva assonnata.