Rover live a Roma: un chanteur illuminato

È un tranquillo mercoledì sera, quello del 10 febbraio.
Roma è abbracciata da un’apparente calma e, nonostante il tempo altalenante durante la giornata, si sta bene: il clima ideale per concedersi una serata con gli amici al Monk in attesa di assistere al concerto di Rover.

Quella capitolina è la seconda tappa italiana di un tour di tre date, che vede il chanteur francese alle prese con la presentazione live del suo ultimo lavoro, “Let it glow”, uscito lo scorso novembre per la Cinq 7.
Nonostante la breve discografia (due dischi ed un Ep), Rover ha sin da subito attirato l’attenzione non solo della critica ma anche del pubblico.
Non tanto per l’amicizia di gioventù con quelli che più tardi sarebbero diventati The Strokes, né per la sua militanza nei The New Government.
Timothée Régnier (questo il nome di battesimo) nel suo progetto solista colpisce e affonda al primo ascolto, va dritto al sodo e lo fa senza troppi fronzoli.
Si distingue da molti colleghi grazie a delle melodie pop di classe, arricchite da una voce angelica tale da rendere particolare e piacevole l’ascolto di quelle che a tutti gli effetti sono poesie musicate.
Se l’ispirazione dei testi deriva in parte dall’ammirazione per il parnassiano Rimbaud, d’altro canto le melodie di Rover pescano a piene mani il meglio delle sonorità di Bob Dylan e Lou Reed trasformando i suoni in miscele incisive ed interessanti tra pop, folk, rock e divagazioni psichedeliche.

Il palco del Monk si anima verso le 22.30, quando i tre musicisti che lo accompagnano in tour lo anticipano ed entrano in scena.
Appena arriva lui parte qualche grido dal pubblico, giusto a far capire che sì, siamo tutti lì ad attenderlo e lentamente l’atmosfera si riscalda e sembra farsi ancor più intima.
Rover alza poco gli occhi, spesso li tiene chiusi e altrettanto spesso si passa una mano tra i capelli: il primo pezzo, ‘Along‘, lo canta senza chitarra; il resto del concerto dividendosi tra le sei corde e un’incursione alle tastiere.
Con indosso l’immancabile giacca di pelle (che ormai fa parte del suo look da rockstar bohémien), si barcamena tra i brani della sua intera discografia: ‘Odessey‘, ‘Remember‘, ‘Some Needs‘ e altre ancora, fino a giungere a quello che sembra il picco più alto della serata, la magnifica ‘Full Of Grace‘, interpretata con particolare trasporto.
Dopo un momento così intenso la fine sembra quasi vicina ma in realtà è ancora distante: un’altra manciata di pezzi ed una pausa ci separano da un encore che conta altri tre brani spettacolari.
È con ‘Let It Glow‘, ‘Amare‘ ed ‘Innerhuma‘ che arriva la conclusione della serata.
Aggraziato ed illuminato, elegante e versatile, Rover si è mostrato come uno dei più grandi talenti di questi ultimi tempi.
Tre anni di assenza da Roma sono stati sfamati da un concerto che, nonostante la sua grandezza, non basterà a colmare un’altra lunga assenza: più Rover, più spesso.

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