
Quintorigo & John De Leo, di nuovo insieme appassionatamente
Al Live Music Club di Trezzo si chiude ‘Voglio Tornare Rospo’, il tour della riconciliazione tra i Quintorigo ed il loro eclettico front-man
In occasione del suo venticinquesimo compleanno, “Rospo” torna con una ristampa su vinile e un tour dedicato che sanciscono la reunion della formazione originale.
Trezzo sull’Adda (MI), 26 Gennaio 2025 | Foto © Maria Luisa Spagnuolo
Correva l’anno 1998 quando una peculiare formazione romagnola arrivò prima all’Accademia della Canzone di Sanremo, guadagnando di diritto un posto tra le nuove proposte che avrebbero partecipato al Festival nell’edizione dell’anno successivo. E fu così che sul palco dell’Ariston si presentarono, un po’ come degli alieni precipitati per errore nella Riviera Dei Fiori, quattro musicisti classici e un cantante dall’aspetto alternative (d’altronde eravamo ancora negli anni ’90), indossando pantaloni impermeabili da pesca e portando un pezzo che non poteva essere più antitetico rispetto alla canonica canzone sanremese.
Eppure, ‘Rospo’ (quella bella, come oggi la chiama John De Leo) gli valse il Premio della Critica, ed il suo arrangiamento conquistò la cosiddetta Giuria di qualità. Quel brano, e l’omonimo album che lo conteneva, portarono un’anomalia musicale come i Quintorigo al grande pubblico. Non un successo planetario, intendiamoci, ma quanto bastava per scavare una nicchia nel panorama musicale italiano. E diventare quindi una sorta di cult band, in grado di far convivere nel proprio sound la musica classica ed il jazz. Ma anche avanguardia, sperimentazione e, soprattutto, il rock. Per molti ma non per tutti, come si suol dire.
Seguirono un altro paio di album di successo come “Grigio” nel 2000, e “In Cattività” del 2003. Poi la separazione. Per divergenze musicali e personali, John De Leo lascia la band per dedicarsi alla carriera solista. I Quintorigo (o, come li chiama De Leo, i quattro quinti), proseguirono con altri cantanti e nuove divagazioni musicali, per una carriera pur vivace ma comunque ben lungi dalla popolarità conquistata con “Rospo”.
Non so voi, ma chi scrive se li era un po’ persi di vista entrambi, per lo meno fino agli ultimi mesi dello scorso anno. Il 2024 segna il 25esimo anniversario di “Rospo” e voci di corridoio sussurrano di una potenziale reunion. Che, presto, si trasforma in succosa realtà. John De Leo e i quattro quinti hanno sotterrato l’ascia di guerra e annunciano un mini-tour di tre date (Milano, Bologna e Roma), che fanno registrare un immediato sold-out e una conseguente estensione con l’aggiunta di altri sei appuntamenti.
Quella di Trezzo è l’ultima di queste nove date. Anche a Trezzo si sfiora il sold-out. Con la presenza di un pubblico tanto numeroso quanto eterogeneo, la cui curiosità ed interesse per l’evento che da qui a poco prenderà vita è fisicamente palpabile. Con qualche minuto di ritardo rispetto al ruolino di marcia, sulle note di ‘Zahra’ (una delle ghost-track strumentali di “In Cattività”) fanno il loro ingresso sul palco i quattro quinti.
In prima linea si posizionano Andrea Costa (violino) e Valentino Bianchi (sax). Di poco arretrati, Stefano Ricci (contrabbasso) e Gionata Costa (violoncello). In mezzo, le aste (il plurale è d’obbligo) dei microfoni, per ora deserte mentre i quattro quinti si lanciano in una visionaria versione della ‘Danze Delle Sciabole’ di Aram Chačaturjan, che si fonde con le prime note di ‘Purple Haze’ di Jimi Hendrix. Uno scroscio di applausi saluta l’ingresso in scena John De Leo, e con la sua presenza lo show assume quella vena surreale che vede quattro strumenti classici alle prese con il Dio della chitarra. Sarebbe più corretto affermare che gli strumenti sono in realtà cinque: è davvero difficile non considerare la voce di De Leo come il quinto strumento dei Quintorigo.
Arriva poi il momento di “Rospo”, a cui è dedicato questo tour della riconciliazione, come lo ha definito il buon John. I brani del disco – questa sera proposto quasi per intero – vengono saggiamente distribuiti in alternanza con quelli del successivo “Grigio” e con le immancabili cover. Si passa da ‘Nero Vivo’ a ‘Malatosano’, seguite da ‘Momento Morto’ e ‘Zapping’.
De Leo dà sfoggio della sua unica ed inimitabile vocalità, che lo rende agli occhi di scrive una sorta di Mike Patton in salsa romagnola. Un vocalist d’eccezione, dalla poetica al contempo ironica e riflessiva, che passa con nonchalance da soffusi toni jazz alle urla selvagge del rock’n’roll. Non è sguaiato come il front-man dei Faith No More, ma le similitudini con il caro vecchio Mike sono davvero parecchie. Se non nell’attitudine, per lo meno nella gestione della propria vocalità.
‘Fever’ viene proposta non nella nota versione di Peggy Lee ma in quella più intrigante di Elvis Presley, con un De Leo che rifà il verso al Re del rock’n’roll. Tocca poi a ‘Grigio’ e all’onirica ‘Deux Heroes De Soleil’, prima che i Quintorigo rendano omaggio al Duca Bianco con la loro splendida rilettura di ‘Heroes’. Dopo ‘We Want Bianchi’, De Leo annuncia che è arrivato il momento di quella bella, ed è subito ‘Rospo’. Che, inevitabilmente, manda a fondo scala un ipotetico applausometro, lasciando a ‘Kristo, si!’ e ‘Bentivoglio Angelina’ il compito di chiudere il set principale.
Non è ancora finita, però. La band torna subito sul palco per il gran finale, affidato al alt-reggae di ‘La nonna di Frederick lo portava al mare’ e all’immancabile, infuocata cover di ‘Highway Star’ dei Deep Purple. Su quest’ultima, uno strepitoso De Leo entra in diretta competizione col violino di Andrea Costa. Roba che Ritchie Blackmore scansati proprio! E mentre dentro al Live Club risuonano ancora le note dell’anthem purpleiano, i Quintorigo si radunano al centro del palco per salutare e ringraziare tutti quanti hanno reso possibile questo tour della riconciliazione. Che si chiude qui, ma solo per il momento, perché come annunciato dal De Leo è loro intenzione riconciliarsi anche nella prossima estate.
E se quel tour vi dovesse capitare a tiro, il nostro consiglio sarebbe di non perdere assolutamente l’occasione di assaporare dal vivo una delle formazioni più eclettiche ed originali mai partorite dalla musica italiana.