QUI live a San Salvo (CH): la morte del quattro quarti

La serata di sabato 4 febbraio si fa accesa sin dalle prime note del soundcheck, tanto da spingere curiosi e passanti ad assistere all’anteprima dello spettacolo più interessante a San Salvo (CH) al Beat Cafè.
Forti quanto basta da uscir fuori di testa, tra l’imponenza delle distorsioni dei Bruuno e le idee prive collocazione spazio temporale dei QUI.
I punti di forza delle due formazioni (la prima di Bassano del Grappa e l’altra da Los Angeles) sono un agglomerato di sonorità tale da suscitare curiosità e meritare molta ma molta attenzione.
Del resto, se il nostro destino fosse quello di perdere l’udito, questa potrebbe davvero essere l’occasione giusta. 

Il quintetto italiano si avvale della violenza di “Belva”, del cui esordio con la V4V Records, vi è stato già raccontato su queste pagine (leggi la recensione qui).
Scocca la mezzanotte e si parte da subito con riff taglienti e incastri di batteria e basso: «Noi siamo i Bruuno e potete avvicinarvi, non ancora siamo sudati».
Si parte con ‘Casper‘ proseguendo con un brano nuovo, precisamente uno dei tre inseriti tra le novità in scaletta, continuando con altre armi dal grosso calibro come ‘Ruggire come le porte‘, ‘Sete‘, ‘Troppo spesso lento‘.
Impossibile mantenere la band sul palco: il batterista avrebbe approfittato della situazione se solo avesse avuto anche lui la possibilità di scambiare due rullate con il pubblico.
Grande contatto e condivisione di emozioni, una nota di merito va proprio alla band veneta considerando la grande presenza scenica che ha arricchito un’esecuzione da manuale.
Penso soprattutto della disinvoltura del cantante, che dimostra di avere dimestichezza e familiarità con quel mondo fatto di urla, salti e virtuosismi con un microfono che raramente resta incollato all’asta.
L’aria si fa pesante, e tra sudore e gole da rottamare prendo coscienza che è solo il riscaldamento per l’esibizione dei QUI.

La band d’oltreoceano rompe subito il ghiaccio conquistando il pubblico tra liriche melodiche e convenzioni armoniche di gran gusto.
Il suono del duo incuriosisce sin dalle prime note, che mettono subito in discussione la loro evidente timidezza spodestata da una grande energia espressiva.
Un’esibizione completa, tutto merito del sapiente utilizzo di basso, chitarra e sintetizzatori inseriti nel contesto in modo impeccabile.
Limitarsi a citare i brani eseguiti in scaletta significherebbe adottare un approccio superficiale e ciò non basterebbe a descrivere il loro sound eclettico e maledettamente incontrollabile.
La morte del quattro quarti: non solo ritmiche dispari ma anche un muro di distorsioni alternato a liriche molto orecchiabili.
È piacevole ascoltarli e farsi trascinare da idee anticonvenzionali calibrate da un certo gusto dell’armonia.
Il pubblico dal canto suo è soddisfatto e pare aver apprezzato la scelta di accostare una band molto spinta ad un’altra più completa: una combo da riprovare.

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