
Ozric Tentacles, un trip sonoro
Gli Ozric Tentacles travolgono il pubblico con il loro inconfondibile space rock psichedelico
Atmosfera acida e sonorità ipnotiche per il quartetto britannico
Roma, 01 Aprile 2025
Gli Ozric Tentacles vogliono bene all’Italia, tanto da averla resa, nel corso della loro quarantennale carriera, la terza nazione (dopo la natia Gran Bretagna e gli Stati Uniti) in cui hanno suonato più concerti. E la data di Roma ha aperto un generoso tour di otto date lungo l’intero stivale, dal Veneto alle Puglie, che si chiuderà a Veruno, l’iconica località del novarese che da alcuni anni ospita uno dei più interessanti festival europei dedicati al Rock progressivo.
Lasciatemi innanzitutto spezzare una lancia in favore del locale che, come l’anno scorso, ha ospitato l’esibizione dell’act inglese: un promoter volenteroso dovrebbe a mio parere considerare con estrema attenzione l’ipotesi di affidarsi allo Spazio Rossellini per quei concerti di capienza media (diciamo 3/400 persone) che invece a Roma trovano difficoltà a venire piazzati.
Silas & Saski
Ad aprire le danze sono chiamati Silas & Saski, a tutti gli effetti un offshoot degli Ozric medesimi, in quanto composti da Silas Neptune e Saskia Maxwell, rispettivamente tastierista e flautista della band madre. Scelta atipica, che mi ha ricordato un concerto del Balletto di Bronzo di qualche anno fa, cui fece da apertura un’esibizione solista del loro leader, Gianni Leone. E scelta comunque interessante, perché ha consentito al pubblico di rendersi conto della versatilità dei due giovani musicisti.
Silas si rivela infatti anche un ottimo chitarrista, virtù che negli Ozric è costretto a tenere quasi sempre nascosta; mentre Saski manifesta una voce da usignolo, ovviamente inutilizzata negli OT che sono da sempre una band rigorosamente strumentale. La loro proposta non mi è però parsa particolarmente messa a fuoco, nel tentativo di coniugare melodie folk dal flavour celtico con campionamenti modernisti, forse con i Dead Can Dance nel mirino.

Ozric Tentacles
Alle 22 Ed Wynne è il primo a presentarsi sul palco, rapidamente seguito dal figlio Silas, dal batterista Pat Garvey e dalla nuova bassista nativa di Trinidad, Coreysan. Si parte, come si suol dire, con il botto, e in particolare con la potentissima ‘O-I’, che mette in chiaro, più di mille parole, la proposta dell’ensemble britannico: un tonante space rock psychedelico, tenuto in piedi da una sezione ritmica potentissima e sul quale si innestano un muro di synth ed i puntuali interventi della chitarra solista di Wynne, lesto peraltro, nelle fasi più interlocutorie e di attesa, a duettare con il figlio sui tasti d’avorio.
In sintesi, è giusto definirli gli eredi degli Hawkwind, anche per l’aderenza alla controcultura hippie, compresa l’immagine e la frequentazione, almeno ad inizio carriera, dei free festival; per non parlare della presenza di un uomo solo al comando delle operazioni, lungo una carriera pluridecennale, con Ed Wynne epigono del leggendario Dave Brock.
Altrove, le strutture più rarefatte, che sembrano quasi trascendere dal concetto stesso di Rock, nel corso delle quali Garvey e Coreysan abilmente alzano il piede dall’acceleratore, sembrano strizzare l’occhio alle teiere volanti care ai Gong del compianto Daevid Allen, anche se l’assoluta assenza di parti vocali rende l’atmosfera ancora più acida e freak, seppur mai totalmente aliena dalla forma canzone.

Se dobbiamo trovare un difetto, comunque non nuovo, alla convincente prestazione degli Ozric Tentacles, esso va evidenziato nel ruolo sacrificato di Saskia. Non già perché fa il suo ingresso sul palco solamente quando il concerto è iniziato da un quarto d’ora, ma perché il suo flauto risulta inesorabilmente stritolato dal muro del suono creato dagli altri quattro strumentisti. La Maxwell si rivela peraltro l’autentico trait d’union fra il gruppo ed il suo pubblico, tramite il suo sorriso gentile, i suoi morbidi passi di danza e la sua più che discreta padronanza dell’ostica lingua italiana, che va ben aldilà dei consueti ‘buonasera’ e ‘mille grazie’ abitualmente sciorinati dai musicisti internazionali quando si esibiscono nel Bel Paese.
‘Kick Moock’ e ‘Sploosh!’ sono gli episodi finali di un concerto che ha lasciato ampiamente soddisfatto il non sparuto pubblico presente, al termine di una prestazione che ha sicuramente consolidato il ruolo di cult band, sul suolo italico, degli Ozric Tentacles.