O.R.k., nuovi orizzonti progressivi

Ci sono un inglese, un americano, un siciliano ed un bolognese, ma non è l’incipit della solita, triviale barzelletta da quattro soldi.
Anzi, direi che qui c’è ben poco da ridere, perché quello che il bolognese (al secolo Lorenzo Esposito Fornasariper gli amici LEM) è riuscito a mettere insieme, è tutto tranne che uno scherzo.
Nel radunare attorno a sé il siciliano (Carmelo Pipitone, chitarrista/cantante dei Marta Sui Tubi), l’inglese (Colin Edwin, bassista dei Porcupine Tree più rilevanti) e l’americano (tal Pat Mastelloto, uno che, per dire, dopo aver fondato i Mr. Mister si è trasferito in pianta stabile alla corte di Robert Fripp e da quasi vent’anni batterizza i King Crimson), Fornasari ha creato quello che, forse a sproposito, è stato etichettato come ‘super-gruppo’, un termine tanto abusato quanto vacuo, e che viene spesso associato ad ensemble di artisti di caratura superiore che nell’unire le forze troppo frequentemente hanno dato vita a prodotti di sicuro richiamo, ma dal contenuto artistico  che nella migliore delle ipotesi risulta fine a se stesso, nella peggiore decisamente scadente.
Nel caso degli O.R.k. è sufficiente analizzare neanche troppo approfonditamente i sette anni della loro esistenza, sette anni in cui la band (e sottolineo il temine ‘band’, non progetto, non super-gruppo) ha dato largo sfoggio di sé in sede live, e partorito quattro album di qualità superiore, mostrando un crescendo compositivo che trova il suo culmine nel recente “Screamnasium”, un album splendido che chi scrive ha piazzato nella propria, personalissima classifica delle migliori uscite targate 2022: un disco dove ciascun pezzo del puzzle trova magicamente il proprio posto, per dar vita ad un’esplosiva miscela di complessità, potenza e melodia in cui il rock progressivo non è il punto di arrivo, ma quello di partenza.

Il loro essere progressivi va inteso letteralmente, in quell’andare oltre che invece manca proprio ai protagonisti del progressive più classico, quello che a furia di stilemi ed archetipi reiterati e ricicciati rischia di diventare più che altro ‘regressive’ rock.
Più Tool che Genesis, per intenderci, in una sorta di alt.prog modernista che pur partendo dai Crimson piuttosto che dai Porcupine Tree, transita da sonorità filo-grunge, attraversa il metal ed atterra a metà strada tra i Tool e gli A Perfect Circle. Per chi ama queste sonorità, praticamente l’equivalente di un paradiso musicale. Ed in questo maelstrom sonoro è una vera goduria ascoltare la voce di LEM, che a tratti richiama il Chris Cornell più sofferto, la chitarra lancinante di Pipitone o le morbide linee di basso di Edwin, per non parlare del drumming impressionante del Mastellotto.

Ascoltando “Screamnasium”, il cui artwork come per il precedente “Ramagehead” è stato curato proprio da Adam Jones dei Tool, appare evidente che con esso gli O.R.k. hanno dato alla luce un album che, ancor più dei precedenti, rappresenta la perfetta sintesi delle loro quattro personalità, dando pienamente corpo al ‘progetto’ musicale da cui ha preso vita la formazione.  Una consapevolezza che devono aver maturato anche loro, perché in questa serata milanese, in un Legend Club purtroppo ben lungi dal poter essere definito affollato, ce lo hanno suonato e cantato praticamente per intero, inaugurando lo show con una potentissima ‘Something Broken’ e via via snocciolando l’intera track-list, omettendo unicamente ‘Hope For The Ordinary’, che in effetti risulta il brano meno pregiato dell’intera opera.
Assolutamente da paura il singolo ‘As I Leave’, in cui LEF pare davvero la reincarnazione del povero Chris Cornell, e da menzionare a occhi chiusi i due pezzi preferiti da chi scrive, la minacciosissima ‘Deadly  Bite’ e il crescendo di ‘Lonely Crowds’. Non manca anche quella ‘Consequence’ in cui su disco LEF duetta con Elisa, che ovviamente brilla per la sua assenza sul palco del Legend. In scaletta trovano comunque posto anche un poker di canzoni dal pregiatissimo predecessore ‘Ramagehead’, con cui nel 2018 gli O.R.k. hanno iniziato a percorrere quei sentieri sonori che abbiamo visto consolidarsi in “Screamnasium”, e tra i quali è doverosa la  citazione di due brani-monster come ‘Kneel To Nothing’ ’ e ‘Signals Erased’.

In definitiva, si è trattato di un concerto strepitoso su un palco in cui il livello d’eccellenza è andato quasi immediatamente fuori scala. E mentre ti guardi attorno, realizzi che alla fine della fiera, di quell’eccellenza ne hanno goduto davvero in troppo pochi. E non ti resta che chiederti perché un fenomeno musicale di questa portata debba suonare in un piccolo locale, nemmeno pieno, della periferia milanese. O perché il bassista, un tipetto gioviale che suonava nei Porcupine Tree di Steven Wilson, te lo trovi prima e dopo il concerto al banchetto del merchandise a vendere i dischi e le magliette del gruppo. Che futuro può esserci per la musica di qualità se gente con un curriculum iperbolico e decenni di carriera alle spalle per suonare e divulgare la propria arte deve adattarsi a questi standard? Certo, fa piacere che alla fine con Colin Edwin ci parli tranquillamente del più e del meno mentre gli paghi una maglietta, e che un Pat Mastellotto qualsiasi si aggiri tranquillamente nel parchetto antistante il locale, dispensando abbracci ed autografi praticamente a tutti i (pochi) presenti. Fa piacere, ma non ci si può non porre il dubbio se davvero avremo la possibilità di vederne ancora, di concerti come questo.

Prima di concludere, un doveroso accenno ai LizZard, il trio art-rock francese che in questo tour accompagna gli O.R.k. in qualità di co-headliner, e che ha intrattenuto il pubblico in attesa che Fornasari e compagni concludessero la serata.
Per quanto non conoscessi una singola nota della loro produzione, sono rimasto molto favorevolmente colpito dalla loro peculiare proposta musicale dichiaratamente alternative, in cui convergono elementi di progressive metal, psichedelia e post-rock.  Il front-man Mathieu Ricou, voce e chitarra, anima calorosamente i brani del gruppo, ben supportato dall’ottima sezione ritmica che vede fianco a fianco la (bravissima) batterista Katy Elwell ed il bassista William Knox. Nell’arco di un’oretta abbondante i LizZard ci hanno trascinato nella loro visione musicale, proponendo i brani del loro ultimo disco in studio “Eroded” del 2021, non disdegnando in ogni caso di attingere qualcosa da un passato che pur non essendo remoto (sono in circolazione oramai da una quindicina di anni) conta altri 3 full-lenght ed un mini-album.

Milano, 18 aprile 2023

Guarda la Photo Gallery del concerto a Roma 

Traffic Club, Roma 19/04/2023 © Stefano Panaro / ONR

O.R.k.

LizZard

0 Comments

Join the Conversation →

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.