Nefas live a Bagni di Tivoli (RM): una band da monitorare
Il Dissesto Musicale è uno di quei pochi locali, sito a pochi chilometri dalla capitale, a rappresentare il sacrosanto fatto che quella del live sia ancora e sempre la quintessenza della filiera musicale per un artista o per una band.
La programmazione è quanto più composita possibile: il Dissesto ha visto esibirsi sul suo palco nomi che hanno lasciato il segno (Il Muro del Canto, Cassandra Raffaele, Surgery, Roberto Dell’Era), sempre doverosamente alternati agli emergenti, in una cornice kitsch e grunge allo stesso tempo.
Lo si vede il 27 novembre, ad esempio.
Ad esibirsi, le band emergenti sono quattro: gli Aware, i Queer Mess, gli Oldthink e i Nefas.
Ad attirare l’attenzione di chi scrive è proprio l’acerbità di quest’ultimi, i Nefas.
Senza ombra di dubbio anche un fruitore non esperto nota che la cifra stilistica della band non è ancora la coesione o l’esperienza, ma è altrettanto vero che, come diranno in seguito i Nefas stessi on stage, non si sapeva bene a cosa avrebbe portato il suonare insieme da poco più di due mesi. La loro cifra stilistica, pertanto, è stato proprio non saperlo.
I Nefas, alias Antonio Perozzi alla voce e alla chitarra, Luca Moltoni al basso e Alessandro Amodio alla batteria, sin dai primi accenni di note svelano al pubblico un progetto basato su una sperimentazione linguistico – musicale apparentemente casuale ed in realtà ben studiata e cadenzata.
I testi in italiano parlato e recitato di Antonio, sono ben supportati da un post rock quasi progressive, molto personale e che ben dichiara i propri precisi intenti.
L’ascoltatore è quindi trasportato in questo viaggio musico – sensoriale squisitamente moderno, in cui i ragazzi, seppur poco più che adolescenti, dimostrano di sapersi destreggiare abilmente. Lo dimostrano pezzi come ‘Superstite‘, ‘La presunzione fondata di avere gli occhi aperti‘, ‘L’io pone sé stesso‘, ‘Metauthanasi‘.
Proprio a dover tirar fuori un termine di paragone, verrebbero in mente nientedimeno che i Massimo Volume: d’altronde, quando si è agli inizi è bene farsi ispirare, quindi tanto vale farlo con i migliori.
I Nefas pertanto si avvicinano al loro stile tanto quanto poi con destrezza se ne discostano, continuando il loro viaggio di ricerca sonora a cui stasera, in piccola parte, abbiamo assistito e che in realtà per un musicista non dovrebbe avere fine mai.
I Nefas rientrano quindi a pieno titolo in quel sottobosco di emergenti da monitorare con cura, la stessa che i ragazzi ci hanno dimostrato nel loro debutto e che, se costante, alla lunga darà grandi soddisfazioni a molti palati musicali.