Múm live a Roma: un ulteriore modo per divulgare cultura

La prima volta che ebbi modo di partecipare alla sonorizzazione di un film dal vivo fu nel 2010, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma con i Calibro 35.
Per l’occasione, venne proiettata nel Teatro Studio la pellicola “Milano odia, la polizia non può sparare“, classico del repertorio poliziottesco targato 1974 per la regia di Umberto Lenzi.
Fu un’esperienza particolare, poiché l’attenzione (e parlo per me) non era concentrata né sulla proiezione né sui musicisti.
Oggettivamente non sapevo bene come comportarmi: dovevo guardare il film e goderlo come se fossi stata al cinema? O era il caso di osservare i ragazzi della band, attenti e impegnati nel far coincidere il tutto?

Tempo dopo ebbi modo di intervistare gli STEARICA, formazione math rock torinese che se all’estero fa furore, in Italia resta ancora un prodotto di élite osannato e portato in palmo di mano all’unanimità dalla critica di settore – quella che conta, quindi no, non solo secondo il mio parere.
Uno dei tanti progetti che li ha visti protagonisti in questi anni è stata la sonorizzazione di un film muto di Wegener, “Der Golem“, pellicola tedesca del 1920.
Questo lavoro, nato dalla collaborazione fra il Museo Nazionale del Cinema di Torino e l’ormai fu Traffic Free Festival, è stato ospite del MiTo Festival a Torino, del Rimusicazioni Film Festival di Bolzano e del Ravenna Nightmare Film Festival.
Ed anche qui: come ci si può immergere in pieno nello spettacolo di una sonorizzazione live? – a tal proposito, se siete appassionati e avete un’ora e mezza da dedicarci, potete guardare su YouTube il film con il live di Bolzano cliccando qui.

Atto terzo, arriviamo ai Múm che si sono esibiti il 7 marzo al Monk di Roma.
Formazione islandese dedita prevalentemente all’elettronica, dopo gli esordi come band al momento dei Múm fanno parte Gunnar Örn Tynes ed Örvar Þóreyjarson Smárason.
Dopo l’uscita nel 2013 del sesto album (“Smilewound”, al quale ha partecipato anche Gyða Valtýsdóttir, membro originario della band) attualmente il duo è in tour musicando live una pellicola di Billy Wilder.
Regista e sceneggiatore austriaco naturalizzato statunitense, “Uomini di domenica” fu il suo primo film muto, uno degli ultimi realizzati in Germania prima dell’avvento del sonoro.

Mum © Max Marcoccia 2016
© Max Marcoccia

Per l’occasione, al Monk sono stati sistemati dei pouf in aggiunta alle solite sedie e ai divanetti per permettere al pubblico di godere con una certa comodità (modalità “svacco”) lo spettacolo.
Presenti all’evento un centinaio di appassionati che hanno sfidato il freddo e la pigrizia classica del lunedì – sono sicura che non tutti avevano compreso che quello dei Múm non sarebbe stato un concerto in senso stretto.
La pellicola di Wilder (qui sceneggiatore) diretta dai fratelli Siodmak è uno spaccato di vita berlinese: un docu-film con attori non professionisti che impersonano sé stessi alle prese con lo svago domenicale e che fa pensare al cinema neorealista italiano sviluppatosi un decennio più tardi.

Mum © Max Marcoccia 2016
© Max Marcoccia

Le trame elettroniche costruite ad hoc dal duo islandese vanno ad aumentare il valore espressionista di quella che è una recitazione, di fatto muta, in una pellicola in bianco e nero.
Uno spaccato di vita vissuta, di quegli anni Trenta che vanno incontro al buio che prenderà il sopravvento fino a sfociare, nel 1933, nella salita al potere di Hitler.
Le musiche dei Múm amplificano il pathos già percepibile con la sola visione del film, e l’impronta attuale e moderna di questa colonna sonora elettronica riesce qui ad essere il perfetto ingrediente per rendere completo il lavoro.
Il piano, i sintetizzatori e le percussioni sono il segno della contemporaneità del duo e ben si adattano ai cambi di scena e alla dinamicità delle immagini di una vita che appartiene ad oltre 80 anni fa.
I rumori di fondo, il loop ed i rumori bianchi sono elementi preziosi che vanno a colorare la pellicola con gradazioni sonore che si dipanano per 74 minuti.

Mum © Max Marcoccia 2016
© Max Marcoccia

Non mi è ancora ben chiaro come ci si deve comportare in questi casi, e la colpa è di una certa curiosità che ogni volta mi assale: gli occhi si muovono e non riescono a seguire completamente lo schermo perché è interessante, al contempo, cogliere la tensione e la necessità da parte dei musicisti di non sbagliare.
Musica ed arti visive: un binomio da non sottovalutare.
Per cercare ancor oggi di recuperare pellicole datate e magari sconosciute ai più: un ulteriore modo per divulgare cultura.

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