
Max Pezzali, nostalgia di un tempo che non tornerà più
Max Pezzali continua a far sognare con il “Roma Max Forever”
“Questo Pala non è un albergo” approda al Palazzo dello Sport per la prima di sei date sold out
Roma, 24 Gennaio 2025
La prima delle date romane è stata un successo clamoroso, ma su questo c’erano davvero pochi dubbi. Lo si poteva intuire vista l’ondata di successo amarcord che negli ultimi anni ha investito Max Pezzali. Un’ondata forte a tal punto da portarlo ad esibirsi in location sempre più grandi e prestigiose. Con “Questo Pala non è un albergo” Pezzali torna in città per sei appuntamenti, tutti sold out da tempo: ecco cosa aspettarsi dal “Roma Max Forever” in questa speciale edizione invernale al Palazzo dello Sport.
Una risposta di presenze oltre ogni immaginazione
No, lo ammetto: non ho mai visto il Palazzo dello Sport così pieno di fans. Anzi, dire pieno è riduttivo: possiamo parlare a tutti gli effetti in termini di saturazione. Grazie a Pezzali mi sono accorta dell’esistenza di settori laddove i miei occhi non si erano mai spinti. Ed ho visto persone in postazioni azzardate, quei famosi a visibilità ridotta che di fatto non ti fanno vedere proprio nulla di quel che accade sul palco. Per mera curiosità ho cercato un dato ufficiale legato al numero di biglietti venduti ma non ho trovato riscontro. L’unico dato ufficiale riguarda la capacità del Palazzo dello Sport: circa 11.200 posti a sedere.
Considerando che Max Pezzali ha programmato sei concerti sold out consecutivi nella struttura, il numero totale di biglietti venduti per queste date può essere stimato intorno a 67.200. Questo dato (numero più, numero meno) contribuisce al totale di oltre 400.000 biglietti venduti per l’intero tour “Questo Pala non è un albergo”. Mica male.

Il concerto, un’esplosione di emozioni
Il palco è allestito in modo semplice ma dettagliato. Spicca dal centro la pedana che si spinge fino alla transenna, mentre sul fondo è stata ricreata una camera da letto con poster appesi alle pareti. Ai lati due maxischermo il cui compito è forse tentare di mostrare qualcosa a coloro che hanno avuto il coraggio di acquistare i posti più sfortunati pur di assistere alla serata.
L’intro di ‘Ragazzo Fortunato’ di Jovanotti ci riporta prepotentemente agli anni Novanta e aiuta a scaldare gli ultimi minuti d’attesa prima che si spengano le luci. E poi, ci siamo: partono le prime note di ‘S’inkazza (Questa casa non è un albergo)’. Esplode un boato, migliaia di voci si fondono in un unico coro. Max Pezzali sale sul palco accolto da un’ovazione e da quel preciso istante in poi è chiaro a tutti che la serata sarebbe stata a dir poco un crescendo sempre più intenso di emozioni.
Camicia gialla con stampa a fiori sgargiante, occhiali da sole e sorrisi continui: Max è il primo a divertirsi sul palco e questo alimenta il pubblico. La band che lo accompagna è ormai rodata e affiatata, anche se sul palco sembrano tutti sparsi e troppo distanti fisicamente tra loro. Partendo da sinistra e scorrendo gli occhi verso destra, incontriamo:
– Ernesto Ghezzi (tastiere);
– Giorgio Mastrocola (chitarra ritmica);
– Giordano Colombo (batteria);
– Marco Mariniello (basso);
– Davide Ferrario (chitarre, sintetizzatori e programmazioni).
La scaletta, un tributo alla carriera e ai fan
Il concerto è stato un viaggio attraverso i decenni, con una scaletta pensata per accontentare sia i fan di lunga data che i nuovi ascoltatori. Max ha alternato i suoi grandi classici a brani più recenti, mantenendo sempre un equilibrio perfetto tra emozione e intrattenimento. Non sono mancati successi come ‘Come mai’, ‘Hanno ucciso l’Uomo Ragno’ e ‘Sei un mito’, ma la realtà è che il pubblico ha cantato a squarciagola tutte le canzoni.

La scenografia è un tripudio di colori con giochi di luci, grafiche in stile retrò ed un palco che ha permesso a Max di interagire bene con il pubblico. Tra una canzone e l’altra ha raccontato aneddoti divertenti ed espresso riflessioni sincere sulla sua carriera e sulla vita.
Dopo oltre due ore di musica, lo show si è concluso con un bis trionfale. ‘Con un deca’ ha scatenato l’ultima, grande ondata di energia, lasciando tutti con il sorriso sulle labbra e la voglia di rivivere la magia del concerto.
Perché “Questo Pala non è un albergo” è un tour imperdibile
Max Pezzali ha esordito col botto: era il 1992 quando con “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” lui e Repetto raggiunsero un successo inaspettato. All’epoca erano due giovani di 25 anni e furono in grado di abbracciare più di una generazione. Ad ascoltarli c’erano i loro coetanei, gente un po’ più adulta ma anche le fasce di giovanissimi.
Nel 1992 avevo 9 anni e ricordo che a scuola eravamo tutti fan degli 883. Probabilmente non avevamo l’età adatta per capire il senso di alcuni testi ma li sapevamo a memoria. Tutti. Con quei brani abbiamo iniziato a sognare, immaginare e sfogare lacrime amare. Per chi è nato nei primi anni Ottanta, Pezzali è stato il fratello maggiore che ti anticipa quello che sicuramente anche a te accadrà, cercando di preservarti dai dolori del giovane Werther e preparandoti a rispettare ‘La regola dell’amico’. E sì, nomino Werther perché all’epoca l’abitudine era ancora quella di scrivere bellissime lettere. Lettere da conservare in un cassetto e rileggere nell’attesa di qualcuno in grado di scrivere una canzone d’amore per farsi ricordare (cit.).