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Marlene Kuntz, noi siamo i giovani sonici

Tra riff graffianti e parole taglienti, i Marlene Kuntz a Milano

La band cuneese al Legend Club nel “Catartica Tour 2024”

Milano, 12 dicembre 2024 | Ph. © Giulia Di Nunno

Partiamo con un’analisi ai raggi X, subito a bruciapelo: cosa c’è di originale in questa proposta 2024 dei Marlene Kuntz e cosa troviamo di prevedibile? Un lungo tour celebrativo, l’anniversario del primo disco per la gioia di chi guarda con nostalgia agli albori, una serie di proposte commerciali e artistiche collaterali per un’offerta che si sappia posizionare sul mercato, tutto questo non può mancare nel copione.

Diversità di luoghi e di dimensioni, dai grandi locali alle rassegne estive ai piccoli club, l’atmosfera di una festa del cazzo tra amici che si fa percepire e nessuna concessione al presente, nessuna velleità di ribadire il proprio percorso e invece una coerenza assoluta col tema, sono questi i fattori per nulla scontati che colpiscono positivamente.

Possiamo sostenere con fierezza che quelli visti il 12 dicembre, nell’ultima di tre serate al Legend Club di Milano a chiusura del Catartica Tour 2024, sono i veri Marlene Kuntz? Assolutamente no, sarebbe un falso storico, perché i Marlene Kuntz sono anche quelli degli anni Zero, e degli anni Dieci, e hanno tutte le facce che Cristiano Godano e compagni hanno voluto mostrarci, indubbiamente autentiche.

Ma noi ci siamo galvanizzati perché abbiamo avuto di fronte i Marlene Kuntz della nostra giovinezza, il gruppo visionario che tra il 1994 e il 1999 ha preso il noise rock e lo ha declinato in lingua italiana, i creatori di dischi stridenti e affilati che abbiamo consumato ma che messi sul palco graffiano dieci volte tanto, un fenomeno che può essere riassunto nell’immagine di Gioventù Sonica. Non un appuntamento per accarezzare blandamente la nostalgia, ma un evento per vivere con gli occhi di oggi le idee di ieri senza mettere filtri.

La serata viene inaugurata da Pit Coccato, in compagnia di AgneMag, delle loro due chitarre, di un po’ di emozione dentro e fuori dalle canzoni e del giusto mood per portare il pubblico davanti al palco senza urtare nessuno. Bella voce, testi apprezzabili in un inglese altrettanto apprezzabile, suoni da cantautorato rock con un po’ di voglia di ricerca, tutto ciò che può rendere confortevole l’apertura di un concerto.

Un elemento che accompagna da sempre i Marlene Kuntz, quale che sia la loro vena espressiva del momento, è l’eleganza. L’eleganza di Cristiano Godano e di Riccardo Tesio, quelli che “Catartica” lo hanno scritto, ma anche degli innesti più recenti: senza essere poser, senza essere altezzosi, un semplice colore distintivo di fondo, l’eleganza nell’aria anche quando inizia a scendere la tempesta.

Non ci sono pezzi scaldapubblico, nessuno stratagemma per infiammare la folla, ognuno trova i suoi pezzi del cuore e della memoria e se li gode, senza esagitazione ed eccessivo movimento nelle prime file. L’esecuzione dal vivo è arricchita da qualche venatura affilata e tagliente, la prima vera sorpresa arriva con la potenza distorta che viene sprigionata in due pezzi “lenti”, almeno come ci ricordavamo ‘Ineluttabile’ e ‘Lieve’.

Per essere una festa serve però una certa quantità di follia. I Marlene Kuntz non fanno complimenti, e basta l’incipit di ‘Festa mesta’ per far prendere fuoco al locale. Giunge il momento di mollare il freno, saltare a terra e poi volare con ‘Sonica’ e planare con ‘Nuotando nell’aria’, nulla che non ci si potesse davvero aspettare in termini di qualità e intensità ma non per questo meno violente nell’impatto fisico ed emotivo.

Dopo la pausa di rito, necessaria per rimettersi un po’ tutti in sesto, arrivano i tasselli mancanti del puzzle, lenti e veloci, intensi e brutali, per poi chiudere con l’inizio, il biglietto da visita, il manifesto, il riassunto della serata: ‘M.K.’ – O.K., perché se la chiosa la scrivono i Marlene Kuntz esce sicuramente meglio.

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