Luppolo In Rock 2024 | Day 01 | Folkstone
AL VIA IL WEEKEND PIÙ ROCK DELL’ESTATE, HEADLINER DEL PRIMO GIORNO I FOLKSTONE
Torna a Cremona il Luppolo In Rock, una tre giorni dedicata agli amanti del mondo rock
Cremona, 19 luglio 2024
Da diversi anni ormai il mese di luglio per molti metalheads significa una sola cosa: Luppolo In Rock. La manifestazione nata da un’idea di Massimo Pacifico torna con una nuova edizione che, come da tradizione, cerca di coniugare i diversi gusti musicali più amati dal pubblico in tre ricche giornate di musica. Anche quest’anno la Luppolo Family ha portato sulle assi del Parco Delle Colonie Padane una grande varietà che ha visto nelle vesti di headliner i Folkstone (tornati in pista lo scorso anno dopo un lungo silenzio), i teutonici Gamma Ray e i finlandesi Amorphis.
Uttern
Il sole è ancora bello forte e battente quando, passati i diversi controlli e ritirati i pass, le persone iniziano a fare il proprio ingresso nel parco. Sono circa le 17 quando le Uttern, prima band in cartellone, danno inizio al loro rituale celtico e sono pronte ad inaugurare questa nuova edizione. Il quartetto triestino, nonostante le alte temperature e la poca affluenza, probabilmente dovuta al fatto che fosse venerdì e molti a quell’ora ancora si trovino al lavoro, quindi impossibilitati a recarsi a Cremona, non si lascia scoraggiare e si appresta ad incantare quei pochi vittoriosi che hanno volutamente osato sfidare l’afa, lasciandosi trasportare nel magico mondo sciamanico di queste quattro giovanissime ragazze.
Nella mezz’ora scarsa messa a propria disposizione, il quartetto presenta alcuni estratti del loro secondo lavoro in studio, “Mediterra”, uscito lo scorso anno, alternati da qualche pezzo tratto da “Gudinna”, disco d’esordio del 2018. La proposta musicale della band, di primo acchito, sembra ricordare molto vagamente quella degli Eluveitie ai tempi di “Slania” (la voce della cantante è vagamente simile a quella di Anna Murphy). Tuttavia le Uttern hanno impreziosito ulteriormente le proprie sonorità inserendo un mashup linguistico che va dal latino allo svedese e, ancora, dal sardo all’inglese.
Una proposta decisamente interessante che in questo contesto sembra non aver avuto il giusto spazio. Forse complici il clima e la scarsa partecipazione dei presenti, ma le Uttern meriterebbe un adeguato coinvolgimento in sedi più consone, come ad esempio un Montelago Festival o un Bundan, più appropriati per la musicalità proposta. Da rivedere, sicuramente, in altri contesti. E con climi più consoni!
Derdian
Anche i Derdian, secondi ospiti della serata, sembrano decisi a non farsi abbattere dalle temperature che, ora dopo ora, diventano sempre più toste e difficili da gestire. Ecco quindi che il quintetto capitanato da Ivan Giannini (Vision Divine) è pronto a far capolino sul palco cremasco. Trenta sono i minuti in cui i nostri avranno modo di presentare un set bello energico, dal quale verranno ripescati a grosse mani alcuni brani tratti da tutta la discografia della band lombarda.
Tra un pezzo e l’altro, i ragazzi non si lasciano demordere dal caldo incessante e, tra una passata di asciugamani sul viso (gentilmente e prontamente forniti dall’organizzazione) e lunghi sorsi di acqua per re-idratarsi, i nostri snocciolano un power metal bello solido che riesce a convincere anche i fan che, fino a poco tempo prima, non erano a conoscenza di questa fantastica realtà tricolore.
Ivan, visibilmente provato dal caldo, si dimostra un frontman con la F maiuscola: non si lascia intimorire e procede a piede spedito come un carro armato. Coinvolge il pubblico e si lascia persino scappare una piccola confessione: a metà set, infatti, il vocalist ha sottolineato come la band non sia mai riuscita ad avere troppo spazio in Italia, arrivando a suonare maggiormente all’estero (dove hanno una solida fanbase), il tutto condito con una nota di amarezza o, forse, un po’ di rammarico.
Triste realtà che spero possa avere risvolti positivi in futuro per il quintetto che, in questa sede, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola e di meritare una maggiore attenzione da parte di tutti, non solo dagli stessi fan!
Myrath
Il tempo di allestire tutta l’imponente scenografia, anch’essa protagonista del prossimo set, ed ecco che arriva il tempo per i Myrath di dare inizio alle danze… letteralmente! Assente dai palchi italiani dal 2018, la band tunisina, la più attesa della giornata da tantissimi fan presenti (e anche da chi, purtroppo, li ha persi proprio per un soffio, a causa delle lunghe code e i transigenti lavori in autostrada), mette in piedi uno show che, da subito, sulle note di ‘Into The Light’ e le successiva ‘Born To Survive/Dance’, ci proietta nella loro amata madre patria. Un’immersione nella loro cultura, con sonorità arabeggianti che, volente o nolente, rapiscono l’ascoltatore.
Ad attirare l’attenzione non sono solo i musicisti e Anastasia Lihnka, la danzatrice del ventre e coreografa che attualmente accompagna il combo tunisino in tour, ma è anche lo stesso vocalist, Zaher Zorgati, vera miccia di un set bello energico. Che a detta di molti, inclusa la sottoscritta, risulterà il più bello e d’impatto dell’intera serata: il vocalist, seppur non troppo dinamico sul palco, con il suo spiccato carisma è riuscito ugualmente a catalizzare su di sé tutto l’interesse del pubblico, il quale non ha mai smesso un attimo di accompagnare il quintetto per tutta la durata del concerto.
Saor Patrol
Dalle mirabolanti avventure alla “Mille e una notte” dei Myrath si passa rapidamente alle melodie folkloristiche degli scozzesi/teutonici Saor Patrol, tornati nuovamente a calcare le assi di un palco italiano ad appena due anni di distanza dalla loro ultima esibizione, che ha visto la band di Kincardine esibirsi al Malpaga Festival.
‘Ceann Motair’, brano che si appoggia principalmente sulla fiera cornamusa di Basti Brigaldino, ha il compito di scaldare ancora di più gli animi di quei fan che, per un motivo o per un altro, erano perlopiù presenti proprio per assistere agli ultimi due act della serata. Ciò che ha incuriosito tanta gente in merito alla prestazione messa in piedi dal quintetto scozzese è la peculiarità di offrire al pubblico un set interamente strumentale, senza alcun ausilio vocale o parti cantate, caratteristica che se da una parte ha fatto felice una fetta di pubblico, dall’altra ha avuto un risvolto piuttosto avverso.
Se, infatti, inizialmente la proposta offerta poteva ispirare lo spettatore curioso, con lo scorrere del tempo questa miscela di folk e celtic ha reso lo show decisamente un po’ monotono e “pesante”. Molte persone presente ai vari stand hanno, appunto, sottolineato la linearità della performance, mentre altri, invece, hanno constatato una ripetitività eccessiva, cosa sulla quale, personalmente, mi sento d’accordo.
Nel complesso la band ha comunque allegrato gli spiriti di chi, come detto pocanzi, si era recato a Cremona prevalentemente per vederla in compagnia dei Folkstone e, almeno per loro, le aspettative non sono state deluse!
Folkstone
La prima cosa che ultimamente viene in mente pensando ai Folkstone è il binomio scioglimento/ritorno alle scene. Era il 2019 quando la band piemontese, una delle realtà musicali più amate dagli italiani, annunciò lo scioglimento, notizia che all’epoca, per ovvie ragioni, non venne presa troppo bene dalla grossa fanbase del combo bergamasco.
Molti, infatti, speravano che si trattasse di una pausa temporanea, dovuta forse all’eccessiva attività live che ai tempi la band stava attivamente tenendo in piedi, mentre altri, vista anche l’uscita del disco “Diario di un ultimo” in parte sapevano già, in cuor loro, che si sarebbe trattato solo di una questione di tempo prima che la band annunciasse il proprio allontanamento dalle scene.
Cinque anni dopo e diversi sold out sparsi lungo il territorio ne hanno decretato il definitivo ritorno, avvenuto ufficialmente in seguito alla partecipazione della band all’ultima edizione del Metalitalia.com Festival ed ecco, quindi, che i Folkstone tornano più determinati che mai, rinvigoriti da quella voglia di possedere il palcoscenico e dare nuova linfa vitale alla propria musica nella nuova tranche estiva denominata “Non Ho Tempo Di Aspettare Tour 2024”.
Ed è proprio sulle note di ‘Nella Mia Fossa’ che i Folkstone dimostrano di non aver perso lo smalto in questo lungo lustro di assenza dalle scene, anzi, tutt’altro, l’energia che proviene da ciascun componente è talmente palpabile che anche il pubblico ne percepisce la totale essenza e si lascia trasportare a 360° in un’ora e mezza abbondante di show! Venticinque sono i pezzi che compongono la nuova scaletta dei bergamaschi, a cui verrà dedicato anche uno spazio al nuovo materiale di recente creazione, come ‘La Fabbrica Dei Perdenti’ e ‘Macerie’, entrambi tratti dall’album doppio in vinile “Racconti da Taberna”, uscito proprio il mese scorso.
Il feedback del pubblico non può essere che positivo ed ecco che, di nuovo, si lascia coinvolgere ulteriormente da alcuni brani che hanno segnato proprio la nascita – e la crescita – del gruppo, quali ‘Luna’, qui presentata in versione acustica, ‘Nebbie’, ‘Anime Dannate’ e ‘Scintilla’. Ed è proprio a metà set che, senza alcun preavviso, compaiono scintille e lampi ad annunciare l’arrivo del maltempo che, da lì a breve, colpirà proprio la zona con un lungo acquazzone estivo. I Folkstone, ovviamente, non demordono e continuano a regalare emozioni su emozioni con una scaletta bella ricca che ha saputo accontentare fan di primo pelo e di più recente scoperta.
Con passo pesante, tutta l’area concerti del Parco Colonie si appresta a salutare la band bergamasca, lieta di aver assistito ancora una volta ad un concerto clamoroso che, ancora una volta, ci ha presentato un gruppo di musicisti assetati di musica e desideroso di tornare a calcare altri palchi il prima possibile. E noi, al momento, possiamo solo ringraziare i Folkstone, per averci regalato un’altra volta ancora un concerto memorabile.