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Kaleo, il blues rock d’autore abbraccia Roma

Gli islandesi arrivano per il loro unico appuntamento italiano nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.

Guidati dal carismatico frontman Jökull “JJ” Júlíusson, i Kaleo sono protagonisti di una serata intensa e partecipata al Roma Summer Festival.

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di Stefano Panaro
26 Giugno 2025
Kaleo

Roma, 25 Giugno 2025

I Kaleo sono tornati per un’unica data italiana, infiammando la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone con un’esibizione intensa e stratificata. La band islandese guidata da Jökull “JJ” Júlíusson ha narrato, evocato, vibrato nell’anima di un pubblico rapito – un momento che va ben oltre la cronaca.

Apertura con Bloodline e USA Today: emozioni in crescendo

Il live si apre con Bloodline, un brano fresco di Mixed Emotions (uscito il 9 maggio 2025), che già sprigiona tensione e suggestione. JJ entra in scena con passo deciso, il microfono in mano, mentre un riff di chitarra costruisce un’atmosfera densa. Il pubblico è rapito: bassi profondi, percussioni quasi ancestrali e la voce di JJ che passa da bisbiglio a graffio con grande naturalezza.

Segue USA Today, altro estratto dal nuovo album, un brano che mischia introspezione e tensione rock. Gli arrangiamenti emergono netti: Rubin Pollock cuce slide sottili, Daniel Kristjánsson aggiunge strutture ritmiche avvolgenti, e Davíð Antonsson scandisce un tempo stretto, perfetto per un sound moderno pur aderendo a radici blues.

Il cuore del concerto: Rock ‘n’ Roller, Back Door e Lonely Cowboy

Arriva Rock ‘n’ roller e la Cavea si accende. Il riff pulsa, la batteria picchia come un cuore potente, la voce di JJ colpisce come un pugno. È una dichiarazione: i Kaleo stanno qui per scuotere l’anima.

Con Back Door la scena cambia registro. Il brano, già noto al pubblico dai live precedenti, si adagia sull’atmosfera come un lento fiume scuro. La melodia si estende, sfianca lo spazio, e la band lascia respirare ogni nota: silenzi, pause, attacchi improvvisi, come in una danza primitiva. In quel momento, la Cavea diventa un ambiente quasi sacro, uno spazio in cui ogni suono ha peso e direzione.

Poi è il turno di Lonely Cowboy, brano influenzato dalle sonorità cinematografiche di Ennio Morricone. I Kaleo vi fanno esplodere il lato più western e meditativo, con un uso elegante dell’armonica e slide nostalgiche. Roma ascolta in silenzio, come in una scena di un vecchio spaghetti western: polvere, cielo corvino, solitudine carica di significato.

L’intimità acustica

Dopo l’intensità elettrica, si torna alla quiete acustica. I Can’t Go On Without You e All the Pretty Girls vengono eseguite con chitarra pulita, basso morbido e voce densa. JJ, tra un verso e l’altro, saluta Roma con un «Grazie a tutti voi!», e per un attimo il palco si trasforma in un salotto, la Cavea in un’abbraccio. Nel ritmo lento, si percepisce un profondo affiatamento tra i musicisti: non serve gridare per emozionare.

Si riparte con Hey Gringo, ritmo sostenuto, basso che spinge e percussioni che pulsano. Broken Bones è un pugno ritmico e chitarristico che smuove i corpi: la Cavea ora è viva, vibra al contra tempo.

Con Skinny, si scende in una dimensione più notturna e introspettiva. Il riff è teso e quasi ossessivo, la voce trattenuta. Il pubblico resta sospeso, trattenuto: JJ sta raccontando qualcosa di personale, e le note diventano parole non dette.

Apice emotivo: Way Down We Go e No Good

Il momento clou arriva con Way Down We Go, celebre hit che ha catalizzato l’attenzione globale della band. È un coro all’unisono che sale dal palco e invade l’aria. Ogni voce sembra amplificata dalle pareti acustiche della Cavea: è un preciso istante di catarsi.

Segue No Good, brano dal groove graffiante, rock puro. Le chitarre tornano incisive, la batteria martella un ritmo marziale, tutto raggiunge un climax di tensione e potenza. La performance è rituale: il palco diventa un pentacolo di suono, e il pubblico partecipa, urla, batte le mani in una comunione fisica col gruppo.

Il bis emozionale

Dopo aver apparentemente concluso, la band torna sul palco: è il momento del bis. Free Love crea un’intimità inattesa: la voce di JJ si affianca perfettamente a un ospite inaspettato, un momento di delicatezza che spezza l’adrenalina e ristabilisce il contatto tra band e spettatori.

Il gran finale è Rock ’n’ Roller in chiusura definitiva. Agli assoli incendiari, si accompagna la potenza ritmica: la band fa esplodere l’energia residua in un boato collettivo, tra riff acuminati e applausi scroscianti. È un epilogo rituale, un’esibizione che brucia fino alla fine.