Jinjer, la tempesta perfetta dell’Est travolge Milano

Milano, 14 dicembre 2019

I Jinjer arrivano e conquistano Milano ma il battaglione di attacco comprende anche tra le sue file The Agonist, Khroma e Space of Variations.

Alle 17.30 tocca agli ucraini Space of Variation ad aprire le danze con il loro elettronico hardcore metal: una venue già affollata ha applaudito convintamente i ragazzi dell’Est, segno che la combo ha sicuramente ben performato come gruppo di apertura in questo mini festival composto da ben quattro gruppi.
Una band sicuramente da rivedere anche in altre occasioni, grazie alle belle vibrazioni lasciate al pubblico.

Space Of Variations - Magazzini Generali - Milano

A seguire tocca ai finlandesi Khroma con il loro elettric metal, pronti a saggiare la potenza e la resistenza dell’impianto sonoro dei Magazzini Generali.
Durante la mezz’ora di set a disposizione, i finnici danno ben sfoggio della loro capacita esecutiva sebbene se il genere, a parere dello scrivente, sia vittima di troppa cacofonica esuberanza nel suo mix tra basi elettriche, trip hop e parti strumentali.
Fanno ben presa sulla partecipazione del pubblico, dove vengono ricercate componente ritmica e violenza di suono piuttosto che una parte melodica.
Ovviamente è innegabile un’ottima dedizione live e sicuramente i Khroma saranno apprezzati dai cultori del genere elettrico-industriale.

Khroma - Magazzini Generali - Milano

Il locale è strapieno al momento della esibizione degli The Agonist, tanto che i gestori sono costretti ad aprire anche i soppalchi per poter far godere del concerto gli spettatori che causa conformazione del locale lungo e stretto avrebbero serie difficoltà di visuale.
La band canadese capitanata da Vicky Psarakis sfodera un set molto coinvolgente, facendo benissimo il compito di gruppo spalla, indirizzando il sound della serata verso gli headliner.
I The Agonist non sono una copia dei Jinjer, è bene specificarlo, sebbene i termini di paragone sono evidenti soprattutto nella tecnica vocale di alternare la voce molto pulita a growl pesanti e profondi.
Il gruppo ha il merito di possedere personalità unita ad una tecnica esecutiva importante, canzoni ben ritmate e delle buone melodie.
La personalità della Psarakis e degli altri membri coinvolgono molto bene quasi tutto il pubblico dimostrando di saperci fare e avere un bel repertorio di proiettili da sparare sul pubblico.
Questo debutto in territorio italiano, come ricordato da parte della band, ha creato un buon gruppo di nuovi fans intuibile dal calore riservato ai canadesi dopo il loro set.

The Agonist - Magazzini Generali - Milano

Buio.
Sui tre schermi posti alle spalle della batteria vengono proiettati i meccanismi di un orologio e inizia un countdown per annunciare l’arrivo dei veri protagonisti della serata.
Si parte in apertura con ‘Teacher Teacher!‘ e quando il pubblico oramai freme e canta, i Jinjer escono sul palco ed esplodono con ‘Sit Stay Roll Over‘: in un attimo si intuisce la differenza incredibile con le band in apertura e anche con altri tantissimi concorrenti a livello internazionale.
Il pubblico è in delirio per Tatyana e compagni e già con la successiva ‘Ape‘ lo stage è conquistato: quando Tatyana comanda, il pubblico risponde cantando.
Ad osservarla sembra quasi di vedere un folletto violento che indossa calze decorate con i funghetti di Mario Bros: Tatyana salta, si dimena, urla e canta.
Domina lo stage, supportata da musicisti incredibilmente bravi a passare da un genere all’altro e mantenendo sempre altissima la potenza e pulizia dei suoni.
I pezzi si susseguono rapidi e precisi, non ci sono pause per rifiatare né per fare prigionieri.
La scaletta è molto ben bilanciata riuscendo a non annoiare o sovrapporre suoni tali da creare disturbi percettivi o cali di attenzione.

Così, ‘Judgement (& Punishment)‘ alterna parti djent a cantato raggae, sottolineando più che altro che i Jinjer, fondamentalmente, sono un gruppo chiaramente con influenze prog.
Il delirio vero arriva con la potentissima ‘Who is gonna be the one‘.
Già con l’intro di chitarra e basso le mura dei Magazzini Generali e gli altoparlanti dell’impianto hanno dato prova di riuscire a sopportare delle belle scosse: i quattro musicisti sono una perfetta alchimia di tecnica, ritmica, melodia e potenza sonora, ottimamente amalgamati da una incredibile quantità di show in tutto il mondo.

Jinjer - Magazzini Generali Milano

Per un’ora e mezza si è assistito al live di una band solidissima e coinvolgente in ogni reparto, con una Tatyana in grandissima forma in grado di tenere le redini del concerto sapendo esattamente quando mollare e dare libero sfogo al pubblico.
Il concerto non ha momenti di calo di intensità emotiva e i fans sono rapiti dai quattro ucraini tanto che non ci si accorge nemmeno d’essere arrivati alla conclusiva ‘Pisces‘.
Le tende vengono tirate con ‘Captain Clock‘ e il sipario cala su un concerto tanto atteso, sicuramente uno dei migliori dell’anno in città.

I Jinjer raccolgono i frutti del loro grosso lavoro live e riescono sempre a creare un’attesa imponente nei loro fans, tanto da dover costringere il booking italiano (Bagana) a spostare la location del concerto.
L’attenzione verso la band negli ultimi due anni è aumentata in modo esponenziale soprattutto nel web e sui social ma non è dovuta, come si potrebbe pensare, all’avvenenza della frontwoman o alle sue sole capacità tecniche di modulare la voce (da un pulito molto classico a un growl pesante e potente).
I Jinjer dal vivo sono una macchina da guerra che già nel 2018 avevano fatto intuire le loro capacità accanto ai più quotati Arch Enemy, ai quali aprirono il concerto.
Il passaparola mediatico li sta consacrando a livello europeo facendoli proseguire in un tour, praticamente senza fine, in giro per il mondo.
Ma ritorneranno: come si dice per l’amore, anche i Jinjer faranno giri enormi per poi tornare.
E noi saremo qui ad aspettarli.


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