
Il tempo sospeso di Amedeo Minghi
Amedeo Minghi dimostra di essere ancora oggi una voce unica della canzone d’autore italiana
Il Maestro chiude il suo tour con un concerto intenso ed ispirato
Roma, 28 Aprile 2025 | Ph. © Stefano Panaro
Amedeo Minghi è da tempo entrato a far parte dell’esclusivo gotha della Canzone d’Autore italiana. Qualcuno fa risalire questo ingresso ai tempi di ‘Vattene Amore’ del 1990, un brano il cui galeotto refrain del trottolino amoroso, entrato quasi a far parte del nostro costume, ha in parte oscurato gli elevati meriti compositivi. Ma io retrodaterei addirittura a sette anni prima l’entrata in pompa magna del cantante romano nell’alveo dei migliori, quando la splendida ‘1950’, puntualmente snobbata dal grande pubblico, fu tra i gioielli più risplendenti dell’edizione 1983 del Festival di Sanremo.
Ieri Minghi ha concluso nella sua Roma, all’interno del prestigioso Sistina, il tour teatrale a supporto della sua più recente fatica discografica, “Anima Sbiadita”. Un album che, tanto per tagliar fuori rapidamente ogni ipotetico tentativo di facile ironia, ha dimostrato come di sbiadito l’autore capitolino non abbia certo l’ispirazione.
La prima parte del set è stata infatti dedicata in gran parte all’ultima release del nostro, e tracce come ‘Non c’è Vento Stasera’ o ‘La Vita è Fatta Così’ sono risultate vieppiù convincenti, senz’altro degne di apparire fianco a fianco con i classici del cantautore romano, quelli naturalmente più attesi dall’ampio, ed entusiasta, pubblico presente.
Come da tradizione, il timbro di Amedeo è pacato, quasi ieratico: su una delle poche hits eseguite nel corso di questa fase iniziale, ‘Cantare è d’Amore’, mi sorprendo ad immaginare un ardito parallelo stilistico, limitatamente alla voce, con Aldo Tagliapietra delle Orme.
Sarò forse condizionato dalla a non tutti nota passione di Minghi per il Progressive Rock, peraltro mai davvero manifestatasi lungo i solchi dei suoi lavori? È assai rilassato Amedeo, appare completo padrone della situazione: scherza gigione con Tiberio Timperi, uno dei volti noti della prima fila, a proposito di una Lazio in svantaggio nella contemporanea partita dello Stadio Olimpico.
Altri brani, come ‘Papillon’ (ispirata dalla romantica figura del fuggitivo, interpretata nell’omonimo film da Steve McQueen) o ‘L’Importante è Lei’, ennesimo j’accuse dell’autore nei confronti di tutte le guerre, paiono forse meno messi a fuoco dal punto di vista di una melodia facilmente memorizzabile. Dopo quaranta minuti, il sipario si chiude, concedendo agli astanti una breve, imprevista pausa.
La seconda parte del concerto si apre con ‘L’Immenso’, un brano che a distanza di quasi mezzo secolo dalla sua prima pubblicazione non ha perso un’oncia del suo irresistibile fascino intriso di romanticismo.
Minghi, sornione, sa che deve dosarsi, ed è anche consapevole di avere a disposizione sul palco una quindicina di grandi professionisti, tra coro, archi e un’intera band elettrica: in tal senso, la presenza di ben tre chitarristi mi ha lasciato onestamente perplesso, neanche fossimo di fronte ai Lynyrd Skynyrd…il nostro non ha infatti mai palesato negli arrangiamenti alcun tipo di tentazione rock. Sono le due notevoli “backing singers”, Rosy Messina e Angela Pascucci, a dividersi ‘Dubbi No’, brano peraltro scritto proprio dal “despota” Amedeo (com’è lui stesso, scherzosamente ma per ben due volte, a definirsi).
E poco più tardi anche il giovane Giordano Spadafora, l’unico vocalist di sesso maschile, godrà del suo spot solista, interpretando abilmente una versione acustica di ‘Lontano Lontano’ di Luigi Tenco, una canzone che riesce sempre a procurarmi, alternativamente, la pelle d’oca e un accenno di commozione.
Un altro momento di pausa sapientemente inserito è la consegna al Maestro di una targa per i primi centomila followers del suo canale Youtube, fra la title track dell’ultimo album e la convincente ‘Nani o Marinai’, la canzone con cui Minghi sfida a schierarsi da quale parte stare nel gran gioco della vita. Siamo al finale, il pubblico sa già cosa attendersi ma l’emozione cresce palpabile: ed ecco in rapida successione ‘Un Uomo Venuto da Lontano’, il brano scritto per Giovanni Paolo II, mai così attuale, stante la recente scomparsa di Papa Francesco; e ancora ‘Notte Bella Magnifica’, ‘La Vita Mia’, ‘Quando l’Estate Verrà’, ‘1950’ ed una ‘Vattene Amore’ eseguita quasi completamente e forse inevitabilmente in una versione “a cappella” da parte dell’intero teatro.
A 77 anni suonati Amedeo Minghi è un artista che si guarda bene dal crogiolarsi nel suo ruolo di leggenda, ma che ancora vive l’oggi, su disco e sul palco, a livelli altissimi.