Heilung: anda fardha, l’ultimo rituale

Gli Heilung protagonisti di un concerto esclusivo al Teatro Arcimboldi di Milano
L’unica data italiana del loro “Erop Ferdhast Tour” a Milano, Eivør in apertura
Milano, 27 Aprile 2025
Dopo anni di intensa attività, gli Heilung si prendono una pausa dai concerti. Esattamente come fanno gli sciamani nelle tradizioni più antiche antiche, hanno scelto di ritirarsi dalle scene per rigenerarsi, ritrovare sé stessi e ricaricare le proprie energie spirituali e creative. Durante questo periodo non si esibiranno più, ma promettono di tornare in futuro più forti e ispirati.
L’ultima occasione per vederli dal vivo è dunque l’esclusiva tappa milanese del loro “Eroe Ferdhast Tour”. Non è un concerto ma l’opportunità di partecipare ad uno dei loro ultimi rituali. Un’esperienza folk sperimentale, fondata nel 2014, la quale unisce con omogeneità elementi di musica folk, neofolk, etnica, tribale e industriale. Un viaggio che progressivamente ha allargato i propri confini grazie al successo dovuto anche a brani inclusi in serie televisive come ‘Il Trono di Spade’ e ‘Vikings’, in videogiochi come ‘Conqueror’s Blade VII: Wolves of Ragnarok’ e ‘Senua’s Saga: Hellblade II’, e al film di successo di Robert Eggers ‘The Northman’.
Un viaggio che vedrà coronare i temi trattati e verrà aiutato nel suo intento grazie al concerto di apertura di Eivør, cantautrice folk originaria delle isole Fær Øer, conosciuta per la sua cospicua produzione musicale (il suo album più recente, “Enn”, è stato pubblicato a giugno 2024) e per aver partecipato alla colonna sonora della serie TV ‘The Last Kingdom’ e degli ultimi due capitoli della saga di videogiochi di ‘God Of War’.
In questo racconto scelgo la completa trasparenza per rispetto a voi che lo leggerete: questo concerto non lo potrò descrivere come quelli passati, ed ora capirete il perché.
Una serie di imprevisti mi hanno vista arrivare all’Arcimboldi solo alle 20:55, ovvero esattamente 25 minuti dopo il termine di Eivør. Ed è solo grazie ad alcuni amici presenti se sono riuscita ad immergermi, almeno il minimo indispensabile, nella performance degli Heilung.

Il mio ingresso a teatro è stato accompagnato da stress e sconforto ma appena ho trovato il mio posto a sedere è scoppiato un applauso fragoroso. Guardandomi intorno mi accorgo che la platea è stracolma, anzi, che dico: non solo la platea ma tutto il teatro! A guardare bene, non posso far altro che constatare come tutti siano già emotivamente provati da quello che, a malincuore, io mi sono persa.
«Eivør ha la funzione importantissima di trascinarci tutti in un mondo: quello nordico e sciamanico, fatto di magia, elementi naturali che diventano divinità e la bestialità che è in ognuno di noi, tutti argomenti ripresi e amplificati dagli Heilung. Eivør è un ponte di collegamento tra gli umani e il sacro degli Heilung». La mia amica Chiara aveva ragione.
Mentre i miei pensieri divagano, gli applausi si affievoliscono e le luci si spengono. Sta per cominciare l’ultimo rituale – la sola parte di serata che riuscirò a raccontarvi.
Un cantico di uccelli riecheggia in tutto il teatro, il palco diventa parte della Natura con un set-up che lo trasforma in uno scorcio di sottobosco, l’incenso percorre con insistenza le file della platea. La cerimonia si apre con un mantra che ci ricorda perché tutti noi siamo lì:
Remember, that we all are brothers
All people, beasts, trees and stone and wind
We all descend from the one great being
That was always there
Before people lived and named it
Before the first seed sprouted.
Come un ciclo vitale, il percorso che ci fanno intraprendere gli Heilung si sviluppa dalle viscere fino al culmine massimo dove, mentre un ritmo tribale diventa un tutt’uno con il battito del nostro cuore, vengono sdoganate le nostre vergogne, le nostre paure, e la carnalità di noi esseri umani trova terreno fertile per fiorire.
Il crescendo emotivo ed il muro sonoro creatosi va a toccare i brani più famosi, come ‘Anoana’ e ‘Norupo’, fino a ripercorrere la loro discografia con particolare focus sull’album “Drif”, dove enigmatiche iscrizioni luminose, come il Quadrato del Sator su ‘Tenet’, brillano sui loro corpi e sullo sfondo.

La carica tribale donataci sarebbe dovuta arrivare alla sua massima forza proprio dopo ’Hamrer Hippyer’, con la chiusura della cerimonia, la quale purtroppo è stata rovinata (imho) dall’incontenibile voglia di tanti della platea ad alzarsi per scaraventarsi verso il palco e ballare. Quello che da molti verrebbe visto come un gesto positivo, un buon segno insomma, è credo in realtà un modo semplice per far trapelare il mancato reale coinvolgimento a quello che è stato, a tutti gli effetti, un rituale.
La creatura Heilung, al culmine del viaggio, innesca un mantra sonoro che dovrebbe solo che lasciarti inebriato, squarciare una breccia nel tempo e nello spazio e farti chiudere gli occhi per trascendere il tuo spirito verso quelle vite passate, ricollegate a te solo grazie ad un rito pagano antico quanto il mondo.
Per il finire di quel sabba intorno al fuoco, del quale sono loro i protagonisti e noi gli spettatori, mi sarei aspettata più rispetto da noi umani. Ma di certo, questo, non andrà mai a scalfire le emozioni che sono riusciti ad incidere sulla mia pelle.
Grazie Heilung, tutti noi avevamo bisogno di questo. Che la fine di questo viaggio possa spingervi a compierne uno ancora più sensazionale.
ᛖᚹᚨ