EXPRESS FESTIVAL 2025 | ALAN SPARHAWK
di Stefania Nastasi 5 Giugno 2025

Alan Sparhawk, l’elaborazione del lutto attraverso il rituale sonoro
A poco più di due anni dalla scomparsa della moglie (Mimi Parker, co-fondatrice dei LOW), Alan Sparhawk si apre ad una nuova fase creativa
Bologna, 05 Giugno 2025
Ospite della rassegna Bolognese Express Festival, Alan Sparhawk ci ha reso spettatori di un delicato e commovente viaggio sulla linea di confine tra la vita e la morte. L’accettazione della morte diventa un omaggio alla vita, dopo la scomparsa prematura della compagna Mimì Parker.
Le mura storiche del Locomotiv Club si sono trasformate in uno spazio sacro per un’esibizione monumentale e profondamente intima, dove un pubblico, non giovanissimo era in riverente e silenziosa attesa.
Sono le 21:40 quando la voce dei Low, accompagnato dal figlio Cyrus al basso ed Erik Pollard alla batteria, fanno il loro ingresso sul palco.
Nonostante la calda temperatura estiva, Sparhawk indossa una felpa chiara, presto abbandonata per una semplice salopette. Al centro c’è un tavolo pieno di aggeggi elettrici, pulsanti.
“‘Get Still’ apre la serata, seguita da altri brani dell’album “White Roses, My God”. L’esibizione è volutamente pesante, mascherata da filtri digitali e autotune che deformano ogni suono. Sparhawk si muove con urgenza – balla, salta, si contorce come per scrollarsi di dosso un peso invisibile, incarnato anche dalla felpa che tiene appallottolata e scuote freneticamente insieme alla chioma. Tutto si tinge di oscurità: la voce, costantemente alterata dal pitch shifting, costruisce un muro sonoro che separa l’artista dal pubblico, creando un senso di estraneità necessaria.
Fatico a digerire questa situazione, sono infastidita, non capisco, vorrei spostarmi nelle retrovie ma nonostante il tedio, decido di attendere e poi, inizio a comprende.

Il lutto rappresenta una delle esperienze più universali e al contempo più intime dell’esistenza umana. Nella perdita di una persona cara, l’individuo si trova catapultato in una dimensione liminale, sospeso tra il mondo dei vivi e quello dei morti, tra ciò che era e ciò che non sarà più. In questo spazio di transizione, la musica emerge come un linguaggio primordiale capace di articolare l’inarticolabile, di dare forma sonora al caos emotivo che accompagna la separazione definitiva.
Nelle tradizioni indigene, la danza funebre spesso mima il viaggio dell’anima: movimenti che simulano il volo, la dissoluzione, la trasformazione. Chi danza non sta semplicemente esprimendo dolore, ma sta performando una cosmologia, inscrivendo nel proprio corpo una mappa del passaggio tra i mondi. Questo processo ha profonde implicazioni terapeutiche: attraverso la danza, il dolente non solo esprime il proprio lutto, ma lo trasforma in azione sacra.
Per Sparhawk, la scomparsa di Parker ha segnato il momento che ha definito la seconda metà della sua vita. Una delle sfide più ardue che si devono affrontare nel lutto è non lasciarsi definire dall’enormità dell’assenza di qualcuno, indipendentemente dal ruolo che ha avuto nella propria vita. Tra le possibili soluzioni c’è quella di continuare a muoversi – letteralmente o metaforicamente – per rendere impossibile a chiunque di incasellarti nella propria mente. Non puoi andare oltre, ma puoi ancora andare avanti.
La musica dei Low ci aveva abituato a paesaggi sonori surreali ed eterei, colmi di bellezza, malinconia e caos. Catturavano emozioni che difficilmente erano esprimibili in altri contesti. Tutto cambia nella seconda parte della serata dove a far capolino sono i brani ‘Too High’, ‘Stranger’, ‘Heaven’, ‘Not Broken’, e ‘Screaming Song’ dell’album “With Trampled By Turtles” uscito lo scorso 30 maggio su Sub Pop. È l’album della “rinascita” dove riscopri gli affetti essenziali degli amici e della famiglia.
Abbandonati i demoniaci dispositivi modifica voce, questa dal vivo supera ogni aspettativa: non si limita a risuonare, ma conquista interamente l’ambiente, avvolgendo il pubblico in un abbraccio sonoro che tutti bramavano di ricevere facendosi assorbire completamente, mentre il suono della sua chitarra riempiva lo spazio con una densità emotiva palpabile, ogni nota strumentale carica di una profondità che toccava l’anima.
La sua presenza scenica possedeva un’eleganza essenziale, quasi austera. Il capo chino sotto il fascio di luce del palco, le dita che danzavano sulle corde con sicurezza naturale, la sua figura che sembrava irradiare una luminosità intensa, quasi soprannaturale. Una performance che trascendeva la semplice esecuzione musicale, diventando pura espressione artistica.
Non sono mancati i brani dei Low “Walk Into the Sea” e “Days Like These”.
Quando le luci della sala si sono riaccese, il pubblico ha indugiato, riluttante ad abbandonare l’intimità di una serata così profonda.
Grazie Alan per averci reso partecipe di questa intimità, avrei voluto abbracciarti per tutto l’amore che hai condiviso con noi.