Roma Summer Fest 2025 | Dirotta su Cuba
di Giovanni Loria 13 Giugno 2025

Funk, Soul e Acid Jazz: l’estate romana si accende con i Dirotta su Cuba
Simona Bencini guida una nuova formazione esplosiva per celebrare i 30 anni dell’album d’esordio, tra groove irresistibili e raffinata eleganza musicale
Roma, 13 Giugno 2025
La buona musica è buona sempre, 365 giorni all’anno. E però, essendo la sua fruizione strettamente connessa all’aspetto emotivo di ognuno di noi, ci sono degli artisti che paiono legati a filo doppio ad un periodo dell’anno ben specifico.
Personalmente ad esempio, non riesco a calarmi davvero nell’atmosfera natalizia se non posiziono sul giradischi qualche vecchio album dei Jethro Tull, e allo stesso modo non riesco a trovare un momento più adatto di una serata di metà giugno, quando un filo di brezza stempera finalmente la consueta canicola capitolina, per assistere al concerto dei rinnovati Dirotta su Cuba.
Mentre attendo l’inizio della loro esibizione, ripenso ad un antico sodale di avventure musicali, appassionato di John Coltrane e Miles Davis. Soleva affermare, rifiutando categorico ogni contraddittorio, che «l’Acid Jazz e lo Smooth Jazz non sono Jazz». Anche se non lo vedo da anni, mi sembra quasi di sentirlo sacramentare per la presenza dell’ensemble guidato da Simona Bencini in uno dei templi, a partire dal nome, del Jazz italiano.
Per fortuna io non sono né un purista né tantomeno un manicheo e ho sempre apprezzato quasi ogni forma di meticciato musicale. Dunque, ho sempre guardato con simpatia il delizioso ibrido proposto dall’act fiorentino, in bilico tra funky, jazz, soul ed una inevitabile spruzzata della tipica melodia italiana. E sono lieto che dopo qualche stagione di apparente silenzio Simona sia ritornata alla guida di una formazione nuova di zecca per riproporre il repertorio cucitole addosso nelle decadi precedenti da Rossano Gentili e Stefano De Donato.

La Lisa Stansfield italiana è in splendida forma, sia fisica che soprattutto vocale, meritandosi sul campo per l’ennesima volta l’impegnativo paragone testè citato. La band che l’accompagna pare davvero esente da qualsivoglia pecca, arrangiando con maestria i classici tratti dall’album d’esordio, di cui ricorre proprio in questo periodo il trentennale.
La Bencini ad un certo punto tira fuori una copia della ristampa in vinile, mi sorprendo ad immaginare il sottoscritto gettarsi a corpo morto verso le prime file per impossessarmene qualora Simona decidesse di lanciarla verso il pubblico, ma si limiterà semplicemente ad utilizzarla come atipica setlist.
“Dirotta Su Cuba”, l’album, viene riproposto nella sua interezza, quasi a confermarne lo status di instant classic della musica italiana, a partire dalla doppietta iniziale composta da Liberi e Lègami, che mette subito knock out il pubblico. Mi chiedo come sia possibile restare, io per primo, legati alla sedia, perché questa è musica creata per muoversi, ballare, e che per una volta questo verbo non venga coniugato con malcelato disprezzo da coloro che pensano che l’intrattenimento vada a detrimento della classe, dell’eleganza della proposta musicale.
Il segreto dei Dirotta su Cuba è proprio lì: l’aver creato un prodotto che non si vergogna certamente di intrattenere, ma al contempo sofisticato. Gli assolo sciorinati da musicisti di prim’ordine come Stefano Profazi (chitarra), Donato Sensini (sax), Antonio Scannapieco (tromba) ed Emiliano Pari (tastiere), quest’ultimo anche cantante dal talento non banale, rendono audaci ed ulteriormente eccitanti brani già vestiti per uccidere come Vivere Con Te o Sensibilità, mentre la nuovissima In The Souk, incisa assieme a Mario Venuti rappresenta, almeno secondo la cantante, un viaggio nell’Acid Jazz mentre lo scirocco porta con sé l’irresistibile afrore degli aranceti di Sicilia.
Musica che introduce l’estate, dunque. Musica sensuale e carica di vita, con Notti d’Estate (nomen omen) che spazza via la malinconia di È Andata Così. Simona la guerriera, che si pone a capo di quella che lei stessa definisce la tribù del funk, «una musica (la cito ancora) che in Italia abbiamo sempre fatto in pochi», ma alla fine è lei stessa a riconoscere orgogliosa che la costanza paga, e che la sua vittoria è il pubblico che risponde con caldi applausi ad una esibizione impeccabile… facile poi, essere impeccabili, quando godi di una sezione ritmica degna della Motown, nelle figure di Patrizio Sacco e Vincenzo Protano. Fatemelo azzardare, senza che i membri fondatori se ne abbiano a male: una line up di questo livello i Dirotta su Cuba non l’avevano avuta mai.

Forse i paragoni con i Jamiroquai sono un po’ fuori contesto, senzameno gli Earth Wind & Fire giocano un altro campionato, quello dell’Olimpo assieme agli dei, ma la Bencini è a capo di un progetto che non è azzardato descrivere come gli Swing Out Sister, magari addirittura gli Incognito, italiani.
Poche decine di secondi per godersi dal backstage i convenuti che li richiamano a gran voce, e i nostri tornano sul palco, sublimando la loro missione di sacerdoti del groove con la cover di uno degli inni del pop progressivo italiano, quella ‘Jesahel’ che mezzo secolo fa portò effimera notorietà ai Delirium di un giovanissimo Ivano Fossati, prima che sia il loro brano originale più celebrato e atteso (ma, mi sia consentito, non il mio favorito), la fortunatissima ‘Gelosia’, degna colonna sonora dei saluti finali.