Diaframma live a Bergamo: il rock ruvido e instancabile

L’autunno del Druso di Bergamo si apre ufficialmente il 9 ottobre con il concerto dei Diaframma. Nuova stagione e nuova location, per una lunga serata che prevede una doppia apertura prima che salga sul palco lo storico gruppo di Federico Fiumani.

Sono quindi due cantautori, peculiari e molto diversi tra loro, a levare le polveri dall’impianto audio mentre il locale si riempie: Viky Twisterman, dall’aspetto folk, l’impegno nei testi pronunciato e la struttura classica del suono, e Alessandro Grazian, con testi più personali e originali e una chitarra a tratti più graffiante, a dispetto della presenza scenica più pop.

È con la platea gremita e il pubblico già rodato che escono i Diaframma. Federico Fiumani al centro della scena, il consueto manipolo di fedelissimi ai piedi del palco come parte ormai ricorrente dello show, la camicia già sbottonata e la chitarra pronta.
Si parte con la cover di ‘See no evil‘ dei Television e si prosegue con l’oscurità di ‘Siberia‘, il tono dell’avvio è quasi dimesso, quando arriva il pezzo che accende la miccia e gira l’interruttore sul rock.
Da ‘Gennaio‘ in poi, il tiro viene tenuto quasi sempre alto, i brani vengono infilati uno dietro l’altro senza sosta, pochi convenevoli e molte schitarrate.
È questa la dimensione live che ai Diaframma esce meglio, pezzi un po’ sporchi ma sostenuti, quantità e ritmo sopra tutto -alla fine del concerto si conteranno 24 pezzi, non è cosa affatto comune- e un frontman iconico, un punto fermo in trentacinque anni di carriera.
Cala un po’ la presa quando lo stile si sposta verso il cantautorato rock, meno impreciso e con meno appeal, ma il solo attacco di alcuni loro masterpiece, da ‘L’odore delle rose‘ a ‘Tre volte lacrime‘, da ‘Diamante grezzo‘ a ‘Adoro guardarti‘, è una piccola fiammata, l’innesco dei Diaframma che cerca il suo combustibile.
Immancabile la parentesi struggente e toccante con un paio di pezzi sentimentali, ‘Labbra blu‘ e ‘Verde‘, con le mani ondeggianti del pubblico prima di ricominciare a saltare.

Un concerto imperfetto e ruvido, come di consueto, è il marchio di fabbrica dei Diaframma quasi quanto il ciuffo di Fiumani.
Se scrivessero un manuale su come tenere alto il livello e su come arrivare dritti al pubblico in un concerto, sarebbe un bestseller immancabile nelle librerie delle band indie rock italiane degli ultimi due decenni.

Photogallery a cura di Giada Arioldi

Ulteriori info riguardo la serata le trovate qui.

 

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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