
Dewolff, olandesi con l’anima tra Memphis e Nashville
Per la terza volta a Milano la band dei fratelli Van De Poel
Alla Santeria un’ora e mezza di musica senza tempo, tra contaminazioni ed improvvisazioni
Milano, 16 febbraio 2025
Per chi ci segue assiduamente, quello dei DEWOLFF è un nome che dovrebbe suonare abbastanza famigliare. Abbiamo infatti avuto modo di ospitarli plurime volte sulle nostre pagine, e molto volentieri torniamo a farlo in occasione del loro nuovo tour.
Li avevamo incontrati una prima volta all’Alcatraz quando, sul finire del 2022, fecero da spalla ai Black Crowes. Tornarono l’anno successivo da headliner, mandando sold-out il Legend Club nell’ambito del tour in supporto al bellissimo “Love, Death & In Between” e all’esplosivo disco dal vivo “Live & Outta Sight 3”. A distanza di poco più di un anno, forti di un nuovo, strepitoso album, “Muscle Shoals“, uscito lo scorso mese di dicembre, i DEWOLFF sono nuovamente on the road, fornendoci l’occasione per un terzo, attesissimo incontro presso la Santeria Toscana, un locale dalla capienza decisamente più generosa rispetto al Legend.
Per chi ha l’orecchio fino, il titolo di questo nuovo disco avrà fatto certamente drizzare le antenne. Perché in questa cittadina dell’Alabama adagiata tra le coline degli Appalachi ed il fiume Tennessee, praticamente a metà strada tra Memphis e Nashville, è il centro nevralgico di quell’area più comunemente chiamata The Shoals, un comprensorio di quattro cittadine (Muscle Shoals, Florence, Tuscumbia e Sheffield) definita la culla del rock e del blues.
In questa area infatti sorgevano due dei più importanti studi di registrazione al mondo: i FAME Recording Studio e i Muscle Shoals Sound Studio. Nel primo ci hanno registrato Aretha Franklin, Percy Sledge, Tom Jones, Paul Anka ed innumerevoli altri mostri sacri. Dal secondo ci son passati praticamente tutti, da Bob Dylan ai Black Keys passando per Lynyrd Skynyrd, Simone & Garfunkel e Rod Stewart, ma credetemi che la lista di chi ci ha registrato è pressoché infinita.

Creato nel 1969 al civico 3614 di Jackson Highway, gli studios cessarono l’attività nel 1979, ma sull’onda del revival scatenato dall’omonimo film-documentario i Muscle Shoals vennero riaperti, con la doppia veste di attrazione turistica di giorno, e di recording studio la notte. E fu così che i tre ragazzi olandesi dei DEWOLFF, che di quel sound profondamente immerso nel ventennio che va dagli anni’60 agli anni’70 si son sempre nutriti, decisero di andare a registrare in loco, dove quei suoni sono nati. Se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna.
Ne è uscito un album fantastico, registrato in parte ai FAME e in parte ai Muscle Shoals, profondamente ispirato da quei suoni che probabilmente permeano ancora le pareti di quegli studi. Anche la copertina del disco risulta assolutamente in linea con il carattere di quegli anni. La foto dei nostri tre baldi giovani olandesi davanti al 3614 di Jackson Highway, immersa in una cornice color arancione bruciato, ed il retro che sembra uscito direttamente dai primi anni’70.
Questa sera la Santeria non è sold-out, ma registriamo comunque un’ottima partecipazione di pubblico. Non è prevista alcuna band di supporto, quindi poco dopo le 21:00 vediamo Robin Piso prendere posizione dietro al suo Hammond, seguito da Luka Van De Poel che si accomoda alla sua minimale batteria. Per ultimo, in posizione centrale si sistema Pablo Van De Poel, con la sua tenuta settantiana e la Les Paul a tracolla. Sfoggiando la sua migliore interpretazione del reverendo Brown, annuncia ‘Night Train’, primo pezzo in scaletta. Si lanciar in un uragano rhythm’n’blues, sporcato di ruvido rock’n’roll, con la chitarra di Pablo che insegue le scorribande all’Hammond di Robin Piso. Irresistibile, è praticamente impossibile restare fermi ed anche il bambino sulle spalle del papà che abbiamo di fianco (al quale più tardi il buon Pablo regalerà un cappellino con il logo della band) si agita al ritmo indemoniato di questo treno notturno.
Dal precedente album viene proposta anche ‘Will 0’The Wisp’ e, uniche concessioni al passato, una superba ‘Treasure City Moonchild’ da “Wolfpack”, ed il singolo ‘Live Like You’, un brano originariamente scritto appositamente per uno spot della Skoda. Per il resto, è il materiale di “Muscle Shoals” a farla da padrone, con la vena psichedelica di ‘Ophelia’, il mid-tempo a tinte soul di ‘Out Of The Town’ e quelli che sono forse i due capolavori del disco, ‘Natural Woman’ dove Prince convive con gli Allman Brothers, e -per concludere il set principale – gli epici otto minuti abbondanti di ‘Snowbird’, a nostro parere candidata a diventare la ‘Free Bird dei DeWolff, e non solo per la similarità del titolo.
Non è finita qui, dopo una brevissima pausa i Dewolff tornano sul palco per l’encore di rito, che si risolverà con un unico brano. Peccato che quel brano sia ‘Rosita’, un pezzo che in veste live si trasforma in una monumentale jam session che sappiamo quando inizia ma non sappiamo quando finisce. Questa sera è durata ben 24 minuti, praticamente un altro set comprensivo di passeggiata tra il pubblico e gita verso bar per ritirare una pinta di Lagunitas da parte del buon Pablo.
L’ora e mezza di concerto è volata via, lasciandoci ancora una volta impressionati dalla naturalezza con cui questi tre ragazzi, poco più che trentenni, abbiano fatto loro questo sound così démodé, e lo portino con tale naturalezza sui palchi di mezzo mondo. Usando i brani come scusa per lanciarsi in improvvisazioni e scorribande musicali, senza peraltro snaturarli. Quando in un pezzo li sentiamo passare dagli Eagles agli Who per poi virare verso Southern rock e nel soul, non possiamo far altro che aprire le orecchie e far si che quel fiume in piena di note ci travolga dolcemente. Dopo averli incontrati per la terza volta, vorremmo finalmente vederli suonare in versione big band, con la sezione di fiati e le coriste: dai video che girano in rete, deve essere un’esperienza memorabile.