Carmen Consoli live a Roma: lo splendore delle “fimmine”

Quella del 20 Gennaio 2016 è stata la serata della Cantantessa Carmen Consoli, accolta con calore dal suo pubblico nella spaziosa ed elegantissima sala dell’Auditorium Conciliazione di Roma.

A darci il benvenuto è stato però un virtuoso della chitarra acustica, Finaz, che dal suo ultimo lavoro, ”Guitarevolution”, ha potuto trarre spunto per affascinare i presenti, con assoli ed echi quasi spettrali nella cassa del suo strumento preferito, dedicando ‘New Echoes’ alla capacità dello stesso di dare, solo attraverso l’accompagnamento di un piede che prenda il tempo, quel senso ritmicamente spinto dell’elettronica che ha accompagnato gli anni ’80.

Ma ecco arrivare la nostra ”Cantantessa”: fasciata da una gonna di pelle abbinata ad una camicia in seta rossa e dei tacchi vertiginosi, Carmen Consoli fa il suo ingresso sul palco accompagnata da una band di sette elementi, di cui ovviamente la maggiorparte è rappresentata da fimmine.
Il pubblico è già in delirio e lo spettacolo ha il suo inizio con la bellezza classica di un brano come ‘Sud Est’  e le sue atmosfere sfocate di soggetti erranti persi tra pensieri malinconici e romantici, con la sofferenza di chi non riesce ad abbandonare un desiderio foriero di solo dolore.
La scaletta prosegue con la gioia di ‘San Valentino’ e l’impaziente primavera della vita, la giovinezza e le sue mille tonalità di colore e di melodie; coreografie celesti che si fondono con la ‘Pioggia d’aprile’ ed il nuovo richiamo ai paesaggi marittimi della città natìa della Consoli, Catania, che contrastano con il simulare di un benessere tanto difficile da incontrare in inverni lunghi e tormentati.

Carmen Consoli - Roma

Carmen Consoli interrompe per qualche istante la musica per far sapere che questo tour è stato pensato come una dedica alla natura e al rispetto che essa merita, sottolineando quanto i suoi cambiamenti e le stagioni che la cambiano influenzino anche il nostro sentire. Ha ricordato la difficoltà riscontrata in adolescenza per gli amori non corrisposti, lasciando così spazio alla stupenda ‘Il Pendio dell’abbandono’ e il suo risveglio entro un addio crudele e mai immaginato.

C’è un uomo che legge il giornale sul bagnasciuga del paradiso, ed è il padre della cantante, cui venne dedicata ‘Mandaci una cartolina’ che con leggerezza solo apparente canta la perdita di una persona così speciale nella vita di ognuno di noi. I ritmi si addomesticano sotto un testo chiaramente offeso in ‘Fiori d’arancio’ , rivisitata con toni musicalmente più morbidi nella prima parte, poi sfociati nella grandezza del brano in questione.
‘Ottobre’ è l’invito al ricordo di una ”nascente identità”, colmo di immagini di felicità e spensieratezza, che lasciano successivamente spazio agli archi ed alle aspre disillusioni descritte ne ‘L’ultimo bacio’, e il ticchettio della pioggia ingrata che nel contempo cadeva anche fuori dall’Auditorium di Roma. 
È ancora di ricordi che si parla nel brano seguente ‘In bianco e nero’  con le sue foto e le sue sensazioni di riflesso, le somiglianze e il pentimento di non aver dato il peso giusto a legami così importanti come quelli con i propri genitori, quando è ora di andare verso un nuovo giorno, quello narrato nell’eccelsa ‘Guarda l’alba’,  una canzone sul tempo che vola e che non ci aspetta.
‘AAA Cercasi’ ha rialzato le braccia del pubblico, che ne hanno applaudito il ritmo e il senso: quello di un paese ove la donna viene considerata, oggi come ieri, un oggetto da modellare, da sezionare, da usare e mai da rispettare. Carmen però è diversa da tutte le altre, è ‘L’eccezione’ ed è consapevole del quanto sia discutibile l’urgenza di uniformarsi alla media.
Tratta come molte delle altre canzoni della scaletta dall’ultimo album di Carmen Consoli, ovvero ”L’abitudine di tornare”, ‘La notte più lunga’ è una denuncia sulle condizioni entro cui sono costretti a muoversi gli abitanti di zone come Lampedusa, che giustamente non possono piegarsi alle leggi dello stato rifiutandosi di aiutare i profughi che disperati, cercano una terra per il proprio futuro: c’è solo una furia mediatica, l’interesse solo apparente ma quasi morboso di autorità e televisioni.
Il mare, le tempeste, i movimenti dei venti sono elementi mai dimenticati nelle atmosfere raccontate dall’artista nelle proprie, bellissime, canzoni ed un esempio lampante è ‘Perturbazione Atlantica’ con l’influsso del tempo sulle piante e sugli uomini e la tristezza di una primavera che tarda ad arrivare. Grazie ad un brano come ‘Venere’  invece è stato meraviglioso ricordare i tempi di ”Confusa e felice” caratterizzati da quella rabbia che la Carmen più giovane era già così brava a cantare.

Carmen Consoli - Roma

Una piccola pausa dalla Cantantessa è stata rappresentata da un intervallo in lingua sicula e tamburo, messo in scena dalla bravissima musicista facente parte dell’orchestra che per tutto il concerto ha affiancato la cantante di Catania.
C’è stato poi il momento di ‘Non volermi male’  in versione voce e pianoforte, con una tensione scioltasi poi nell’altrettanta densità di ‘Amore di plastica’ con il senso dell’effimero e della sua inutilità.

Nel pubblico c’erano alcuni volti noti del cantautorato romano e Carmen Consoli ha presentato ‘Oceani deserti’ ricordandone la scrittura svolta assieme ad uno di loro, Max Gazzè, sul mare del Circeo, nella costa laziale. Lasciamo un senso di vuoto sentimentale con ‘Orfeo’ e la sua voglia di ritornare alla vita per poi evidenziare l’errore intrinseco alle relazioni cui si può collegare il testo di un brano come ‘Sintonia Imperfetta’ con pomeriggi e divani grigi come la solitudine.
‘Parole di Burro’ lascia di nuovo il pubblico solo con la cantante, che con voce e chitarra racconta dolcemente il suo Narciso; viene subito dopo accompagnata in crescendo da tamburelli, tasti, archi e bassi nella gloriosa ed energica ‘Geisha’ e le sue urla alla libertà di sottomettersi alla passione.
L’aneddoto ulteriore della serata riguarda ancora Catania ed anticipa ‘a’ Finestra’ un brano sulle malelingue e sulla spregiudicatezza di alcune persone che osservano e, costantemente, giudicano, per poi sparlare.
A chiudere la calorosa serata è una dedica che viene fatta attraverso ‘Questa piccola Magia’ contenente sensazioni e sentimenti così belli da poter essere augurati a chiunque si ami.
Come una sorpresa, senza più l’orchestra sul palco, Carmen Consoli sbuca di nuovo mentre il pubblico era già pronto ad andarsene con un «Ma vi pare che me ne vado via così?» e ci suona una delle sue prime opere d’arte: ‘Quello che sento’.

L’emozione è tanta, Carmen Consoli è una donna rock con la D maiuscola e, come sempre, questo ha lasciato sulle bocche di tutti i presenti dei raggianti sorrisi.

Ph. © Andrea Fiaschetti, clicca qui per vedere la gallery completa

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Leslie Fadlon

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Cerco la bellezza ovunque, come Cristiano Godano insegna. Sono un'amante del rock'n'roll e credo fermamente che un giorno senza musica non sia degno di essere vissuto. In love with Afterhours and many more.

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