Billy Corgan, malgrado tutta la rabbia

Gardone Riviera (BS), 28/06/2019

L’iperattività di Billy Corgan, con tre decenni di carriera alle spalle, è assolutamente invidiabile: alterna concerti con gli Smashing Pumpkins, nuove produzioni come solista e progetti con l’evoluzione della band che ha segnato un bel pezzo del rock degli anni ’90, svariate collaborazioni e questo tour europeo in solitaria, che lo porta ad esibirsi il 28 giugno su un palcoscenico senza uguali.
L’Anfiteatro del Vittoriale di Gardone Riviera (BS) nel ricco cartellone della rassegna Tener-a-mente Festival annovera la prima delle tre date italiane di questo “European Solo Tour”, con cui sarà possibile osservare William Patrick Corgan sotto una diversa luce.

Il tramonto del sole nelle acque del Lago di Garda che si staglia sullo sfondo viene accompagnato dalle classiche arie americane di Katie Cole. Melodie estremamente soft che riprendono lo stile delle più note cantanti country contemporanee d’oltreoceano, rigorosamente in versione acustica, voce pulita e godibile e semplici schitarrate di sottofondo.

Katie Cole

Quando poi si fa buio, direttamente dalle tenebre e di nero vestito come prevede il copione, appare Billy Corgan.
Si piazza in piedi al centro del palco e inizia a prendere a plettrate la chitarra, anch’essa nera con una grossa stella bianca e lucida al centro, dando subito sfoggio con precisione di una gran voce con ‘Hard times‘.
Il timbro è inconfondibile e senza tempo, l’estensione buona, si inasprisce in maniera peculiare quando accelera sul tempo. Il suono acustico è scarno e vibrante, perfettamente bilanciato dalla voce accesa e ricca.

La struttura voce-chitarra non sembra sacrificare le doti del Billy Corgan che conosciamo, permettendogli di aggredire e di interpretare il ruolo del rocker anche se la situazione si direbbe banalmente perfetta, cornice inclusa, per uno stile più cantautorale.
Viene raggiunto per un paio di duetti da Katie Cole, relegata alla funzione di coro, che non svetta ma smorza dando un taglio più morbido e pop. Il risultato è brillante e luminoso, in evidente contrasto con la figura cupa e spettrale.

Rimasto nuovamente solo, Billy Corgan si sposta al pianoforte per ‘Aeronaut‘, pezzo molto intimistico ma che sembra scappare via un po’ svelto. L’umore viaggia tra le arie malinconiche e quelle speranzose, mettendo da parte solamente la vena più rabbiosa che abbiamo conosciuto in gioventù. Non fa una piega continuando ad alzare la voce a piacimento senza sbavature, e chiudendo il set nuovamente al piano con ‘Mandarynne‘.

Billy Corgan

Dopo un primo tempo dedicato alle proprie opere soliste, il rientro dalla lunga pausa introduce un secondo set con lo sguardo rivolto al passato, dalle trame accoglienti, vissute, imperfette. Il repertorio degli Smashing Pumpkins da cui Billy Corgan attinge è facilmente rielaborabile in versione acustica: ‘Thirty-Three‘ e ‘Spaceboy‘ sono lì per farsi godere e assorbire dal pubblico, la barriera tra palco e platea è ormai frantumata, siamo tra amici e ci si può permettere di scherzare al punto di andare a ripescare un pezzo addirittura degli Zwan.

E dopo i sorrisi, le lacrime. L’arpeggio con cui Billy Corgan attacca ‘Tonight, Tonight‘ fa letteralmente sollevare un velo di brezza dal lago, ma ci possiamo riscaldare subito nella pienezza e nel tepore di ‘1979‘, seguita dalla struggente dedica alla madre scomparsa che accompagna la toccante esecuzione di ‘Travels‘ e con una rapida chiusura al piano per ‘Disarm‘.
I saluti finali arrivano vis-à-vis, con il pubblico richiamato ai piedi del palco, a godersi l’impercettibile chitarra di ‘To Sheila‘ e infine a giocare da frontman, cantando ‘Today‘ con Billy Corgan che passeggia avanti e indietro, un po’ suonando, un po’ strimpellando e un po’ aizzando la folla.
E rimaniamo ammutoliti di fronte a un artista malinconico e giocherellone, composto e un po’ cazzone, che continua a dire la sua senza abusare della facile arma della nostalgia per gli anni Novanta.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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