Bianca Casady & the C.i.A live a Milano: la rappresentazione di un percorso

Bianca Casady ha molte idee, ma non sembra affatto confusa. Abbandonando per un po’ il duo a conduzione familiare CocoRosie, sta girando l’Europa dietro il marchio Bianca Casady & the C.i.A, presentando il progetto musicale e teatrale intitolato “Porno Thietor”, anteprima di quello che avverrà ad inizio 2016 con la pubblicazione del disco “Oscar Hocks”.
Anche se definire una semplice anteprima quel che è andato in scena al circolo ARCI Bellezza di Milano, nella prima tappa italiana datata 23 novembre 2015, risulta estremamente riduttivo.

Quattro musicisti al livello del pubblico, che poi sarebbero i C.i.A. Un attacco di tastiere, una voce fuori campo che inizia a cantare tutt’altro che melodica e armoniosa, immagini proiettate su uno schermo alle spalle del gruppo e quando si accendono anche chitarra e batteria sugli scalini di fianco alla scena compare una figura di schiena, che si muove senza svelarsi. E no, non è Bianca Casady. Inizio enigmatico e complesso, a cui fa seguito un altro pezzo a bassa voce, accompagnato questa volta dal sax e dalla tromba, mentre la figura scompare nuovamente dietro le quinte.

Bianca Casady & The C.I.A - Milano

È a questo punto che entra in gioco Bianca Casady, non solo in voce e spirito ma anche con la presenza scenica. Lo schermo si alza, si apre il sipario, lei da un lato brandisce un violino che suona distorto, dall’altro lato del palco, un metro più in alto dei C.i.A, rivediamo il soggetto del mistero, una figura femminile dalle fattezze maschili o forse viceversa, un uomo a terra che si rotola e volteggia e cerca di sollevarsi e puntualmente ricade, mentre un lenzuolo sul fondale raccoglie le immagini proiettate senza che vadano perse.

Quello che Bianca Casady & the C.i.A portano in scena è un percorso visivo, che abbraccia il teatro e la danza, le luci e la scenografia, e la musica è un elemento continuo nella sostanza ma discontinuo nella forma che fa da collante. La formazione di sette elementi (il gruppo, Bianca Casady e due artisti visuali con lei sul palco) è in azione in una cornice buia e cupa, come lo sono le maschere e i temi, e la presenza della performer è aleatoria, passando dal muoversi come un automa da un lato all’altro, alla staticità nel canto, fino al prendere in mano il violino o al manovrare gli effetti sonori. Le influenze e le atmosfere musicali citate e ricreate sono numerose, si sfiora il trip-hop e si arriva a un canto corale in stile ballata country-folk, i frequenti passaggi da rock psichedelico si alternano a ritmi cadenzati e folk oppure a riff ossessivi di avanguardia elettronica.

Il gruppo passa indifferentemente dal proporre chitarra e basso con batteria incisiva a un velato accenno di fiati, oltre alle sempre presenti tastiere che si fanno distorte oppure elementari a seconda del mood. A coronare il tutto, la voce di Bianca Casady che pure spazia tra stili diversi, non è mai pulita, il timbro è acido eppure non risulta graffiante, si spinge in alto e se lo può permettere ma non sovrasta la scena, come a voler raccontare qualcosa anziché rendersi protagonista e fine a sé stessa.

Bianca Casady & The C.I.A - Milano

Racchiudere in qualche dozzina di parole il percorso di immagini proposto è compito assolutamente improbo, la sensazione è di avere davanti agli occhi e sentire attraverso le proprie orecchie una produzione oscura e che va a scavare nelle impurità e nelle distorsioni, senza risultare però angosciante, e questo è forse merito della musica e delle parole di Bianca Casady & the C.i.A che danno ampio respiro a una rappresentazione altrimenti soffocante.

Photogallery della serata a cura di Yamilé Barcelò

Ulteriori info sulla serata qui.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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