Ferrara Sotto Le Stelle 2025 | Ani DiFranco
di Stefania Nastasi 16 Giugno 2025

Ani DiFranco porta la sua magia sotto il cielo di Ferrara
Ani DiFranco è tornata in Italia, dopo un’assenza di otto anni, per presentare le canzoni del suo ultimo album “Unprecedented Sh!t”, uscito lo scorso anno
Ferrara, 16 Giugno 2025
Questa è l’ultima delle date di Ferrara Sotto le Stelle 2025 nel cortile del Castello Estense; è una di quelle torride giornate insopportabili con un mix di caldo e umido che ti fa sudare anche le orecchie, ma il meteo prevede pioggia nella tarda serata.
Ad aprire per la cantautrice di Buffalo sono Gracie and Rachel, un duo musicale pop da camera composto dalla cantante-tastierista Gracie Coates e dalla violinista Rachel Ruggles, compagne di liceo di Berkeley, California. Il duo è noto per il loro sound “pop orchestrale” che fonde elementi pop e classici, combinando il background di cantautrice di Coates con la formazione classica di Ruggles. I lunghi capelli biondi, i tratti nordici e la loro musica a tratti ancestrale ti illudono di essere avvolta dai ghiacciai polari, ma la realtà è ben altra e la canicola in cui siamo immersi non perde tempo a risvegliarci dal sogno. Gracie and Rachel sono sotto contratto con Righteous Babe Records, l’etichetta di Ani DiFranco.

Finisce il loro concerto e durante il cambio palco ci si affretta per una piadina ristoratrice nei locali adiacenti al castello o per una birretta ghiacciata. Passano i minuti e il cielo si intorpidisce: avanza il buio e con lui diversi lampi a ricamarlo. Gli strumenti sul palco vengono coperti e inizia l’attesa. Cadono le prime gocce sparse, che con lo scorrere del tempo diventeranno sempre più copiose. Si cerca riparo nel maleodorante bagno del cortile, chi sotto le arcate di accesso, chi sotto il mixer, chi sotto un ombrello entrato furtivamente. Sono circa le 21:30 quando l’organizzazione ci avvisa che stanno valutando il da farsi, non tanto per la pioggia quanto per la tormenta di fulmini, invitandoci a metterci tutti al riparo. Le divinità ascoltano le nostre imprecazioni, il cielo si placa e alle 22 inizia lo spettacolo.
Ecco Ani DiFranco salire sul palco con un sorriso sincero, in certi momenti un po’ triste, che non l’abbandonerà per tutto il set.
Nel 1999, con il brano “To the teeth”, Ani DiFranco esprimeva il desiderio di lasciare gli Stati Uniti per il Canada, a causa dell’aumento della diffusione delle armi. Oggi l’artista osserva come la situazione americana sia ulteriormente peggiorata e lo si evince chiaramente dal titolo del suo recente lavoro discografico “Unprecedented Sh!t”. La sua missione resta e continua ad essere l’utilizzo della musica come strumento di opposizione e denuncia.
Il suo approccio artistico si è evoluto rispetto agli esordi: se da un lato ha acquisito maggiore maturità espressiva, dall’altro mantiene intatto il suo essere contestatrice, una ferma presa di posizione contro le ingiustizie che l’ha sempre contraddistinta. Durante il concerto l’artista non manca di sottolineare come i fenomeni che attraversano l’America abbiano una portata più ampia che si estende oltre i confini nazionali.
Il concerto inizia con due storici brani: “Pixie” e “Little Plastic Castle”, direttamente dal 1998 ad oggi.
Introducendo il pezzo “Do or die”, la musicista riflette su come le dinamiche statunitensi abbiano un effetto di propagazione internazionale, individuando segnali preoccupanti anche in altri contesti geografici. In questi ultimi giorni gli Stati Uniti si presentano profondamente divisi: da un lato si è svolta la parata militare organizzata a Washington per celebrare i 250 anni delle forze armate, evento fortemente sostenuto da Trump in coincidenza con il suo settantanovesimo compleanno. Dall’altro lato, nelle principali metropoli americane – New York, Chicago, Los Angeles – il movimento “No Kings” ha mobilitato otto milioni di cittadini in manifestazioni di protesta contro quello che viene percepito come un crescente autoritarismo presidenziale.
La canzone è dedicata a tutti coloro che hanno deciso di prendere posizione contro queste derive, offrendo un messaggio di sostegno e vicinanza a chi sceglie la strada della resistenza democratica.

I concerti di Ani DiFranco si caratterizzano per l’alternanza tra esecuzioni musicali e momenti di riflessione parlata, questi ultimi particolarmente presenti nella prima metà del concerto. Accanto ai temi di protesta e impegno civile che da sempre contraddistinguono la sua arte, emerge con forza la dimensione delle influenze musicali: in questa tournée è affiancata da una formazione tradizionale composta da batterista, contrabbassista e steel guitar, che conferisce una patina quasi country ad alcune composizioni. Questa scelta sonora si distacca sia dalle ricerche sperimentali della sua produzione più recente sia dal sound punk-folk che l’aveva resa celebre negli anni Novanta.
Tra i grandi classici spiccano i capolavori “Dilate” e “Untouchable face”, dove si evidenzia come il percorso artistico si sia progressivamente evoluto verso sonorità più sofisticate e tradizionali.
Il pubblico è trascinato da un’elegante energia: ci si commuove, si canta, si balla e accoglie con un battito di mani a tempo “As Is” per poi passare a “Baby Roe”. Prima dell’encore, Ani DiFranco è raggiunta da Gracie and Rachel con le quali si esibirà in “Revolutionary Love” e in “All You Fascists Are Bound to Lose”, cover del musicista statunitense Woody Guthrie, per poi tornare da sola con “Shameless”.
La serata si conclude tra grandi applausi con “32 Flavors” e “Joyful Girl”.
Ani DiFranco dimostra come la sua voce e il suo impegno civile siano indispensabili per decifrare la “unprecedented shit” di un’America lacerata e polarizzata.