Alt-J, quando l’ispirazione musicale dei padri si fa presente

Grande accoglienza per gli Alt-J, ospiti al Roma Summer Fest

Pubblico caloroso e coinvolto, rapito da un’esibizione che, a tratti, è però sembrata sottotono

Un nome perfetto, che definisce la genesi ed il profilo di questo gruppo.
Alt-J è infatti la combinazione di tasti del Mac per tradurre la lettera greca delta Δ.
C’è quindi qualcosa di nuovo e qualcosa di classico in ogni aspetto di questa band, i cui componenti si sono conosciuti durante gli anni di studio nella grigia Leeds per poi spostarsi nella più ispirata Cambridge.

Appassionati di informatica – ma anche di letteratura inglese -, i primi brani arrivano nella scrittura anche grazie all’uso di funghi allucinogeni, di cui Gwil, ormai ex-chitarrista, faceva uso.
Sono di allora i vagiti del primo album, “An Awesome Wave”.
Un disco che si caratterizza subito per questo forte elemento elettronico che bilancia in modo freddo il caldo classic rock britannico.
Qualcosa di nuovo e qualcosa di classico.
I singoli conseguenti – ‘Breezeblocks‘, ‘Freetpleasure‘ e ‘Matilda‘ – rappresentano il solido sostrato su cui i ragazzi elevano le loro capacità creativo-musicali.
Il continuo ricorso a riff elettronici rimanda spesso a contaminazioni cinematografiche, come i lunghi piani sequenza di Sergio Leone o gli strappi fantascientifici di Besson. ‘Something Good‘ (singolo del 2015) si rivela foriero di premi importanti come il Mercury Prize, che li ha trascinati in lunghi e apprezzati tour.

Ma veniamo a noi.
È la seconda volta che gli Alt-J giungono in Italia ed il seguito nel nostro paese inizia a farsi importante.
Ospiti nella Cavea dell’Auditorium per il Roma Summer Fest, il trio è stato accolto da un pubblico entusiasta. 
A volte, e anche in questo live, si ha tuttavia la sensazione di essere di fronte una band “già arrivata”.
O che ha spinto molto sull’acceleratore creativo ma che oggi pare subire un po’ di stanchezza.

A parte i singoli succitati, il suono della band per la durata del concerto ogni tanto sembra appesantirsi risultando essere troppo monocorde.
Qualche variazione di registro ne aiuterebbe forse anche la crescita creativa poiché l’ispirazione e i numeri della band sono notevoli.
Ogni tanto servirebbe la forza o la capacità di andare oltre i propri confini di conoscenza, in cui si è bravi e sicuri.

Bravissimi nelle loro capacità di saper coniugare e amalgamare elementi di pop classico al suono trip hop di Bristol, se non addirittura la drum’n’bass di Goldie.
Un repertorio che nei tour negli stadi funziona molto bene vista la potenza del suono ma che forse andrebbe alternato a qualcosa di leggermente meno distorto, se non acustico, del loro repertorio.
Le possibilità di sperimentare anche qualcosa di diverso dalla cifra che li caratterizza rappresenta per ogni artista una occasione di crescita e confronto con chi li segue dagli esordi.

 

Photogallery Alt-J

Roma, 17/06/2022
Roma Summer Fest 
© Emanuela Vertolli / ONR

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