Alice Cooper live a Milano: oggi come ieri

Alice Cooper è tornato in Italia.
A pochi mesi dal tour che lo ha visto come opening ai Motley Crue, Vincent Furnier sceglie l’Alcatraz di Milano il 14 giugno, per quella che è una data unica italiana.

A 68 anni compiuti, Alice Cooper incanta i fans oggi come ieri ed il sospetto che abbia stretto un patto col diavolo è forte più che mai – almeno tanto quanto il carisma e l’entusiasmo che riserva a chi lo segue da anni nella sua carriera.

Nonostante i disagi delle porte aperte alle 19, la grande fila per entrare ed un’estenuante attesa con un clima soffocante, l’Alcatraz alle 21 è pronto per accogliere uno dei personaggi più eccentrici della scena rock internazionale.
Quando cala il sipario (sul quale sono stampati un paio di occhi inconfondibili) entrano in scena uno dopo l’altro i componenti della formazione live (Chuck Garric, Ryan Roxie, Nita Strauss, Tommy Henriksen e Glen Sobel).
Cooper fa il suo ingresso per ultimo, avvolto da un mantello e sulle note di ‘Black Widow‘: gli occhi e la bocca truccate di nero, è tutto pronto per cominciare alla grande.

In un crescendo adrenalinico si susseguono ‘No More Mr. Nice Guy‘, ‘Under My Wheels‘, ‘Public Animal #9‘ e ‘Billion Dollar Baby‘, che vede Alice brandire una spada con dei dollari infilzati e che ricadono come coriandoli sulle prime file.
Ancora un paio di canzoni ed è il momento di una pausa con la virtuosa Nita Strauss protagonista di un solo spettacolare, che continua quando la band risale sul palco e si unisce a lei: senza interruzioni, il concerto riparte da qui con ‘Poison‘.

È il momento di ‘Halo of Flies‘ e ‘Feed My Frankenstein‘, che da il là a quello che tutti attendono come il momento tipicamente più scenico nei concerti di Alice Cooper.
Con una maschera antigas a coprire il volto, il cantante entra in un macchinario portato sul palco e tra fumi densi che annebbiano il tutto fa capolino sul palco Frankenstein.
Con ‘Cold EthylAlice balla invece con un pupazzo che poco dopo “strangola”.

Oltre alla teatralità macabra della ghigliottina e dei classici di repertorio non mancano i momenti più intimi, forse a modo loro più seri.
A metà tra il nostalgico e la reale stima, Alice Cooper interpreta ‘Pinball Wizard‘ degli Who in ricordo di Keith Moon, ‘Fire‘ per il grande Jimi Hendrix e ‘Suffragette City‘ per il futuristico David Bowie.
Un tributo a Lemmy Kilmister arriva invece con ‘Ace of Spades‘, cantata dal bassista Chuck Garric in modo impeccabile.

Che cosa resta al pubblico alla fine di una serata simile?
Un senso di consapevolezza: chi sa realmente fare musica e spettacolo, oggi, anagraficamente ha superato i 60 anni – e molto spesso si tratta di rock icon.
Vecchi contro giovani, 1 a 0.

 

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