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Hellfest | Day 01 | Korn

Korn, Lindemann e tanti altri: Hellfest 2025, diario di bordo del primo giorno all’Inferno

Tra sfortune da viaggio e sogni di transenne, il racconto sincero e infuocato della prima giornata di festival

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di Eva Marabotti
20 Giugno 2025
Korn

FRANCIA | Clisson, 20 Giugno 2025

Dopo un viaggio durato 18 ore in totale e costellato da una serie di sfortunati eventi (un po’ come quelli del film omonimo ma senza sanguisughe, anche se il costo delle autostrade francesi ci sono andate molto vicino), riesco ad approdare nel posto più bello del mondo: Clisson, in Francia, casa dell’Hellfest. 

Il cartellone delle quattro giornate è impegnativo ed ogni palco ha un Main Artist a chiusura serata. Nel primo giorno, tale compito è affidato ai Korn

L’Hellfest è il festival che sognavo fin da quando ero una bambina, con il desiderio di inseguire i Motörhead per le transenne di tutto il globo. A malincuore, va detto, sono nata troppo tardi e, sempre per quella serie sfortunata di cui vi ho parlato poco fa e che mi accompagna spesso e volentieri come la nuvoletta di Fantozzi, mi sono accontentata di vivere quel sogno attraverso i luoghi e le persone che hanno avuto la possibilità ed il tempo di vivere al mio posto quelle esperienze. Tranne ora.

L’Hellfest mi accoglie fin da subito con la stessa energia che mi sarei aspettata. E che, in tutti questi anni, chiunque prima di me mi ha raccontato e trasmesso. L’eterogeneità del pubblico è fin da subito lampante ma ciò che sorprende è il superpotere (perché di questo si tratta) di riuscire a catapultarti in toto nel mondo perfetto: persone buone, unite tra loro da un filo rosso unico composto da fratellanza, rispetto verso il prossimo e passione.

Quella passione che fin troppo spesso tendiamo ad accantonare in un angolino, con la scusa dell’infantilità. Credo che non ci sia nulla di più bello e più da grandi che inseguire ciò che ci fa stare bene, soprattutto in un mondo come il nostro, in cui molte persone faranno di tutto per portarcelo via.

Insomma, le porte dell’inferno si aprono e mi danno modo di vivere per diverse ore l’Hellcity in tutto il suo splendore, avendo la possibilità di conoscere nuove persone con le quali condividere consigli per gli artisti da seguire durante la diociottesima edizione del festival. La line-up dei sei palchi è alquanto tosta, fisicamente ma anche mentalmente. Mi auguro quindi possiate apprezzare la selezione degli artisti che ho scelto di seguire in queste giornate.

Skindred

Salgono sul Mainstage 01 i britannici Skindread: sono loro ad aprire questa edizione dell’Hellfest. L’area del Main è completamente affollata e fin dal primo brano il parterre si trasforma e prende vita: chi balla, chi poga, chi nel prato si rilassa con una birra in mano all’ombra.

Le loro influenze roots e le loro scelte musicali coinvolgono chiunque e ci danno modo di apprezzare uno spettacolo competitivo, strumentalmente impeccabile e, grazie alla presenza del frontman Benji Webbe, estremamente interattivo per il pubblico. Il muro di suono è travolgente e mi sono dovuta munire delle protezioni per le orecchie – sì sa, superati i 25…
Come inizio è incredibile, ironicamente parlando e non.

Skindred
Skindred

Slomosa

È il turno degli Slomosa, tundra rock norvegese, nel Valley Stage. Una formazione accattivante con una proposta musicale che accontenta un po’ tutti i fan del festival.

Il parterre non ha la stessa portata del main ma è agevolato dalla presenza dei food e dei bar accanto. Rendono onore al palco stoner proponendo uno show che riporta alla mente i grandi spazi, con quel pizzico di nostalgico e vintage che non fa mai male a quelli come noi.

Kim Dracula

Tornando al Mainstage 01 per gli Airbourne ho voluto concedermi la possibilità di ascoltare Kim Dracula, nel Mainstage 02, artista che mi ha sorpresa a mani bassissime. La sua ecletticità, e quella dei suoi musicisti, è riuscita a scuotere tutto il pubblico. Un mix spaventoso di influenze artistiche, che nonostante non sia classificabile nel metal è perfettamente calzante nella giornata, con quel tocco di nu-metal, unito ad una presenza scenica di tutto rispetto, lascia di sicuro ben sperare per il futuro.

Airbourne

Ed ecco che con un’entrata in corsa si accende il Mainstage 01, è il momento degli Airbourne, la band che personalmente aspettavo di vedere da ormai un’eternità.

La loro carica e il muro di suono generato dalla loro performance mi lasciano di stucco, il pubblico è in delirio e il frontman cavalca l’onda interagendo a non finire con tutti noi, fomentando il mosh pit e tutti quei valorosi che venivano catapultati di fronte lo stage dal surf diving.

A petto nudo percorre tutto il palco, fino a scendere tra la folla sulle spalle della security, dalla quale si fa trasportare per tutto il parterre, continuando a suonare impeccabilmente. Una scaletta di fuoco che va a toccare anche tutti i principali brani di successo della band. Aspettavo da anni questo concerto e senza dubbio ne è valsa l’attesa.

Airbourne
Airbourne

Imminence

Durante l’attesa di Till Lindemann nel Mainstage 01, ho potuto assistere all’esibizione degli Imminence nel Mainstage 02.

Sono un gruppo a cui non sono affezionata, dato che il metalcore non rientra tra i generi che preferisco, ma ho apprezzato il modo in cui hanno saputo tenere il palco e la loro formazione. Strumentalmente e vocalmente impeccabili, li reputo comunque un gruppo che personalmente non avrei messo in uno dei mainstage e, soprattutto, dopo gli Airbourne e prima di Lindemann. Capisco la necessità di un break tra i due ma la risposta del pubblico ne è la prova, dato che solo le prime file davanti a loro stanno realmente interagendo. Apprezzabilissimi ma mi riconfermano quanto io non sia adatta al genere.

Till Lindemann

È il momento dei Lindemann sul Mainstage 01. Al riguardo, purtroppo, ho diversi punti dolenti da dover necessariamente toccare.

In primis la resa vocale di Till: per niente all’altezza degli standard ai quali siamo abituati con i Rammstein. Tralasciando i problemi tecnici (e ce ne sono tantissimi, a partire dal malfunzionamento di alcuni microfoni continuando con il discutibile lavoro che è stato fatto dal fonico) e l’atteggiamento poco professionale di Till nei confronti di quest’ultimi, strumentalmente ho trovato particolarmente forte il/la batterista oltre alla sua presenza sul palco estremamente forte.

Di base, purtroppo, la reputo una performance mediocre per un’artista di quel calibro, umanamente ed artisticamente parlando.

Korn

Era il 2016 al Gods of Metal quando li ho visti l’ultima volta e l’emozione mentre salgono sul palco è rimasta la stessa.

Gli ultimi ad aprire le danze sul Mainstage 01 sono i Korn ed è proprio con Blind che iniziano, ormai come una firma. Proseguono con una scaletta costellata dai più grandi classici. Nonostante tutto, i Korn rimangono un evergreen intramontabile, stasera ci è stata data la prova tangibile attraverso ogni minimo dettaglio e un muro di suono inconfondile e incoronato da una batteria ed un basso acusticamente “invadenti”, da Jonathan Davis e la sua presenza scenica senza pari e da quel brivido che ti fa vibrare anche le ossa e ti costringe a saltare. Ho atteso per tanto tempo il loro ritorno e quella pelle d’oca che mi pervade il corpo me la merito. Ce la meritiamo tutti.

Korn
Korn

Orange Goblin

I concerti continuano e ho scelto di avvicinarmi alla Warzone, dato che ho avuto poco modo di vivermela. Non ho potuto resistere nell’assistere alla seconda metà del concerto degli Orange Goblin nel Valley Stage.

La somiglianza con i Motörhead, a livello di intenzione e di mood generale, è lampante ed è quello che più mi ha colpito. Un rock’n’roll, proprio come direbbe Lemmy, alla vecchia maniera, senza fronzoli. Soddisfazione a mille.

Turbonegro

Ultimo gruppo della giornata, anche perché il day one del festival inizia a farsi sentire e non poco. Si chiudono le danze con i Turbonegro nel Warzone Stage, che ho conosciuto grazie alla loro City of Satan, ormai una delle colonne sonore dell’Hellfest.

Il parterre è colmo e gli hellbangers continuano imperterriti a pogare e a darci dentro, nonostante la fatica di tutta la giornata sulle spalle. Non mi sarei mai fatta una transenna con loro ma sono il giusto mix che ci vuole a quest’ora, estremamente apprezzabili per concludere il primo giorno all’Inferno.

Turbonegro
Turbonegro

Avevano ragione, in ogni caso, qua all’Inferno il bar è ottimo. A domani per il secondo giorno.