I Giardini di Chernobyl – Cella Zero


Gli anconetani I Giardini di Chernobyl si formano nel 2014 e dopo solo un anno approdano nel mercato discografico con “Cella Zero“, Lp registrato da Giulio Ragno Favero de Il Teatro Degli Orrori.
Un infinito inverno‘, primo singolo estratto, ha scosso l’ambiente indie in Italia, la stampa e gli addetti ai lavori: con una discreta dose di curiosità, ecco la decisione di ascoltare tutto il loro disco d’esordio.

Power trio in classica formazione chitarra-basso-batteria, I Giardini di Chernobyl sono materia magmatica che si dimena e contrae intrappolata dentro una cella, “Cella Zero” appunto, la dimensione primordiale dentro cui neanche a dirlo I Giardini di Chernobyl sprigionano tutta la loro rabbia e la loro voglia di ribellione a questo sistema malato e oppressivo.
Ad aprire le danze assestando tre colpi allo stomaco, diretti e potenti, sono ‘Noir’ (secondo estratto dall’album), ‘Mentre Lisa dorme’ e ‘Il desiderio oscuro di Charly’: si mette così in chiaro da subito le caratteristiche della band, ovvero potenza strumentale e vocale.
Segni distintivi, questi, che nel disco vengono esaltati a più riprese.
Ad incalzare l’ascoltatore sono atmosfere core al limite del new metal, talmente pesanti da annientare a tratti la potenza vocale di Emanuele Caporaletti a discapito del testo.
Si continua con ‘Jekill’, pezzo in cui le atmosfere si fanno ancora più ruvide, oscure e insistenti. Appena il tempo di rilassarsi con la più orecchiabile ‘Un infinito inverno’ ed ecco che Caporaletti, Cascella e Raggetti tornano a spalancare la potenza degli amplificatori costringendo agli straordinari le corde vocali di Emanuele, la cui voce caratterizzata da acuti estremi, in  ‘Homus’ finalmente arriva più chiara in mezzo alle cinghiate elettriche.
Foto dall’aldilà’ insieme a ‘Lo spettro’ e la stessa ‘Un infinito inverno’ rimangono gli unici tre pezzi più immediati ed orecchiabili di tutto il disco, anche se sempre caratterizzati da momenti di calma apparente rotti da repentine eruzioni di potenza controllata.
A chiudere il lavoro, I Giardini di Chernobyl inseriscono due sicure power song: ‘Odio il sole’ e ‘Iago’, robuste di parti vocali altissime finalmente apprezzabili.
“Cella Zero” è un album che invita l’ascoltatore a divincolarsi dalla situazione di oppressione a cui tutti noi siamo costretti e alla fine risulta essere un disco autorevolissimo nelle musiche, negli intenti e nelle tematiche affrontate.
Certo, tutta questa carne al fuoco unita ad una voce davvero tagliente e potente avrebbe meritato testi meno scontati piuttosto che visionari: non avrebbero guastato sicuramente parole più dirette, ruvide ed acerbe.
Visto l’argomento trattato, una qualche presa di posizione era d’obbligo.
Una batteria meno elettronica e più cruda avrebbe reso “Cella Zero” una vera bomba atomica.
La storia del rock ci insegna che (solitamente) il primo disco di una giovane band è caratterizzato da suoni sporchi, acerbi e da un approccio quasi punk nei testi e nelle musiche. Non è assolutamente il caso de I Giardini Di Cernobyl che con “Cella Zero” provano di essere già musicisti professionisti e con le idee ben chiare.
Oltre a ciò, dimostrano di aver ben assimilato un certo rock anni ’90 di stampo sia italiano che internazionale, pertanto ogni riferimento a gruppi e artisti sarebbe superfluo oltre che sconveniente.

3 Comments

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  1. […] dal loro album d’esordio “Cella zero” (leggi la recensione),  ‘Il desiderio oscuro di Charly‘ è il nuovo singolo che I giardini di Chernobyl […]

  2. […] catalogabili nella scena rock odierna. Opening act della serata I Giardini Di Chernobyl, non nuovi tra le pagine di Oca Nera Rock,. Si tratta di una band alternative rock italiana che nasce nel Febbraio del 2014 ed è composta da […]

  3. […] catalogabili nella scena rock odierna. Opening act della serata I Giardini Di Chernobyl, non nuovi tra le pagine di Oca Nera Rock,. Si tratta di una band alternative rock italiana che nasce nel Febbraio del 2014 ed è composta da […]

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