Calitri Sponz Festival 2014: presentazione del festival

Da cosa si può valutare la grandezza di un’artista, a parte il suo talento?

Dalla sua capacità di creare relazioni?
Dalla sua indole alla sperimentazione o, in ugual misura, alla ricerca della tradizione?
Dalla predisposizione che hanno le sue opere a tracciare il pubblico dentro un filo rosso che lo lega in un unico immaginario?

Molte sarebbero le risposte ed i commenti.
Quello che è certo, è che Vinicio Capossela è una delle menti più brillanti della nostra cultura musicale (tanto da sfociare in quella cinematografica e letteraria).

Il 25 luglio ci troviamo a Palazzo Firenze, a Roma, sede della Fondazione Dante Alighieri per la conferenza stampa della seconda edizione dello Sponz Festival curato, appunto, da Vinicio Capossela.
Si svolgerà a Calitri dal 20 al 31 agosto ed è, forse, uno dei festival più strani che vi capiterà di vedere in Italia.

Partiamo già dal nome: una derivazione del verbo arcaico-dialettale sponzare, ovvero essere imbevuti.
Lasciarsi immergere e riempire da una cultura, conservarla al proprio interno… ma anche, termine riferito al baccalà quando lo si mette in ammollo, per lasciarlo stemperare al fine di renderlo più digeribile.
Un nome così non poteva venire in mente che a chi ha scritto canzoni come Al Veglione, Ultimo amore e l’Uomo vivo – per non parlare de Il ballo di San Vito.

Parlando di immaginario, riconosciamo subito l’indole dell’autore (in veste di curatore, questa volta) nel riproporre tradizioni quasi dimenticate e mantenerne vivo l’animo festoso.
La prima edizione era dedicata alla ritualità dello sposalizio (che, a detta di Vinicio «a differenza del matrimonio che dura tutta una vita, la festa per fortuna dura un giorno solo»).
Un tema quasi antidiluviano e anticonformista, di stampo squisitamente antropologico e meritevole di interpretazioni. Ma senza dimenticare il lato ludico e di intrattenimento, anzi, assottigliando il più possibile la barriera invisibile della quarta parete tra rievocazione e partecipazione.

Lo Sponz Festival, quest’anno, partirà da un altro detto popolare.
Il sottotitolo “Mi sono sognato il treno” nel dialetto dell’Irpinia sta a significare quando hai un’idea incredibile e irrealizzabile. Macchinosa. “Futuristica” quasi.
E tutti i temi verranno trattati con linguaggi diversi e modalità interessanti.

Il treno, dopo le storie della Bibbia e dell’Amore cortese, è sicuramente uno dei topoi narrativi più importanti per la stesura di ballate e canzoni. Il treno del migrante, ma anche la frontiera da superare, ma anche il viaggio per terre lontane…perdere un treno, andare come un treno.
In un tripudio di location che sembrano uscite da un film western se lo avesse girato Fellini (stazioni abbandonate, vicoli addobbati a festa, sale da ballo con amplificatori marshal) si svolgerà la rassegna multidisciplinare: arte contemporanea (le videoistallazioni di Adrian Paci) e letture (su tutte quelle di Paolo Nori e Vincenzo “Cinaski” Costantino), seminari sulla tradizione, cucina popolare e balli indiavolati, vino a fiumi e tantissima musica.
Nomi importanti come i Los Lobos, Guano Padano e il loro tex mex, Giovanna Marini… ed immancabile Vinicio Capossela ed il suo nuovo progetto La Banda della Posta (musica per sposalizi e ricorrenze religiose con fiati da orchestrina di paese e grancasse).

Quest’anno, a chiosa del lavoro svolto l’anno prima sugli sposalizi e sul concetto di incontro-legame, si terrà anche la prima edizione dello Sponz Film Festival in collaborazione con la cineteca di Bologna.

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