You Are Plural – Rabbit Rabbit

Drums, cello, wurlitzer.
Il loro sito parla chiaro, la musica anche.
You Are Plural
nasce da Jen Grady ed Ephriam Nagler, rispettivamente al cello e al wurlitzer, già attivi da qualche anno nella scena indipendente washingtoniana. La sezione ritmica di Chad Austinson giunge giusto in tempo per questo Rabbit Rabbit, primo full lenght di casa.

Innanzitutto, la totale assenza di strumenti più comuni al genere (chitarra e basso) lascia molto all’immaginazione.
Saltano immediatamente all’attenzione dell’ascoltatore un sapore spiccatamente retrò, di indubbia classe, mischiato con
un’urgenza moderna che rende inappropriata qualsiasi catalogazione, tanto meno nel fatiscente scatolone dell’indie. The Best is Yet to Come e la successiva title track sono quanto di più esplicativo speravate di trovare: la prima ci travolge con una coloratissima onda dancey/math, la seconda è una dolcissima ballata nobilitata dalla linea vocale di una Grady in spolvero, perfettamente a suo agio sul tappeto sonoro (estremamente sincopato) allestito a dovere dal duo synth-batteria.

Le successive If You Know Me e Cut Along the Line schiudono la volontà di creare un etere decisamente più malinconico, sfruttando al meglio le già saggiate doti canore di Jen.
Il punto di arrivo è costituito da The River is Forming Skin: una mini-suite di 7 minuti foriera di un’eleganza e di una potenza evocativa fuori dal normale, sempre in bilico tra rigurgiti prog e suggestivi cambi di climax, essa si presenta come il baricentro dell’intero lotto, la gemma del disco. La successiva Undefined è il frutto della grande sintonia strumentale alla base del progetto; le voci, i tornado sonori del wurlitzer e del cello, tutto si incastra alla perfezione in atmosfere talvolta religiose (For Years in chiusura mette i brividi) o addirittura elfiche (We Are Cold Inside).

L’indiscutibile abilità tecnica e compositiva di ogni singolo componente non inficia, ed anzi si sposa perfettamente con la bontà che si cela dietro un collettivo affiatato.
Ne sentirete parlare, Washington pulsa ancora.

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