Rainbow Bridge – Dirty Sunday


Dopo averli apprezzati suonare per una decina di anni, precisamente dal 2006, per tutto il Sud Italia e non solo, ecco che in una propizia domenica di ottobre 2016 il trio pugliese dei ”Rainbow Bridge” decide di sfornare il suo primo lavoro di inediti.
La band barlettese, costantemente sull’onda dei suoni caratteristici del sempre buon Jimi Hendrix, si è fin dal principio caratterizzata per le rivisitazioni delle canzoni dell’artista mantenendone senza storpiature il mood e lo stile.
Perciò, dopo la decade passata regolarmente sui personalissimi riarrangiamenti, Giuseppe Jimi Ray Piazzola (chitarra), Fabio Chiarazzo (basso) e Paolo Ormas (batteria) con un fulminante raptus decidono di buttare giù tutta la loro fame creativa per spezzare la classica monotonia domenicale.
Così il prodotto che ne risulta è ”Dirty Sundey”, un disco totalmente autoprodotto e concentrato in trentacinque minuti circa di musica suddivisi in cinque tracce.

Ovviamente anche in quest’occasione le sonorità privilegiate sono l’heavy blues, il desert rock e il rock psichedelico, ovvero tutte quelle privilegiate dal tanto amato Jimi. Quindi, quello che ne esce fuori, è un sound ‘’vintage’’ e contemporaneamente elettrico e aggressivo, capace così di tirar fuori la facciata più pesante del blues.

Le cinque tracce – ‘Dusty, ‘Dirty Sunday’, ‘Maharishi Suite’, ‘Hot Wheels’ e ‘Rainbow Bridge’ – come la band tende a precisare, sono state registrate totalmente dal vivo, durante una lunga live jam session presso lo Studio di Barletta New Born Records, e non presentano sovra incisioni.
Il risultato è senza dubbio strabiliante vista la precisione, la pulizia e la ricchezza musicale creata con i soli tre strumenti.

In definitiva possiamo definire questo ”Dirty Sundey” dei Rainbow Bridge come un ritorno al passato che non stufa, che non risulta ripetitivo ma anzi, che rinvigorisce un rock blues tanto apprezzato e amato.

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